mercoledì 29 ottobre 2008

LUDOVICO EINAUDI - Nefeli (Only song)

Una musica struggente

martedì 28 ottobre 2008

Pio XII (Deborah Fait)


Santo si, santo no?
Solo alcune considerazioni pacate sulla storia che infiamma i media in questi giorni : Santo si o Santo no?
Mi riferisco naturalmente a Papa Pacelli, il Pio XII, che secondo alcuni, nulla fece per salvare gli ebrei dalla belva nazista e non proferi' parola contro Hitler.
Sinceramente che Pacelli sia fatto santo non mi interessa particolarmente, e', come si dice, affare della Chiesa, Cosa Loro.
Allora facciamo finta che per davvero ogni avvenimento sia cosa interna e indiscussa del paese in cui si verifica e che il cardinale Lanza di Montezemolo, esponente della Santa Sede e esperto nei rapporti tra Vaticano e Israele, abbia ragione quando dichiara:"Certe intromissioni negli affari interni della Chiesa ci stanno venendo a noia perche' fare e non fare cause di beatificazioni riguarda nostre questioni interne nelle quali non sono opportune intromissioni" .
Ha ragionissimo, Eccellenza, niente da dire ma lei dimentica un particolare, lei dimentica che quelli che, impudentemente, si intromettono, sono i sopravvissuti, sono i discendenti di quegli ebrei razziati a Roma, sono i parenti degli assassinati alle Fosse Ardeatine, sono quei giudei che sono riusciti a sopravvivere, senza impazzire o impazzendo senza darlo a vedere, ai vagoni bestiame, alle torture, al gelo, ai cani feroci a quattro e a due zampe dei campi della morte da dove sono tornati straziati per sempre nell'animo e nel corpo.
Sono loro, quei giudei sopravvissuti e i loro figli e nipoti che, anche se nati dopo, portano ancora un numero tatuato nel cuore, segnati per sempre, generazione dopo generazione. Sono loro che oggi si ribellano e con la chuzpa' che li contraddistingue, sacrosanta chuzpa' che vuol dire faccia tosta o faccia di bronzo, si intromettono negli affari interni della Chiesa per dire "Santo NO, santo non lo vogliamo".
Impudenza, signor cardinale?Non ci si deve intromettere?
Giusto ma allora perche' lo fate voi, eccellenze del Vaticano, pretendendo che Israele tolga dallo Yad VaShem la foto di Papa Pacelli con la didascalia che recita "E' stato in silenzio".
Il Vaticano e le beatificazioni sono cosa vostra, Israele eYad vaShem che si trova a Gerusalemme, la sua capitale, e' cosa personalissima nostra insieme alle sofferenze dei morti, di quelle anime che ancora si aggirano la' in Europa gridando al cielo Perche'???
Voi le sentite gridare, eccellenze del Vaticano?
Sono anime uscite dai camini, dalle fosse comuni dove venivano fucilati a strati, uno strato sull'altro e beato chi moriva subito, ne hanno ammazzati 40.000 a Babi Yar, tre giorni e tre notti di spari e di urla disperate, mamme che nascondevano i figli sotto le gonne ma poi dovevano spogliarsi nude e avrebbero voluto farseli rientrare in pancia per salvarli.
Tre giorni e tre notti di sangue e follia di odio e di disperato amore, corpi nudi che venivano fucilati abbracciati, alla fine anche le belve naziste erano cosi' stanche da farsi aiutare dalle belve locali.
Il silenzio seguito a quell'orrore deve essere stato spaventoso come l'inferno.Sono anime uscite dai laboratori dove Mengele cuciva insieme i gemelli e faceva esperimenti sulle cavie umane sveglie dopo aver tagliato loro le corde vocali per non essere disturbato dalle urla.
Faccia d'angelo lo chiamavano.
Lei non pensa Eccellenza annoiata Lanza di Montezemolo che forse il Santo Padre avrebbe potuto dire una parola, avrebbe potuto chiedere, cosi', per pura curiosita', chi stava dentro i carri bestiame che passavano proprio sotto il Vaticano? Dice che lo sapeva e li ha lasciati andare?
Tra una noia e l'altra non pensa eccellenza che forse il Papa avrebbe potuto almeno scrivere una protesta, firmare quel documento alleato del 1942 che condannava il genocidio ebraico?
No? Cosa dite?
Che molti ebrei si sono nascosti nei conventi?
Si , e' vero e i Giusti dei conventi sono tutti nei nostri cuori e i loro nomi nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.
Ognuno di loro, e molti erano religiosi, ha un albero che gli fa compagnia e ripara i loro nomi dal sole cocente.
Cosa dite? Si sono nascosti anche in Vaticano?
Forse ma so che in Vaticano si nascosero poi anche molti gerarchi nazisti in fuga verso i paesi arabi o il sud America.
La Chiesa deve salvare tutti? Va bene ma forse le belve andavano consegnate alla giustizia internazionale.
Come si fa a salvare chi usava la baionetta del suo fucile per infilzare i feti appena strappati dal seno delle madri agonizzanti a terra col ventre aperto?
Si puo'?
Quello che stupisce e' questa mania di santificare Pontefici per lo meno controversi: tempo fa avevano incominciato con Pio IX , il Papa che aveva fatto rapire il piccolo Enrico Mortara , dopo averlo fatto battezzare dalla bambinaia, per farlo prete senza commuoversi alle suppliche della famiglia che lo cerco' per anni inutilmente.
Adesso Pio XII e i suoi silenzi su quello che e' stato.
Un milione e mezzo di bambini, Eccellenza.
Non le sembra cardinale di Montezemolo che, pur senza intromettersi nei vostri affari interni, gli ebrei avrebbero qualcosina da ridire, qualche protesta, educata per carita', da fare?
A noi non interessano i vostri santi, non abbiamo niente di simile nell'ebraismo ma quando i vostri santi, in vita, erano i nostri persecutori allora non possiamo tacere.
Vogliamo far una panoramica di santi eletti alla gloria degli altari quando gli ebrei non avevano diritto di parola e spesso neanche di vita?
Parliamo naturalmente dei tempi in cui gli ebrei erano semplicemente" perfidi giudei" molto prima di diventare "fratelli maggiori":
"Voi avete ucciso il Giusto e prima di lui i suoi profeti, e ora cacciate quanti ripongono la loro speranza in lui e nel Dio onnipotente. Voi li disonorate per quanto potete, maledicendo i credenti in Cristo nelle vostre sinagoghe"
S. Giustino martire (100-165)
"Assassini del Signore e dei profeti, ribelli e pieni di odio verso Dio, essi oltraggiano la Legge, resistono alla Grazia, ripudiano la fede dei padri. Strumenti del diavolo, razza di vipere, delatori, calunniatori, duri di comprendonio, fermento farisaico, sinedrio di demoni, maledetti, esecrabili, lapidatori, nemici di ogni cosa bella."
S. Gregorio di Nissa (335-394)
"banditi perfidi, distruttori, dissoluti, simili ai maiali... Per il loro deicidio non c'è possibilità di perdono, dispersi in schiavitù per sempre... Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati" "… [i giudei] come gli animali, anzi più feroci di loro: mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità. Non superano forse nel libertinaggio gli animali più lubrichi? Ad esempio, ciascuno nitrisce dietro la donna del suo vicino (...) Il profeta espresse la insania della loro libidine con una parola che si riferisce agli animali.""Lupanare e teatro, la sinagoga è anche caverna di briganti e tana di belve feroci … vivendo sempre per il ventre, sempre a bocca spalancata, gli ebrei non si comportano meglio dei maiali e dei caproni, con la loro lubrica rozzezza e la loro eccessiva ingordigia. Sanno fare una cosa sola: ingozzarsi e ubriacarsi.
"S. Giovanni Crisostomo (350-407)
"Se fosse lecito odiare degli uomini e detestare un popolo, il popolo ebreo sarebbe per me l'oggetto di un odio speciale, perché fino ad oggi nelle loro sinagoghe di Satana perseguitano il Signore nostro Gesù Cristo.""… serpenti la cui immagine è Giuda e la cui preghiera è un raglio d'asino."
S. Girolamo (340-419)
[il popolo giudaico è] "... perduto, spirito immondo, preda del diavolo anche all'interno del suo tempio sacro, la sinagoga: anzi la stessa sinagoga è ormai sede e ricettacolo del demonio che stringe entro spire serpentine tutto il popolo giudaico.
"S. Ambrogio (339-397)"
... i giudei lo tengono prigioniero, i giudei lo insultano, i giudei lo legano, lo incoronano di spine, lo disonorano con gli sputi, lo flagellano, lo coprono di ingiurie, lo appendono alla croce, lo trapassano con una lancia, alla fine lo seppelliscono. ""È la stirpe dei giudei che trae origine dalla sua carne non la stirpe dei cristiani: noi discendiamo da altre genti e tuttavia imitando la sua virtù, siamo divenuti figli di Abramo. (...) Noi siamo dunque fatti discendenti di Abramo per grazia di Dio. Dio non fece suoi eredi i discendenti carnali di Abramo. Anzi questi li ha diseredati per adottare quegli altri.
"S. Agostino (354-430)
Sono pochi nomi ma importanti, potrei continuare ma non voglio infierire, in fin dei conti siamo diventati i Fratelli Maggiori anche se i pregiudizi contro gli ebrei non si contano, anche se gli stereotipi sono rimasti quelli dei perfidi giudei odiati da Sant'Ambrogio o da Padre Agostino Gemelli, il fondatore dell'Universita' Cattolica che nel 1924 scriveva in occasione del suicidio di Felice Momigliano, filosofo e Rettore dell'Universita' Mazziniana :".....Se con il Positivismo, il Socialismo , il Libero pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i giudei che continuano l'opera dei giudei che hanno crocifisso nostro Signore, non e' vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione , ancora piu' completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimo?"e ancora , commentando le leggi razziali a Bologna, nel 1939:"Vediamo attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di se' e per la quale va ramingo per il mondo , incapace di trovare la pace di una patria mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo".
Capito? Padre Agostino Gemelli! Non lo avete fatto ancora santo, vero?
Ecco, Pio XII avrebbe potuto riscattare queste infamie, le piu' antiche come le piu' vicine al suo tempo, e salvare l'Europa ebraica dallo sterminio o almeno tentare di farlo.
Il suo silenzio autorizza gli ebrei sopravvissuti a mettere il loro naso negli affari della Chiesa quando questi affari sono contaminati dal disprezzo per quei 6 milioni di anime che ancora vagano laggiu' in Europa gridando verso il cielo Perche'. Perche'. Perche'.
Non esiste risposta.
Deborah Fait
www.informazionecorretta.com

domenica 26 ottobre 2008

ROMA SOTTERRANEA (click)


mercoledì 22 ottobre 2008

Considerazioni sulla “morte cerebrale” dopo l’articolo dell’“Osservatore Romano”

L’intolleranza mediatica contro l’editoriale di Lucetta Scaraffia, I segni della morte, sull’“Osservatore Romano” del 3 settembre 2008, suggerisce alcune considerazioni sul tema delicato e cruciale della morte cerebrale.
Tutti possono consentire sulla definizione, in negativo, della morte come “fine della vita”.. Ma che cos’è la vita?
La biologia attribuisce la qualifica di vivente ad un organismo che ha in sé stesso un principio unitario e integratore che ne coordina le parti e ne dirige l’attività. Gli organismi viventi sono tradizionalmente distinti in vegetali, animali ed umani. La vita della pianta, dell’animale e dell’uomo, pur di natura diversa, presuppone, in ogni caso un sistema integrato animato da un principio attivo e unificatore.
La morte dell’individuo vivente, sul piano biologico, è il momento in cui il principio vitale che gli è proprio cessa le sue funzioni.
Lasciamo da parte il fatto che, per l’essere umano, questo principio vitale, definito anima, sia di natura spirituale e incorruttibile. Fermiamoci al concetto, unanimamente ammesso, che l’uomo può dirsi clinicamente morto quando il principio che lo vivifica si è spento e l’organismo, privato del suo centro ordinatore, inizia un processo di dissoluzione che porterà alla progressiva decomposizione del corpo.
Ebbene, la scienza non ha finora potuto dimostrare che il principio vitale dell’organismo umano risieda in alcun organo del corpo. Il sistema integratore del corpo, considerato come un “tutto”, non è infatti localizzabile in un singolo organo, sia pure importante, come il cuore o l’encefalo. Le attività cerebrali e cardiache presuppongono la vita, ma non è propriamente in esse la causa della vita. Non bisogna confondere le attività con il loro principio.
La vita è qualcosa di inafferrabile che trascende i singoli organi materiali, dell’essere animato, e che non può essere misurata materialmente, e tanto meno creata: è un mistero della natura, su cui è giusto che la scienza indaghi, ma di cui la scienza non è padrona.
Quando la scienza pretende di creare o manipolare la vita, si fa essa stessa filosofia e religione, scivolando nello “scientismo”..
Il volume Finis Vitae. La morte cerebrale è ancora vita?, pubblicato in coedizione dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e da Rubbettino (Soveria Mannelli 2008), con il contributo di diciotto studiosi internazionali, dimostra questi concetti in quasi cinquecento pagine.
Non solo non può essere accettato il criterio neurologico che fa riferimento alla "morte corticale", perché in essa rimane integro parte dell’encefalo e permane attiva la capacità di regolazione centrale delle funzioni omeostatiche e vegetative; non solo non può essere accettato il criterio che fa riferimento alla morte del tronco-encefalo, perché non è dimostrato che le strutture al di sopra del tronco abbiano perso la possibilità di funzionare se stimolate in altro modo; ma neppure può essere accettato il criterio della cosiddetta "morte cerebrale", intesa come cessazione permanente di tutte le funzioni dell’encefalo (cervello, cervelletto e tronco cerebrale) con la conseguenza di uno stato di coma irreversibile.
Lo stesso prof. Carlo Alberto De Fanti, il neurologo che vuole staccare la spina a Liliana Englaro, autore di un libro dedicato a questo argomento (Soglie, Bollati Boringhieri, Torino 2007), ha ammesso che la morte cerebrale può essere forse definita un “punto di non ritorno”, ma “non coincide con la morte dell’organismo come un tutto (che si verifica solo dopo l’arresto cardiocircolatorio)” (“L’Unità”, 3 settembre 2008). E’ evidente come il “punto di non ritorno”, posto che sia realmente tale, è una situazione di gravissima menomazione, ma non è la morte dell’individuo.
L’irreversibilità della perdita delle funzioni cerebrali, accertata dall’“encefalogramma piatto”, non dimostra la morte dell’individuo.
La perdita totale dell’unitarietà dell’organismo, intesa come la capacità di integrare e coordinare l’insieme delle sue funzioni, non dipende infatti dall’encefalo, e neppure dal cuore.. L’accertamento della cessazione del respiro e del battito del cuore non significa che nel cuore o nei polmoni stia la fonte della vita.
Se la tradizione giuridica e medica, non solo occidentale, ha da sempre ritenuto che la morte dovesse essere accertata attraverso la cessazione delle attività cardiocircolatorie è perché l’esperienza dimostra che all’arresto di tali attività fa seguito, dopo alcune ore, il rigor mortis e quindi l’inizio della disgregazione del corpo.
Ciò non accade in alcun modo dopo la cessazione delle attività cerebrali.
Oggi la scienza fa sì che donne con encefalogramma piatto possano portare a termine la gravidanza, mettendo al mondo bambini sani.
Un individuo in stato di “coma irreversibile” può essere tenuto in vita, con il supporto di mezzi artificiali; un cadavere non potrà mai essere rianimato, neppure collegandolo a sofisticati apparecchi.
Restano da aggiungere alcune considerazioni.
Il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, ha dichiarato i criteri di Harvard “non sono mai stati messi in discussione dalla comunità scientifica” (“ La Repubblica ”, 3 settembre 2008).
Se anche ciò fosse vero, e non lo è, è facile rispondere che ciò che caratterizza la scienza è proprio la sua capacità di porre sempre in discussione i risultati acquisiti. Qualsiasi epistemologo sa che la finalità della scienza non è produrre certezze, bensì ridurre le incertezze.
Altri, come il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica, sostengono che, sul piano scientifico, la tesi contraria alla morte cerebrale “è ampiamente minoritaria” (“Il Giornale”, 3 settembre 2008).
Il prof. D’Agostino ha scritto belle pagine in difesa del diritto naturale e non può ignorare che il criterio della maggioranza può avere rilievo sotto l’aspetto politico e sociale, non certo quando si tratta di verità filosofiche o scientifiche.
Intervenendo nel dibattito, una studiosa “laica” come Luisella Battaglia osserva che “il valore degli argomenti non si misura dal numero delle persone che vi aderiscono” e “il fatto che i dubbi siano avanzati da frange minoritarie non ha alcuna rilevanza dal punto di vista della validità delle tesi sostenute” (“Il Secolo XIX”, 4 settembre 2008).
Sul piano morale poi l’esistenza stessa di una possibilità di vita esige l’astensione dall’atto potenzialmente omicida. Se esiste anche solo il dieci per cento che dietro un cespuglio vi sia un uomo, nessuno è autorizzato ad aprire il fuoco. In campo bioetico, il principio in dubio pro vita resta centrale.
La verità è che la definizione della morte cerebrale fu proposta dalla Harvard Medical School, nell’estate del 1968, pochi mesi dopo il primo trapianto di cuore di Chris Barnard (dicembre 1967), per giustificare eticamente i trapianti di cuore, che prevedevano che il cuore dell’espiantato battesse ancora, ovvero che, secondo i canoni della medicina tradizionale, egli fosse ancora vivo. L’espianto, in questo caso equivaleva ad un omicidio, sia pure compiuto “a fin di bene”. La scienza poneva la morale di fronte a un drammatico quesito: è lecito sopprimere un malato, sia pure condannato a morte, o irreversibilmente leso, per salvare un’altra vita umana, di “qualità” superiore?
Di fronte a questo bivio, che avrebbe dovuto imporre un serrato confronto tra opposte teorie morali, l’Università di Harvard si assunse la responsabilità di una “ridefinizione” del concetto di morte che permettesse di aprire la strada ai trapianti, aggirando le secche del dibattito etico. Non c’era bisogno di dichiarare lecita l’uccisione del paziente vivo; era sufficiente dichiararlo clinicamente morto. In seguito al rapporto scientifico di Harvard, la definizione di morte venne cambiata in quasi tutti gli Stati americani e, in seguito, anche nella maggior parte dei Paesi cosiddetti sviluppati (in Italia, la “svolta” fu segnata dalla legge 29 dicembre 1993 n. 578 che all’art. 1 recita: “La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello”).
La natura del dibattito non è dunque scientifica, ma etica. Che questa sia la verità lo conferma il senatore del PD Ignazio Marino che in un articolo su “Repubblica” del 3 settembre definisce l’articolo dell’“Osservatore Romano” “un atto irresponsabile che rischia di mettere in pericolo la possibilità di salvare centinaia di migliaia di vite grazie alla donazione degli organi”.
Queste parole insinuano innanzitutto una menzogna: quella che il rifiuto della morte cerebrale porti alla cessazione di ogni tipo di donazione, laddove il problema etico non riguarda la maggior parte dei trapianti, ma si pone solo per il prelievo di organi vitali che comporti la morte del donatore, come è il caso dell’espianto del cuore.
Ciò spiega come Benedetto XVI, che ha sempre nutrito riserve verso il concetto di morte cerebrale, si sia a suo tempo detto favorevole alla donazione di organi (cfr. Sandro Magister, Trapianti e morte cerebrale, l’“Osservatore Romano” ha rotto il tabù, www.chiesa).
Il vero problema è che il prezzo da pagare per salvare queste vite è quello tragico di sopprimerne altre. Si vuole sostituire il principio utilitaristico secondo cui si può fare il male per ottenere un bene, alla massima occidentale e cristiana secondo cui non è lecito fare il male, neppure per ottenere un bene superiore.
Se un tempo i “segni” tradizionali della morte dovevano accertare che una persona viva non fosse considerata morta, oggi il nuovo criterio harvardiano pretende di trattare il vivente come un cadavere per poterlo espiantare. A monte di tutto questo sta quel medesimo disprezzo per la vita umana che dopo avere imposto la legislazione sull’aborto vuole spalancare la strada a quella sull’eutanasia.
Roberto de Mattei

giovedì 9 ottobre 2008

Un Killer chiamato Papà

Padova, 9 ottobre 008

I dialoghi impossibili.
Un Killer chiamato Papà.

Come tutte le sere dopo cena, poiché non ho più la televisione, tolta per disperazione e dignità personale dati i programmi che trasmettono , anche ieri sera me ne stavo seduto sulla mia poltrona accanto alla lampada accesa, a leggere le ultime pagine di un libro che ho trovato straordinario, "Ricordi di scuola " (di G. Mosca) che consiglierei di leggerlo a giovani e grandi per la sua grandiosità nel farti ritornar bambino sebbene per poco tempo, quando improvvisamente, nel meraviglioso silenzio che mi si crea attorno, sentii piano piano, aprire la porta della stanza in cui mi trovavo. No, mia moglie non poteva essere. Era andata a riposare presto. Era stanca dopo una giornata di lavoro trascorsa tra problemi con figli e….marito.
Scusi – disse una vocina appena appena percepibile – posso entrare ? – Certamente – risposi. Era un ragazza di indefinibile età ma bellissima, quasi lucente, vestita di nero. La pelle bianca del volto e del collo, faceva da meraviglioso contrasto con l’insieme.
E’inutile dirvi la mia sorpresa. Gli occhialini, quelli piccoli che metto quando leggo da vicino, mi sono caduti sulle ginocchia e gli occhi ho dovuto tenerli ben fermi, altrimenti mi uscivano dalle orbite. No, non avevo paura, strano. Specchi attorno non ce ne erano, così non potei vedere quello che rimaneva del mio viso, già di per sé non bello da vedere data l’età avanzata che mi porto appresso.
Prego - dissi alzandomi – si accomodi Signorina, ma….con chi ho l’onore di parlare ? - Sono Eluana, - mi disse - non mi riconosce ? Eluana Englaro, quella ragazza in coma da 16 anni….Quella di cui parlano i giornali, riviste, Procure, Magistrati, Consulte, Cassazioni, Giudici, Ospedali, Medici, Professori di tutti i tipi, Credenti ed Atei, in tutti i luoghi, persino nei bar, nelle Chiese, in Tv , nelle radio. Quella che dicono di volermi togliere il sondino, di farla finita con la vita, di togliermi gli alimenti e l’acqua per bere. Quella che da fastidio alla comunità, ormai. Che vegeto ma non vivo. Quella che un Uomo, mio Padre, che un lontano dì mi regalò la vita, mi fece nascere da un atto di Amore infinito, oggi mi vuol far morire con tutte le sue forze, dandosi da fare perfino col Presidente della Repubblica, con il Ministro di Grazia e Giustizia. Perché dice a tutti di avere fatto un patto con me. Che io gli avrei detto un giorno, quando potevo anche parlare e non solo sentire, muovermi, come tutti gli esseri umani della Terra, mentre si camminava per le strade tenendoci per mano, che se mi fosse capitata una disgrazia, una malattia grave, che so, pure uno scontro con un’ auto, con un treno, persino con un aereo, o per l’avvento di un brutto male, avrei dato a Lui, mio Padre Beppino appunto, sì, Mio Padre, la facoltà di togliermi la vita in qualunque situazione mi fossi trovata. Si ricorda Signore ? - Io proprio non ricordo di averne parlato mai con Lui di quella “facoltà” consegnatagli di vita e di morte. Era forse un Essere Divino lui ? -
Io ero diventato come una pietra, inanimato come una statua. Non sapevo che dire. Sentii solamente una flebile voce come la Sua che ripeteva a lei – ma cosa fa lì in piedi, si accomodi venga a sedere vicino a me . Ma perché, perché è venuta proprio qui da me ? Noi non ci siamo mai conosciuti , non….-
No, no Signore, non tema – mi interruppe - …sa, nella condizione in cui ci troviamo noi in stato di coma, siamo un pò come quei bambini nel grembo materno…Non possiamo parlare, ma, sentiamo, percepiamo quanto dice la nostra mamma, sentiamo il sospiro degli angeli, siamo più vicini a Dio…..ma viviamo, oh, se viviamo, e sentiamo tutto senza aver la forza poter rispondere, purtroppo. -
Ma insomma, ci sarà un motivo – dissi – un qualcuno, una persona, un fatto, che l’ha portata fino a me – continuai a ripetere centellinando le mie parole , mentre stavo riprendendomi lentamente dallo stupore e, devo dire, anche da un certo qual timore riverenziale che mi aveva rapito. – Vedrà, vedrà – continuai - che non sarà così. Vedrà che avrà capito male, che avrà sentito male. Vuole che un Padre che ama i suoi figli pensi e dica certe cose terribili ? –
Non ho dubbi - mi rispose – Signor, signor…ma come si chiama Lei ? – Perché me lo chiede ? – sbottai forse poco rispetto – Che importanza può avere il mio nome per lei ? Quando ha bussato alla porta prima, sapeva chi io fossi ? Sapeva se ero piccolo, grande,giovane, vecchio, se l’avrei accolta o meno ? Non potrei essere stato che so, un Killer, un mafioso, un pedofilo, al limite ? –
No – mi rispose - che dice. Sapesse quante cose noi sappiamo dei nostri simili. Siete voi che ci trattate come esseri lontani, al di fuori del mondo. Veda mio Padre, per esempio. Non Le sembra che sia lui un Killer volendo la mia morte ? Non Le sembra che non abbia più Amore, che abbia perso l’Anima perfino, se vuole comportarsi non come Iddio gli ha insegnato ? Dimenticare l’Amore per le creature, come si fa ? ….La prego, la scongiuro, mi dia una mano…mi salvi…..io non voglio morire. Dio non lo vuole. Dice che quando sarà il momento di tornare alla Sua Casa nei Cieli, mi avvertirà in tempo. Non ora. La prego Signore…la prego…..-
Sentii un forte scossone ad una spalla ed una voce cara, amica, amorevole che mi sussurrava <<>> - mentre due lacrime le solcavano il volto reso ancor più bello. più umano di sempre , se possibile. Gliele asciugai, mentre i mieido occhi si inumidivano.
Mi guardai attorno alla ricerca di un altro volto che nel frattempo era scomparso nell’oblio. La stanza era rimasta vuota, la porta chiusa. Eravamo rimasti solo io e mia moglie. La abbracciai teneramente, tenendola stretta a me. Era tardi, la notte stava lasciando la sua ombra nera e dalla finestra in grriglia, all’orizzonte si intravvedevano i primi bagliori del nuovo giorno. Era quasi l’Alba. Rimanemmo così abbracciati ancora per un po’ per confortarla e confortarci, che lei continuava ad essere per me, l’unico Amore della mia vita. Ripetei che nulla ci avrebbe diviso fino a che l’Amore Divino lo avesse permesso. Sì, mi ero addormentato sulla poltrona, la luce era ancora accesa, il libro era caduto per terra. Di Eluana neppure l’ombra, era sparita nell’oblio. Sentii solo quella vocina ripetere a me stesso <<>>.
Si avvererà il mio sogno sognato ?
Edoardo Maria Argentino