martedì 30 dicembre 2008

Il «Manifesto della razza» del 1938 e i cattolici (click)


Martedì 23 Dicembre 2008 10:37
di Giovanni Sale S.I.

Negli ultimi anni del suo pontificato Pio XI condusse una forte battaglia contro la politica eugenetica e razziale dell’Asse nazifascista. Papa Ratti giudicò il Manifesto della razza del 1938 contrario alla dottrina cristiana, al diritto naturale e ad ogni elementare senso di umanità.

Da «La Civiltà Cattolica», quaderno 3793, 5 luglio 2008

domenica 28 dicembre 2008

AGLI AMICI

mercoledì 24 dicembre 2008

DI LUCCA SI', MA PRIMA ITALIANO (click)

HERAT - L'ispettore della Guardia di Finanza Sante De Luca del nucleo di polizia tributaria di Lucca e' stato insignito della cittadinanza onoraria della citta' afghana di Herat, nell'ambito della missione ''Eupol Afghanistan''.

domenica 21 dicembre 2008

LA BARCA DI GESU'


La barca al museo Yigal Alon

Venne scoperta vent'anni fa nel lago di Tiberiade, in Israele
Pellegrinaggio alla «barca di Gesù»
Con il radiocarbonio è stata datata al I secolo d. C.

Se Cristo non la usò, quasi certamente la vide

Di Francesco Battistini

LAGO DI TIBERIADE (Israele) – Qualcuno s’inginocchia e prega. «Soprattutto i russi». Qualcuno apre il Vangelo e legge ad alta voce. «È un momento scioccante, se uno ci crede». Crederci o no, questo grosso guscio di legno, scorticato e restaurato, sorretto da stampelle d’alluminio, ormai è una reliquia. Per tutti, la Barca di Gesù. Per i tour operator in Terra Santa, un’altra irrinunciabile tappa: i pullman scaricano ogni giorno pellegrini convinti, sul piazzale del museo Yigal Alon. Le frecce indicano il percorso, s’attraversano i frutteti e gli ulivi del kibbutz di Ginossar, s’entra in una sala illuminata e a temperatura calibrata. La barca è lì: lunga otto metri, larga quasi due e mezzo, alta uno e 25. Ha ancora i chiodi e qualche pezzo di ceramica, gl’indizi che hanno permesso di datarla al radiocarbonio, I secolo dopo Cristo, di studiare le tecnica di costruzione dello scafo e alla fine di dirlo quasi con certezza: se Gesù non ci navigò, come minimo la vide.

SCOPERTA VENT'ANNI FA - La barca di Gesù fu scoperta per caso più di vent’anni fa, nel lago di Tiberiade. Furono i giornali dell’epoca a chiamarla subito così, ma il culto dei fedeli è cresciuto negli ultimi tempi, quando la storia di questo legno è stata ricostruita meglio. Accadde durante una stagione di grande siccità, il 1986: il livello dell’acqua scese al di sotto dei minimi storici e una mattina due pescatori del kibbutz, i fratelli Moshe e Yuval Lufan, per poco non speronarono la prua che affiorava. Il relitto venne portato a riva fra mille cautele, poi una squadra impiegò dodici giorni e dodici notti a ripulirlo del fango incrostato e della salsedine, quindi servì immergere quel che restava della chiglia in un bagno di sostanze chimiche, per un’altra settimana. La barca ha i segni di molte riparazioni e questo fa pensare sia stata usata per decenni, forse per un secolo intero, di generazione in generazione di pescatori. «E siccome il Vangelo cita almeno cinquanta volte barche e pescatori – dice Marina Banay, pr del museo – e Pietro e diversi apostoli erano pescatori che vivevano qui e lo stesso Gesù trascorse sul lago di Tiberiade parte della sua vita, per molti cristiani questa barca è qualcosa di speciale. L’emozione, vedere una barca proprio di quelle acque e di quell’epoca, è enorme».

DUE ARCOBALENI - Pescatori d’uomini, pescatori di pesci. Non si sa a chi appartenesse, se fosse d’un romano o d’un ebreo. Sappiamo che poteva portare fino a quindici persone, quattro ai remi, e che veniva usata sia per gettare le reti che per trasportare da una riva all’altra. Ma basta, questo, a presumere che fosse proprio quella barca che usavano Pietro, Giacomo e Giovanni, quella dove Gesù s’appisolò e che si riempì d’una pesca miracolosa, da dove fu facile scendere per camminare sulle acque, quella stessa barca che i discepoli, alla fine, abbandonarono per seguire il Messia? I biblisti sono più cauti degli archeologi. A fortificare i pellegrini nelle loro certezze, però, provvedono gli sbalorditi racconti dei due fratelli su quella mattinata: «Quando ci trovammo di fronte lo scafo che emergeva dal lago, di colpo smise di piovere. Gli uccelli smisero di cantare. E nel cielo comparvero due arcobaleni».


21 dicembre 2008

BUONE FESTE

martedì 16 dicembre 2008

STORIA DI "ORDINARIA INGIUSTIZIA"


«Trent'anni a incollare modellini
La mia vita da innocente in cella»
Contena, 69 anni, è stato assolto per non aver commesso il fatto
«Sono venuti a prendermi a casa: il 25 maggio 1977. Mi hanno lasciato guidare la mia macchina, una Simca 1000 verde.
Un'auto dei carabinieri stava davanti, una dietro. Ho pensato: è un errore.
Invece sono entrato in carcere a Terni, poi a Orvieto e a San Gimignano. Il processo è cominciato il 2 dicembre 1978 e si è concluso il 2 marzo dell'anno dopo con l'assoluzione per insufficienza di prove.
Sono uscito». Ancora non sapeva, Melchiorre Contena, che avrebbe scontato 30 anni.
È un signore sardo di 69 anni mite e malinconico.

Nel soggiorno di casa ad Acquapendente, nel Viterbese, parla lentamente, appoggiato a un bastone: un anno e mezzo fa un ictus gli ha bloccato l'area destra del corpo. Dice: «Ero innocente, prima o poi se ne sarebbero accorti».

Se ne sono accorti adesso, a fine pena per il sequestro e l'omicidio di Marzio Ostini, l'imprenditore milanese prelevato da tre banditi dalla villa di San Casciano Bagni il 31 gennaio 1977 e mai più restituito ai familiari. La Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, che si è occupata della revisione del processo, ha assolto Contena da ogni accusa «per non aver commesso il fatto».
«Ormai non è più importante, niente potrà restituirmi il tempo passato in cella», spiega. Da Terni a Orvieto, da San Gimignano all'Asinara, da Sulmona a Pitigliano e ritorno. «Devo a Nicolò Amato l'aver potuto passare gli ultimi anni a Viterbo, vicino a casa: in visita a Sulmona chiese a molti di noi come potesse aiutarci.
Gli scrissi chiedendo il riavvicinamento e lo ottenni ».


Una credenza e un tavolo, navi di legno sulla dispensa e quadri di spugna costruiti nei mesi infiniti di detenzione. Seduta accanto a lui c'è Miracolosa Goddi, la moglie, determinatissima e forte, cuore di Orune, che è pura Barbagia, tempra e coraggio fatti in casa in Sardegna. Interviene ogni volta che il marito incespica e conclude per lui le frasi che ormai conosce a memoria. Melchiorre riprende: «Vendicarmi? L'ho pensato. Ma è stato un attimo. Con chi, poi? Con quello che mi aveva accusato del falso? Con i carabinieri di Montefiascone che gli avevano fatto firmare la deposizione senza un difensore? Ho subito abbandonato il pensiero, non sarebbe servito a niente ».
Contena resta libero dal '79 all'83. Anche la Corte d'Assise d'Appello di Firenze conferma l'assoluzione. Interviene la Cassazione. Nel 1983 la Corte d'Assise d'Appello di Bologna ribalta la sentenza e lo condanna sulla base delle accuse di Andrea Curreli, servo pastore con una sfilza di precedenti penali per falso e calunnia, che sarà poi assassinato.
«No, non sono stato felice per la sua morte. Con lui svanivano le possibilità di dimostrare la mia innocenza», racconta Contena.

Fuori, c'era Miracolosa: a occuparsi dei tre figli Lina, Michele e Giovanna; degli avvocati; del mutuo della casa e del podere nelle campagne senesi. Dentro, giornate interminabili. «La domenica andavo a messa, ma ormai non pregavo più. Piangevo, da solo. Non socializzavo con gli altri, cosa avevamo in comune? Allora mi facevo spedire il legno per costruire i modellini, quante navi ho costruito... Una caravella l'hanno messa davvero in mare a Genova per l'anniversario della morte di Cristoforo Colombo».


Lo spostano spesso, negli istituti di pena di mezza Italia. «L'Asinara è stato il più duro, perché era difficile per i miei figli venirmi a trovare. Durante quell'anno non li ho mai visti, mia moglie veniva da sola, ogni due mesi». A Pitigliano gli concedono la semilibertà: «Di giorno andavo al podere e la sera rientravo». A Viterbo la libertà vigilata con la firma. «Quasi la normalità, ma sempre l'onta sul mio nome. Al matrimonio di mia figlia non ero un uomo libero». Cinque anni di detenzione saltano per buona condotta. Contena esce dal carcere nel 2005, per fine pena. «Ma è soltanto ora che mi sento risarcito moralmente. Questo sarà il primo Natale che festeggio in famiglia senza l'infamia sulle mie spalle. Che cosa desidero? Rimettermi, poter di nuovo camminare come prima, recuperare l'uso del braccio. I viaggi? Magari un giorno riuscirò ad andare a Parigi con mia moglie: l'ho anche costruita, la Torre Eiffel».

Non ci sarebbe stata nessuna revisione del processo se l'avvocato Pasquale Bartolo del foro di Roma non avesse preso a cuore la storia di Melchiorre e Miracolosa. Ora il legale ammette: «La sentenza di condanna è stata viziata da un pregiudizio regionale: Contena era sardo e i sequestri li facevano i sardi. Sono già stato contattato da due persone coinvolte nello stesso processo che ne chiedono la revisione. Quanto al mio assistito, abbiamo due anni di tempo per l'istanza di risarcimento danni. Adesso era più importante ristabilire il suo onore».


Elvira Serra
16 dicembre 2008

mercoledì 10 dicembre 2008

UN TESORO DI DUEPASSI DA NAPOILI

La nuova primavera dell'Esperanto

L'Esperanto nasce ufficialmente il 26 luglio 1887, con la pubblicazione, in russo, dell’unua libro della lingvo internacia, come si chiamava allora, col titolo “Meždunarodnyj jazyk”,da parte del medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto.
Ma ora, nel 2008, lamentiamo una sua diffusione molto minore di quanto vorremmo.
Dobbiamo rassegnarci a questo dato ?
No, e vediamo perché, e quali possibilità ha l'Esperanto di guadagnare molto consenso.

Spesso, quando si parla dell'Esperanto la gente pensa che sia ormai una proposta fallita, visto che dal 1887 ad oggi ha avuto un successo relativo, e non certo travolgente ed importante.
Ma,
finora l' Esperanto ha vissuto tra mille difficoltà, grazie all'impegno di relativamente poche persone.
Ma la situazione del millennio scorso NON è la stessa che ci si prospetta davanti.
Infatti nel frattempo, e faremmo bene a tenerlo ben presente, c'é stata una delle più grandi rivoluzioni nel mondo della comunicazione, l'avvento dell'era informatica.

Cosa vuol dire questo ?
Vuol dire nuovi mezzi, nuove possibilità, nuove occasioni per diffondere più velocemente e più ampiamente il messaggio di amicizia e di pace che accompagna questa lingua.

Possiamo dunque parlare, con cognizione di causa, di nuova possibile primavera dell'Esperanto.
Infatti i mezzi tecnici ci sono e possono permetterlo.
Ma a fronte di questa possibilità, a fronte di questa ghiotta occasione, c'è la necessità di coglierla, di non farla sfuggire, di metterla a frutto.
Purtroppo dobbiamo notare che già abbiamo perso parecchio tempo, ma l'occasione è ancora qui, davanti a noi, in tutta la sua potenzialità.
Per ora, le possibilità di straordinario sviluppo e successo sono ancora tutte intatte, davanti a noi, ed è ora di concretizzarle.

La diffusione dell'Esperanto ha degli ostacoli, piuttosto duri, ma è nostro compito superarli.
Il primo ostacolo è politico.
La politica segue le sue vie, che sono diverse da quelle che noi vorremmo.
Non possiamo sperare che la politica si accorga di noi.
Dobbiamo essere noi a convincere la politica che esistiamo, e che possiamo essere utili.
Attenti quindi al gatto che si morde al coda:
la politica non ci dà retta perché siamo pochi,
ma siamo pochi perché la politica non ci aiuta, o addirittura ci ostacola.

Al momento la situazione sembrerebbe senza sbocchi, ma basterà dimostrare il valore dell'idea, e parlo di valore pratico, perché anche nella politica potremo avere dei consensi, sempre maggiori.
Dovremo però noi suggerire alla politica cosa e come può fare per concretizzare il suo appoggio in maniera efficace.

Altro ostacolo è il predominio della lingua inglese.
Ma l'Esperanto è diffuso anche tra gli Anglosassoni, e non a caso uno dei maggiori poeti esperantisti è l'Anglosassone William Auld.
A questo proposito, per quel poco che conta, a livello di curiosità, potrei dirvi che io stesso, oltre ai miei maestri prof. Nicolino Rossi, e prof-ssa Maria Luisa Russo, ho avuto anche una tutor americana...

Predominio inglese ?
Il punto sbagliato è considerare la lingua inglese "concorrente" dell'Esperanto.
No, non è così.
Una lingua come la nostra avrebbe funzioni diverse, e non solo di concorrenza.
Mi spiego.
Chiedo spesso alle persone se, dovendo prendere un professore di inglese, a parità di prezzo, preferirebbero un Italiano o un madrelingua.
Finora tutti, me compreso, hanno optato per il madrelingua.
Questo significa che i madrelingua hanno un vantaggio discriminante sulle persone che madrelingua non sono.
E questo vale per processi, stipulazioni di contratti, lavoro ed ogni occasione in cui entri in mezzo l'uso della lingua inglese.
Cioè, siamo ad handicap, e sembra che ci stia bene così.
L'Esperanto, che non ha persone madrelingua, sarebbe invece lingua neutrale, e metterebbe tutti sullo stesso piano.

Chiedo anche spesso se a qualcuno piacciono i monopoli. Nessuno, finora, mi ha risposto che gli piacciono.
Ma allora, perché accettare il monopolio dell'inglese e non affiancargli una lingua neutrale come l'Esperanto ?
Voglio dire che non è compito dell'Esperanto "scalzare" l'inglese, ma solo fornire una valida alternativa.

Vorrei aggiungere che il monopolio culturale dell'inglese obbliga chi produce ad una faticosa e lunga opera di traduzione, o ad accontentarsi del mercato locale,
e non parlo tanto di prodotti industriali, che generalmente richiedono un impegno di traduzione tutto sommato non gravoso, ma, per esempio film, libri, opere culturali in genere....
L'alternativa Esperanto potrebbe fornire uno strumento valido per operare in un mercato più vasto,
a patto però che questo mercato dell'Esperanto si sviluppi e sia consistente.

Una lingua è uno strumento di comunicazione, e come tale funge a questo scopo (comunicare) e nello stesso tempo dal mondo della comunicazione può trovare identità e realizzazione, e, quindi successo.
E' dunque nel mondo della comunicazione che dobbiamo agire, se vogliamo il successo di questa nostra idea.

Ma cos'è il mondo della comunicazione ?
E' (a titolo esemplificativo, senza pretese di essere esaustivo) scuola, tv, giornali, cinema, radio, internet, industria, mercato ed ogni tipo di associazioni.

E in tutti questi ambienti dobbiamo cercare collaborazione,
ma
non passivamente
e cioè dobbiamo per prima cosa domandarci cosa possiamo dare noi a quel ambiente.

Lavorare nella scuola, come ?
In tanti modi.
Per esempio offrendo borse di studio, o premi ad alunni meritori nel campo dell'Esperanto.
Contattare alunni, professori, presidi, genitori, per stimolare, per proporre, per cercare spazi ed attenzione.
Formare formatori perché essi formino altri formatori.
Abbiamo bisogno di alunni, ma una lingua con pochi insegnanti non ha speranza. Dobbiamo quindi formare molti insegnanti, per poter cogliere possibilità di sviluppo.
Cosa succederebbe se domani il Parlamento votasse l'introduzione obbligatoria dell'insegnamento dell'Esperanto ?
Saremmo miseramente incapaci di rispondere alla richiesta di insegnamento, e il progetto farebbe un grande, immenso tonfo.
Immagino e sogno una classe che intraprenda lo studio dell'Esperanto. Cerchiamo di renderla soggetto attivo e non passivo, in modo che sia essa stessa fonte di iniziative, incontri, studi, e non si senta abbandonata, ma seguita ed aiutata.
Nostro compito, più che fare noi stessi (cosa buona ma limitata), è di incoraggiare, spronare altri a diventare soggetti attivi ed entusiasti.

E Radio, tv, giornali ?
Potrebbero concederci degli spazi, ma sta a noi rendere questa eventualità una opportunità concreta, offrendo qualcosa di valido a fronte di questi spazi.
A questo proposito, visto l'esiguità numerica degli interessati all'Esperanto, si potrebbe offrire degli insegnamenti misti, del tipo:
ti insegno l'inglese e l'Esperanto, assieme (o altre discipline assieme all'Esperanto).
Si potrebbero preparare dei corsi misti, col vantaggio di proporre l'Esperanto a chi è interessato all'inglese (e sono in un numero decisamente maggiore) o ad altre discipline.
Si potrebbero quindi preparare corsi misti per tv, radio, internet e giornali.
A questo proposito ho preparato due paginette di esempio, che troverete in allegato, utilizzando una barzelletta pubblicata dal cinese Manlajo, uomo straordinario, che fa molto e di grande qualità per la diffusione dell'Esperanto tra i Cinesi, sul sito lernu.net.
Gli ho chiesto ed ottenuto il permesso di utilizzare una sua barzelletta, per illustrare il metodo che ho in mente per cercare di portare questa lingua tra persone inizialmente non interessate all'Esperanto, e tentare così di coinvolgerle.

Un discorso a parte è col mondo del cinema.
Serve qualcuno che abbia contatti con quel ambiente.
I film sono un formidabile strumento di insegnamento linguistico. Sottotitoli in Esperanto (non ce ne sono nei film destinati al grande pubblico) consentirebbero l'uso della lingua in situazioni normali della vita quotidiana, ma senza l'artificiosità della frase da grammatica, tipo "This is a table"... e che altro, se no, un quadro astratto o una forchetta ? Lo vedo da me che è un tavolo... come diceva Paul McCartney, questa è la frase più letta nelle grammatiche e meno usata nella vita.
Le frasi dei film sono invece spesso e principalmente quelle che si usano nella vita, quelle che un madrelingua ascolta e dice. In altre parole sono lingua vera e viva.
Immagino però che far mettere dei sottotitoli non sia cosa semplice, e, purtroppo, se anche ci dicessero di si, potremmo fornire un prodotto decente nei tempi richiesti ?
Il risultato, per chi vuole imparare la lingua, sarebbe formidabile, e noi abbiamo un bisogno estremo di insegnanti. Quindi varrebbe la pena di sondare anche questo campo.
In altre parole, dovremmo cercare contatti ed opportunità nel mondo del cinema, offrendo una nostra collaborazione, che rispetti i tempi di quel mondo, perché non possiamo permetterci di deludere chi eventualmente ci desse una mano.

A questo punto proviamo a mettere insieme il mondo del cinema e quello della scuola, per esempio.
Mettiamo di riuscire a convincere una classe molisana a scrivere i sottotitoli di un film. I film sono divisi in scene, elencate spesso nella copertina posteriore del dvd, e quindi bene individuabili, anche da menu. Basterà che ogni alunno si impegni a tradurre una sola scena.
Mettiamo poi di convincere una classe di Napoli a fare altrettanto, e che magari una classe cinese faccia altrettanto, e una tedesca.... e così via.
Capirete bene come, col minimo sforzo di tradurre una sola scena, unendo lo sforzo di tante persone, otterremmo un formidabile, straordinario risultato di avere a disposizioni decine, forse centinaia (e non sarebbe nemmeno necessario) di film, da utilizzare per avere la possibilità di utilizzare l'Esperanto in situazioni realistiche, e quindi acquisire un bagaglio di frasi comuni e normalmente usate, perché anche se la situazione del film fosse assurda, la maggior parte delle frasi sono comunque normalmente utilizzabili.

A questo punto c'è da osservare che avremmo un risultato ottimo se il mondo del cinema ci aiutasse fornendoci gli strumenti per inserire i sottotitoli nei film, magari quelli nuovi, che quindi potrebbero arrivare al grande pubblico (e qui servirebbe l'aiuto del mondo della pubblicità, o comunque un grande sforzo pubblicitario)
ma
se anche il mondo del cinema egoisticamente rifiutasse di aiutarci, gli script sarebbero comunque utilizzabili, in maniera un po' meno comoda, ma comunque efficace, sotto forma di fogli sui quali seguire le vicende del film.

Cosa può darci l'industria o il commercio ?
Avete presente quei foglietti scritti in tante lingue che accompagnano i prodotti ?
Sarebbe bello che fossero scritti anche in Esperanto, e che in questa lingua fosse scritto sulle confezioni di ogni prodotto. Per esempio sulle confezioni di zucchine.
In questo modo, chi ne abbia tra le mani una confezione, e gli venga la curiosità di sapere come si chiamano in Esperanto, potrà leggere sulla confezione stessa che ha in mano che si dice "kukurbetoj".
Naturalmente questo sarà possibile se qualcuno l'avrà scritto sulle confezioni,
ma chi lo farebbe ?
Non possiamo aspettare questo lavoro da altri,
dobbiamo proporci noi.

Lavorare con internet
è cosa assai stimolante perché si viene davvero in contatto con persone di ogni parte del mondo, annullando in un istante qualsiasi distanza. Ma l'Esperanto è stato snobbato dai progettisti informatici, e non ci sono tastiere con tasti per l'Esperanto. Questo problema cadrebbe se l'Esperanto assumesse dimensione tale da dover essere preso in considerazione da coloro che attualmente non se ne curano. Servirebbe magari contattare qualche progettista informatico. Forse quelli del mondo Linux, per loro impostazione filosofica, potrebbero essere più disponibili alle nostre esigenze.
Infatti Linux nasce come mondo aperto e non commerciale, rivolto alla diffusione della cultura, ed offre possibilità di crescita a tutti, e quindi anche al nostro mondo.
Nel mondo di Windows, peraltro, You Tube accetta filmati da chiunque, e quindi anche filmati in Esperanto. Già ce ne sono, infatti.
Si potrebbero anche produrre ogni tipo di prodotti in Esperanto, come libri, file audio, audiolibri in Esperanto e via dicendo.
Tutta roba che interesserebbe chi ha interesse per l'Esperanto (e sono pochi).
Producendo invece un corso di inglese, o italiano o qualsiasi altra lingua, in Esperanto, o "anche" in Esperanto, si potrebbe coinvolgere, spero e credo, un pubblico più vasto.

A questo proposito vorrei farvi una proposta audace.
Mettiamo che io decida di tradurre un libro in Esperanto.
Quale sarebbe l'impatto, nel mondo, di questa mia iniziativa ?
Certamente servirebbe a qualcosa, ma sarebbe una goccia nell'oceano.
Se invece ognuno di noi, in questa sala, prendesse l'impegno, con sé stesso naturalmente, perché non è mia intenzione forzare nessuno, di tradurre un libro, per quanto piccolo, in Esperanto, e di proporre questo impegno a quanti conosce,
allora,
l'effetto potrebbe essere molto più efficace.
E pensate all'effetto della produzione di una trentina, per esempio, di audiolibri.
Quale potente mezzo di studio a disposizione di ognuno !
E chi ne avesse prodotto uno, si ritroverebbe ad averne a disposizione tanti.
Quale libro scegliere ?
Volendo incoraggiare la lettura, e NON scoraggiarla, consiglierei la scelta di libri interessanti o divertenti (il contenuto ha un suo valore di stimolo), ma soprattutto brevi.
Farete meno fatica voi, e fornirete (a chi si propone di leggere o ascoltare) uno strumento agile, che invogli senza spaventare per la sua eccessiva lunghezza.
Per esempio, non la traduzione di "Guerra e pace", magnifica ma lunghissima opera.
Non la traduzione del "de bello gallico" tutta assieme, non, cioè, tutta la traduzione degli otto libri di cui è composto,
ma,
semmai, otto traduzioni, una per libro.

Pensate in cuor vostro a questa proposta, e chi ne ha la possibilità lo faccia, e ognuno di voi cerchi, vi prego, di divulgare questa proposta ad altri in modo da moltiplicare il risultato comune con lo sforzo minimo di ognuno di noi.

Cioè,
dobbiamo muoverci, almeno finché sull'Esperanto incombe l'ombra lunga dell'oblio, per moltiplicare i contatti, cene, visite, scambi culturali, gemellaggi, per stimolare altre persone ad interessarsi di questa lingua, avendo in mente l'idea che se facciamo solo noi, servirà a poco, ma se riusciremo a far nascere in altri la voglia di fare, allora l'Esperanto potrà avere successo.
Allegato 1


Manlajo skribis:

- Kiom kostas taso da kafo?
- Kvindek centavojn.
- Kaj la sukero?
- Gxi estas senpaga.
- Mi volas du kilogramojn da sukero.

- 一杯咖啡多少錢?
- 五十分錢.
- 糖呢?
- 糖免費.
- 我要兩公斤的糖.


Ho riscritto la sua barzelletta col metodo Shelburn, aggiungendo alle frasi scritte in caratteri cinesi (Hanzi) la trascrizione fonetica in pinyin e una traduzione in italiano, in modo che questa barzelletta possa essere usata da chiunque conosca una di queste lingue e voglia studiare una delle altre due o entrambe.



- 一杯咖啡多少錢 ?
yī bēi kāfēi duōshao qián ?
Kiom kostas taso da kafo?
Quanto costa una tazza di caffè ?

- 五十分錢。
wǔshí fēn qián.
Kvindek centavojn.
50 centesimi.
(Manlajo vive a Taiwan)

- 糖呢?
Táng ne ?
Kaj la sukero?
E lo zucchero ?

- 糖免費。
Táng miǎnfèi.
Jxi estas senpaga.
E' gratis.

- 我要兩公斤的糖。
Wǒ yào liǎng gōngjīn de táng.
Mi volas du kilogramojn da sukero.
(Allora) voglio due chili di zucchero.

一杯 yī bēi = taso (da) - una tazza (di)
咖啡 kāfēi = kafo - caffe'
多少錢 duōshao qián = kiom kostas - quanto costa
(多少 duōshao = kiom - quanto
錢 qián = mono - denaro)
五十 wǔshí = kvindek - 50
分錢 fēn qián = centavoj - centesimi
糖 táng = sukero - zucchero
呢 ne = kaj - e
(vidu la cxinan grammatikon - vedi la grammatica cinese)
免費 miǎnfèi = senpaga - gratis
我要 wǒ yào = mi volas - voglio
兩 liǎng = du - due
公斤 gōngjīn = kilogramoj - chili

martedì 2 dicembre 2008

LA FESTA DELL'IPOCRISIA DELLE SINISTRE


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