sabato 28 giugno 2008

LA PREGHIERA DEL MARINAIO


A Te, grande eterno Iddio, Signore del cielo e dell'abisso
cui obbediscono i venti e le onde
noi, uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia
da questa sacra nave armata dalla Patria leviamo i cuori.

Salva ed esalta nella Tua Fede, o gran Dio la nostra Nazione.
Da' giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera.

Comanda che le tempeste e i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terroredi lei;
fa che sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave;
a lei per sempre dona vittoria!

Benedici o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo.
Benedici noi che per esso vegliamo in armi sul mare.

Benedici!

giovedì 26 giugno 2008

Regola 16

La vocale finale del sostantivo e dell'articolo può essere omessa e sostituita dall'apostrofo.

Regola 15

Le cosiddette parole straniere, cioè quelle che la maggioranza delle lingue hanno preso da un'unica fonte, sono usate in Esperanto senza cambiamenti, usando però l'ortografia dell'Esperanto.
(tra diverse parole di una radice è meglio usare inalterata la parola fondamentale e formare le altre da quest'ultima secondo le regole dell'Esperanto)

Regola 14

Ogni preposizione ha un significato definito e costante; ma se dobbiamo usare una preposizione e il senso corretto non indica quale specifica preposizione dobbiamo usare, allora si usa la preposizione je, che non possiede significato autonomo. Invece della preposizione je si può anche usare l'accusativo senza preposizione,
cioè, se non sappiamo che preposizione usare, una scappatoia (da usare con cautela) può essere la preposizione generica " je "

L'uso della preposizione indefinita, come dell'accusativo generico, va comunque limitato al minimo indispensabile perché non soffra la chiarezza del discorso.

Regola 13

Per indicare la direzione, le parole ricevono la terminazione -n dell'accusativo.

es.:
sto nella stanza = mi estas en la ĉambro
vado nella stanza = mi iras en la ĉambron

martedì 24 giugno 2008

I CARTELLI CORROMPONO IL MERCATO


Specialmente se sono rivolti a prodotti di prima necessità.

(la vignetta di Ambrassi)

lunedì 23 giugno 2008

Barzellette ? Che pessima "informazione"

Qualcuno ha scritto, forse per "aiutare Pierfurby che non si è lasciato perdere l'occasione di dire delle STUPIDITA'", che Silvio Berlusconi come ogni anno d'estate, ha sfornato la solita barzelletta e, non contento, è andato alla ricerca di qualche intervista per confermare la propria "tesi", confermando in questo modo, che "certo giornalismo" niente ha a che fare con la deontologia che IMPONE di "dare le notizie e NON di crearle".

Ma sarebbe stato sufficiente, se fosse un giornalista serio colui che si mette "sulle tracce dello scandalo costruito ad arte", con Internet e i maggiori quotidiani one-line, verificare le interviste date nel tempo da Berlusconi, soprattutto quelle in cui qualche "giornalista in malafede" gli ha rivolto la domanda a freddo, cioè la domanda sulla non possibilità per i divorziati di ricevere l'Eucarestia senza che l'intervista ormai alla fine, avesse trattato argomenti similari, anzi.

Certo, una "fatica del genere" avrebbe portato quel "giornalista" a scoprire che sempre la risposta è stata che proprio la mancanza dell'Eucarestia era il punto più alto che gli faceva male, da Cattolico praticante, ma questo non avrebbe permesso al "giornalista", di fare uno scoop, alla stessa stregua di tanti che inventano le notizie, come quel giornalista dell'ANSA che l'altro giorno ha permesso all'Agenzia più importante e riconosciuta del Paese, vorremmo sapere però da chi l'ha ricevuta per denunciarlo "ai sensi di procurato allarme alle Forze ed alle Figure Istituzionali del nostro Paese", in primis al Presidente della Repubblica che è anche Presidente del CSM ed al Presidente del Consiglio ed al suo Governo, di lanciare una notizia che per oltre un giorno ha permesso dichiarazioni e articoli sui quotidiani e nei vari tg, destituita di ogni fondamento, come un comunicato della Presidenza della Repubblica ha poi "chiarito".

Io sono una di quelle persone che NON CREDONO a quanto è uscito da quel comunicato, perchè come è stato fatto notare, NESSUNO dall'interno del CSM ed in specifico coloro i cui nomi sono stati indicati nella notizia dell'ANSA, hanno smentito quanto riportato dall'Agenzia : prova ne sia il fatto che il Comunicato della Presidenza della Repubblica è "stato letto da tutti gli organi di stampa, come una presa di posizione di Napolitano contro non l'ANSA, ma contro le esternazioni successive del vice-presidente del CSM, Mancino".

So di aver allargato il discorso ad altro fatto Istituzionale non fermandomi solamente alla notizia dell'intevista che posto a Don Zuliani, Confessore di Silvio Berlusconi, ma l'ho fatto perchè due sono i problemi che penso siano legati tra di loro, con l'unico obbiettivo e unico strumento, la stampa d'informazione : fare pressione sul Presidente della Repubblica in quanto Presidente del CSM e sui cittadini che sono anche votanti e che scelgono i componenti del parlamento, l'unico deputato alle scelte che la Politica è chiamata a fare, anche in tema di Giustizia, oggi "giustizia che non è sentita dai cittadini stessi".

L'ho fatto perchè, come dicevo, non credo alla smentita del comunicato della Presidenza della Repubblica, anche se formalmente ineccepibile, perchè questo modo di fare da parte di "qualcuno dell'informazione" dimostra appieno l'asservimento a qualcuno che dalla Costituzione non ha potere di fermare il Parlamento e qualcuno vuole invece assoggettare lo stesso al CSM e all'ANM, cosa che considero sovversiva del nostro ordinamento Costituzionale.

Buona giornata, se potete, in questo clima costruito ad arte, oltre a quanto sentite dell'inizio estivo in queste ore.
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Don Zuliani A 87 anni, appena uscito dal coma: «L’ho visto soffrire dopo il suo divorzio. Le parole in Sardegna? Prova di sentimento cristiano»
Il confessore di Silvio: soffrì, poi rinunciò alla Sacra Rota
«Ha chiesto quello che giustamente tanti cristiani sentono e anch’io ho misurato molte volte»

DAL NOSTRO INVIATO

CONEGLIANO (Treviso)—«Lo dico a tutto tondo, con sicurezza matematica, senza paura di essere smentito: Silvio Berlusconi è uomo di grande fede e profondità religiosa». Don Antonio Zuliani è la guida spirituale di Silvio Berlusconi, la persona a cui il premier affida le proprie confidenze e i propri dubbi da quasi mezzo secolo. Un uomo di ferro: a 87 anni suonati, è stato investito da un automobile e dopo due settimane di coma, si trova ancora in ospedale. Ma assolutamente presente.

Come fa ad esserne così sicuro, don Antonio?
«Lo conosco da 50 anni. Lui ritiene la vita e l’educazione cristiana come cardine del fare. Un elemento irrinunciabile che però si deve confrontare con il moderno e tutte le sue sfaccettature. Questa è la sua matrice, e io so da dove viene».

Da dove?
«Io ho conosciuto bene la mamma di Berlusconi, e il padre. Grandi credenti, di una religiosità signorile e composta. Non ostentata né certo imposta. Lui è figlio di questi modelli ».

Ha sentito? Il presidente ha chiesto al vescovo di Tempio Pausania se non si può fare qualcosa per consentire ai divorziati di fare la comunione.
«È un’altra prova del suo sentimento. Ha chiesto quello che giustamente tanti cristiani sentono, e anche io ho misurato tante volte nella mia pratica pastorale. Ma la Chiesa continua ad affermare che queste persone sono da tenere vicine, vanno seguite con comprensione e considerazione».

Ricorda qualche questione che ha turbato il premier?
«Non sono cose di cui io possa parlare».

Non le chiedo di violare segreti. Qualche tema, giusto per capire...
«Io l’ho visto soffrire il disagio della situazione in cui si è trovato dopo il divorzio. Lui certo avrebbe potuto chiedere l’abolizione in modo formale, alla Sacra Rota. Non ha voluto. Ha scelto di accettare pienamente le conseguenze della sua decisione».

E l’attrazione per il gentil sesso? È da buon cristiano?
«È galanteria. Esuberanza. Non c’è nient’altro».

Sicuro?
«Chi lo conosce, sa che sono sciocchezze, il suo spirito è galante, ma tutto resta lì. Non va oltre».

Eppure...
«Mi fanno una rabbia tutte le chiacchiere insensate che si sentono su di lui. Si prende qualcosa di insignificante e se ne fa una montagna. Robacce che non hanno a che vedere con la realtà».

Mi ritiro.
«In 50 anni, da lui non mi son mai arrivati riscontri di bassa lega. Tante volte parliamo con uomini che sono sulla cima, gli parliamo e restiamo sbalorditi dalla pochezza. Lui no».

Qualche volta è un po’ aggressivo. Dicono che divida gli italiani.
«Sono frange».

Frange?
«Frange, cose ai margini. Sembra aggressivo. Ma anche qui è esuberanza. E poi, c’è il fatto di essere portatore di un’istanza non soltanto sua. Ma al centro, è un uomo di grande famigliarità e grande rispetto».

Marco Cremonesi
23 giugno 2008

Regola 12

La parola " ne " viene omessa
in presenza di un'altra parola negativa.

Cioè:
in Esperanto non è ammessa la doppia negazione con senso rafforzativo.

Vorto de la tago lunedì 23 giugno 2008

SILENTI‏ = far silenzio, essere in silenzio

Vorto de la tago domenica 22 giugno

DOMAĜO = danno

domenica 22 giugno 2008

Regola 11

Le parole composte sono formate scrivendo
prima quella che fa da aggettivo,
e subito dopo la parola principale.

es.:
maŝino = macchina
skribo = scrittura
maŝinskribo = scrittura a macchina
(prima di tutto è una "scrittura")
skribmaŝino = macchina per scrivere
(prima di tutto è una "macchina")

Com’eran belle, com’eran fresche le rose 8

Свеча = La candela
меркнет = si attenua
и гаснет... = e si spegne...
Кто = Chi
это кашляет = sta tossendo
там = lì
так хрипло и глухо ? = così raucamente e sordamente ?
Свернувшись в калачик, = Accucciato,
жмется и вздрагивает = preme e sente un brivido
у ног моих = presso i miei piedi
старый пес, = il vecchio cane,
мой единственный товарищ... = mio unico compagno...
Мне холодно... = Ho freddo...
Я зябну... = Gelo...
и все они умерли... = e sono tutti morti...
умерли... = sono morti...

Как хороши, как свежи были розы...

La candela finisce e muore,
qui nella stanza, chi sta tossendo ?
Il vecchio cane, mio solo compagno,
contro i miei piedi si sta premendo,
e fa freddo, fa tanto freddo,
i miei ricordi son vivi e forti,
il gelo urla, lì fuori, cade la neve..
e sono morti, son tutti morti.

Com’eran belle, com’eran fresche le rose 7

Встают = sorgono
передо мною = davanti a me
другие образы... = altre immagini
Слышится = si sente
веселый шум = l'allegro chiasso
семейной деревенской жизни. = di una vita di famiglia di paese.
Две русые головки, = Due testoline bionde,
прислонясь друг к дружке, = si appoggiano l'un l'altra,
бойко = sveltamente
смотрят на меня = mi guardano
своими светлыми глазками, = coi loro occhi chiari,
алые щеки = guance rosse
трепещут = fremono
сдержанным смехом, = per il riso trattenuto,
руки = mani
ласково сплелись, = che si abbracciano affettuosamente,
вперебивку звучат = risuonano nell'imbottitura a nuovo
молодые, добрые голоса; = giovani, belle voci,
а немного подальше, = e un po' più in là
в глубине = nel profondo
уютной комнаты, = della comoda stanza
другие, = altre
тоже молодые руки = pure giovani mani
бегают, = corrono
путаясь пальцами, = con dita che scompigliano
по клавишам = sui tasti
старенького пианино - = di un vecchio piano
и ланнеровский вальс = e il valzer di Lanner
не может заглушить = non può coprire
воркотню = il brontolìo
патриархального самовара... = di un samovar patriarcale....

Due testoline bionde, gli occhi chiari,
si guardano intensamente,
le guance rosse trattengono il riso,
le mani si stringono affettuosamente,
risuona la stanza di allegre,
giovani voci, piene di vita,
più in là altre mani percorrono
i tasti d’un pianoforte, con agili dita,

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

venerdì 20 giugno 2008

Regola 10

L'accento cade sempre sulla penultima sillaba.

Regola 9

Ogni parola si legge come è scritta.

giovedì 19 giugno 2008

Regola 8

Tutte le preposizioni per sé reggono il nominativo.

Si osservi che questo non è quanto accade di solito per la maggior parte delle lingue. Talora, tuttavia, dopo una preposizione si può trovare l'accusativo, quando questo sia richiesto dal significato specifico della parola; non è invece mai richiesto dalla preposizione.

Esempio:

La muŝon flugis en la ĉambron, kaj nun ĝi flugas en la ĉambro.
La mosca volò nella stanza (=entrò volando nella stanza) ed ora vola nella stanza (vola restando dentro la stanza).

da:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

Com'eran belle, com'eran fresche le rose 6

А в комнате = Ma nella stanza
все = tutto
темней да темней... = si fa sempre più scuro
(1) = la candela
Нагоревшая = che arde (che fa moccoli)
свеча = (1)
трещит, = sta per finire
беглые = fuggitive
тени = ombre
колеблются = oscillano
на низком потолке, = nel basso soffitto
мороз скрипит = il gelo stride
и злится = e si adira
за стеною - = contra la parete
и чудится = e sembra
скучный, старческий = un noioso, decrepito
шепот... = bisbiglio
Как хороши, как свежи были розы...

Ma la stanza si fa sempre più scura,
la candela sta per finire,
ombre svolazzano per il basso soffitto,
il gelo con rabbia si fa sentire,
…ed io sogno dell’infanzia
di un uomo che diventò vecchio,
mentre altre immagini
appaiono nell’ombra di uno specchio.

Regola 7

Gli avverbi finiscono in -e
es.:
dolĉo (anche: dolĉeco) = dolcezza
dolĉa = dolce
dolĉe = dolcemente
sincero = sincerità (attenzione, pronuncia "sinzèro")
sincera = sincero
sincere = sinceramente

c'è anche qualche avverbio che non finisce in -e
es.:
jes = sì
ne = no
tre = molto

La comparazione si fa come per gli aggettivi.

com’eran belle, com’eran fresche le rose 5

как = come
ровно = regolarmente
дышит = respira
еще не вполне = (l') ancora non pienamente
расцветшая, = fiorito
еще = ancora
ничем не взволнованная = per nulla turbato
грудь, = seno
как чист = come (sono) puri
(in originale al singolare)
и нежен = e teneri
облик = i lineamenti
юного лица ! = del giovane viso !
Я не дерзаю = Io non oso
заговорить = parlare
с нею,- = con lei
но = ma
как она = come lei
мне дорога, = mi (è) cara
как = come
бьется = sta
мое сердце ! = il mio cuore !
Как хороши, как свежи были розы...

puri e teneri, del giovane suo volto,
sono i dolci lineamenti,
eppur di parlare con lei,
che mi è tanto cara, non ho ardimenti,

com’eran belle, com’eran fresche le rose…

mercoledì 18 giugno 2008

Regola 6

I verbi
da:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

il verbo è semplicissimo e non varia per genere, numero, o sesso
es.:
esti = essere

PRESENTE
mi estas = sono
vi estas = sei
li (sxi, jxi) estas = è
ni estas = siamo
vi estas = siete
ili estas = sono

dato che "estas" è uguale per tutte le persone, ne segue che i pronomi sono OBBLIGATORI

PASSATO
mi estis = ero, fui
vi estis = eri, fosti
li (sxi, jxi) estis = era, fu
ni estis = eravamo, fummo
vi estis = eravate, foste
ili estis = erano, furono

Così, il futuro si coniuga aggiungendo i pronomi personali ad "estos"
il condizionale ad "estus"
L'imperativo fa "estu"

Participi (con senso aggettivale o avverbiale):
attivo presente -ant;
attivo passato -int;
attivo futuro -ont;
passivo presente -at;
passivo passato -it;
passivo futuro -ot.

Il passivo si forma usando il verbo essere col participio passivo del verbo necessario;
la preposizione per il passivo è "de".

A questi tempi si aggiungono i tempi composti, che fanno uso del verbo esti (non esiste un verbo "avere" come ausiliare)

I verbi si formano facilmente dai sostantivi, cambiando la -o in -i, o dagli aggettivi, cambiando la -a in -i.

L'alfabeto

da:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

Aa, Bb, Cc, Ĉĉ, Dd, Ee,
Ff, Gg, Ĝĝ, Hh, Ĥĥ, Ii, Jj, Ĵĵ,
Kk, Ll, Mm, Nn, Oo,
Pp, Rr, Ss, Ŝŝ, Tt,
Uu, Ŭŭ, Vv, Zz.

Ogni lettera si pronuncia SEMPRE allo stesso modo
L'accento cade SEMPRE sulla penultima sillaba

es.:
porpora = purpuro (ma la pronuncia è "purpùro")
paprica = papriko (ma la pronuncia è "paprìko")

le lettere si pronunciano come in italiano
ma
" c " corrisponde alla nostra " z " in "azione"
" ĉ " corrisponde alla nostra " c " in "cena"
" g " corrisponde alla nostra " g " in "gatto"
" ĝ " corrisponde alla nostra " g " in "giorno"
" h " è leggermente aspirata (si deve sentire)
" ĥ " è fortemente aspirata (si deve sentire)
" j " corrisponde alla nostra " i " in "azione"
" ĵ " corrisponde alla " j " francese in "je"
" k " corrisponde alla nostra " c " in "casa"
" s " corrisponde SEMPRE alla nostra " s " in "orso"
e MAI alla nostra "s" in "casa"
" ŝ " corrisponde alle nostre "sc" in "scena"
" ŭ " corrisponde alla nostra " u " in "guido"
" z " corrisponde alla nostra " s " in "casa"

Regola 5

Pronomi personali
io = mi
tu = vi
egli = li
ella = ŝi
esso = ĝi
noi = ni
voi = vi (come il tu)
essi = ili

impersonale: oni
riflessivo = si

mio = mia
tuo = via
suo (di lui) = lia
suo (di lei)= ŝia
suo (di esso)= ĝia
noi = nia
voi = via
essi = ilia

da:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

martedì 17 giugno 2008

Regola 4

I numeri

1 unu --- primo = unua
2 du ---secondo = dua
3 tri --- terzo = tria
4 kvar --- quarto = kvara
5 kvin --- quinto = kvina
6 ses --- sesto = sesa
7 sep --- settimo = sepa
8 ok --- ottavo = oka
9 naŭ --- nono = naŭa
10 dek --- decimo = deka

100 cent --- centesimo = centa

1000 --- mil millesimo = mila
1.000.000 --- miliono milionesimo = miliona
1.000.000.000 --- miliardo miliardesimo = miliarda


Per i multipli si aggiunge il suffisso -obl,
per i frazionari -on,
per i collettivi -op,
per i partitivi -la parola po.

da:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

Regola 3

L'aggettivo finisce per -a.
Si forma facilmente sostituendo la -o del sostantivo con la -a
(e viceversa)
es.:
verità = vero
vero = vera
forza = forto
forte = forta

Per fare il comparativo si usa " pli ",
per il superlativo " plej",
con il comparativo si usa la congiunzione " ol ".

es.:

La filmo estas bela = il film è bello
sed la libro estas pli bela ol la filmo, = ma il libro è più bello del film,
ĝi estas plej bela = è bellissimo

Regola 2

I sostantivi finiscono in -o.
Al plurale si aggiunge -j.
es.:
patro = padre
patroj = padri

Esistono i casi nominativo ed accusativo.
L'accusativo si forma dal nominativo aggiungendo -n
Per gli altri casi si usano le preposizioni
("de" per il genitivo,
"al" per il dativo e così via)

es.:
"la lupo mangxas la sxafon"
("mangxas" si pronuncia "mangias"
"sxafon" si pronuncia "sciafon")

grazie all'accusativo, si può dunque scrivere:
"la sxafon mangxas la lupo"
e si capisce che è il lupo a mangiare, e non la pecora (per la -n finale);
in italiano la frase
"la pecora mangia il lupo"
si presterebbe ad equivoci e fraintendimenti

Regola 1

L'articolo definito è invariabile: La
es.:
la knabo = il ragazzo
la knaboj = i ragazzi
la knabino = la ragazza
la knabinoj = le ragazze

L'articolo indefinito NON esiste
es.:
knabo = un ragazzo
knabino = una ragazza

domenica 15 giugno 2008

ENZO TORTORA 17 giugno 1983-17 giugno 1987-18 maggio 1988


Tortora e la peggiore giustizia PDF Stampa E-mail
Scritto da Davide Giacalone
Sunday 15 June 2008

17 giugno 1983. Non s’era ancora fatto giorno quando, venticinque anni fa, entrarono nella sua camera d’albergo ed arrestarono Enzo Tortora.


Da allora ad oggi il buio s’è fatto più pesto, la giustizia si chiama ancora tale, ma a dispetto di quel che è. Il numero di quanti, innocenti, finiscono nel tritacarne è aumentato. L’incapacità di punire i colpevoli è, oramai, cronica. Eppure, in tanti, fanno ancora spallucce. Sì, è un problema serio, ma non li riguarda, non li tocca. Certe cose, si sa, succedono solo agli altri. E se succedono, in fondo in fondo, una ragione c’è. Non vi pare? Non è lo schifo della giustizia italiana, ma tale immondo atteggiamento che mi fa credere la storia di Tortora sia stata inutile, non sia valsa a far capire. A far imbufalire. In tanti, del resto, credono di conoscerla, ma se prenderanno in mano il libro di Vittorio Pezzuto, “Applausi e sputi” (Sperling & Kupfer), misureranno quanto, invece, c’è ancora da sapere.
17 settembre 1985. Il processo scivola veloce, con una conclusione scritta nel suo inizio: Tortora è condannato a dieci anni di reclusione. Colpevole, quindi, d’aver vissuto con camorra e cocaina. Pezzuto ci consente di rivivere quel dibattimento, di ripassare quelle udienze. Fatelo, fatevi venire l’orticaria e la nausea. Ma non fatevele passare, non crediate che poi si sia rimediato, perché quei magistrati e quei giudici hanno fatto carriera. Quello che amministrarono non fu un verdetto sbagliato, che può capitare, ma un processo sbagliato, che non deve capitare. Ne hanno organizzati altri, altri ne organizzano. La loro bussola furono i pentiti, a loro volta guidati da quanti li amministravano. Furono in pochi a non volere dipendere dai pentiti, fra questi Giovanni Falcone, isolato, diffamato, additato in televisione quale colluso con la mafia, infine fatto saltare in aria.
9 dicembre 1985. Il Parlamento europeo respinge, all’unanimità, la richiesta di procedere contro Tortora, divenuto parlamentare, per oltraggio contro un magistrato. In udienza di lui avevano detto che era stato eletto con i voti della camorra. “E’ un’indecenza”, gridò Tortora. Chiesero di processarlo, ed il Parlamento, più che giustamente, osservò che l’offeso era il parlamentare, non certo il magistrato.
31 dicembre 1985. Subito dopo, però, Tortora si dimette da parlamentare, rinuncia all’immunità e soggiace agli arresti domiciliari. Una cosa, per lui, è sempre stata ferma: da innocente voleva che fosse riconosciuta l’innocenza. E questo è un uomo.
15 settembre 1986. Assolto. Per la Corte d’Appello non solo l’innocenza sua è piena, ma la condanna precedente è da attribuirsi a dichiarazioni di pentiti che parlavano solo per avere in cambio qualche cosa. Più che una sentenza d’assoluzione per Tortora, è una sentenza di condanna per i giudici di primo grado e per la procura di Napoli. Ma, come detto, è tutta gente che farà carriera.
20 febbraio 1987. Tortora torna in televisione, comincia Portobello con la una citazione: “Dove eravamo rimasti …”. No, non è un lieto fine, perché quell’uomo violentato ha conservato la lucidità della mente, ma perso quasi tutto il resto. Il 17 giugno 1987, ancora lo stesso giorno, la Cassazione gli consegna l’assoluzione definitiva. Il 18 maggio 1988 muore, come un guerriero che ha vinto la battaglia, ma ha lasciato sul campo troppo sangue.
Il libro di Pezzuto racconta, spiega, lascia la parola al protagonista. Fa accapponare la pelle a chi ancora ne ha una. Ma, alla fine, dobbiamo tutti ammettere d’essere stati sconfitti. La giustizia italiana è oggi peggiore di quella che volle uccidere Tortora. La politica, se possibile, è ancora più vile.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

venerdì 13 giugno 2008

Un libro del prof Gouguenheim ridimensiona il debito culturale verso l’Islam


L’Ecole Normale Supérieure di Lione è scenario, in queste ultime settimane, di un vivace dibattito culturale dovuto alla recente pubblicazione di uno studio del prof Sylvain Gouguenheim – autorevole medievista della suddetta università – dal titolo Aristote au Mont Saint-Michel. Les racines grecques de l’Europe chrétienne (Seuil, Parigi 2008).
Scopo del libro è stato dimostrare – attraverso un certosino lavoro storiografico – come il ruolo avuto dall’Islam nella traduzione e diffusione, durante il medioevo, del pensiero aristotelico sia da ridimensionare.
Secondo lo studioso francese, infatti, le opere di Aristotele erano già conosciute in Europa fin dal XII secolo, grazie ai rapporti mai interrotti con Bisanzio ed alla traduzione dal greco della Fisica, della Metafisica e del De anima ad opera di Giovanni da Venezia, vescovo che visse a Costantinopoli e poi monaco a Mont Saint-Michel.Le autorità accademiche di Lione hanno incaricato un comitato di studiosi di analizzare la tesi del Gouguenheim, chiedendo inoltre all’autore di esporre le sue ragioni durante un’audizione dalla quale il consiglio deciderà se trarre adeguate misure.
Non è dato sapere se l’ostilità mostrata nei confronti del professore d’oltralpe trovi origine nel successo ottenuto dal testo, suo malgrado, in rami dell’Estrema Destra francese oppure se la sua impostazione abbia piuttosto urtato gli animi politicamente corretti della gauche.
ualunque sarà l’esito della controversia accademica un fatto è certo: S. Tommaso d’Aquino – massimo interprete cristiano dell’aristotelismo – nonostante citasse spesso Avicenna ed Averrroè, si fece ritradurre dal greco tutto Aristotele dal suo confratello Guglielmo di Moerberke, diffidando delle traduzioni trasmesse dal mondo arabo.

giovedì 12 giugno 2008

martedì 10 giugno 2008

COSI' LA CINA


Cina,ri-operate coppie sterilizzate
Per chi ha perso figlio unico nel sisma

Dopo lo spaventoso terremoto che ha colpito il 12 maggio la provincia del Sichuan, la Cina deroga alla politica del figlio unico. Nelle zone del sisma è in arrivo un team di medici inviati da Pechino per ridare la possibilità di avere ancora figli ai genitori sterilizzati che hanno perso il loro unico figlio nella catastrofe. L'annuncio, come riporta l'agenzia Xinhua, viene dal direttore della Commissione per la pianificazione familiare.

Nelle zone flagellate dall'evento tellurico, migliaia di scuole sono crollate seppellendo intere scolaresche. Al dolore dei genitori si è subito aggiunta la rabbia contro le autorità. Contro funzionari corrotti che avrebbero autorizzato la costruzione di edifici scolastici con materiali economici e scadenti.

Così il governo ha deciso di intervenire per placare in qualche modo gli animi. Gli specialisti inviati sul posto forniranno anche consulenze gratuite, assistenza e l'ultima tecnologia per la riproduzione artificiale. In quelle zone sarà quindi concesso avere un secondo figlio alle coppie che hanno perso il figlio unico durante o il terremoto o che hanno un figlio disabile.

Vorto de la tago martedì 10 giugno

ŜTUPO = scalino
(ŜTUPARO = scale)

Vorto de la tago lunedì 9 giugno

PALA = pallido

Le sedici regole dell'Esperanto

Ecco un link dove potete trovare le sedici regole dell'Esperanto.

http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html

lunedì 9 giugno 2008

Incursione vichinga a Roma

Ormai è confermato, il grande Vladsson è arrivato a Roma.
Per chi non lo conoscesse, si tratta della persona che ha percorso in bicicletta la via dei Variaghi, da Murmansk, sua città, oltre il circolo polare artico, a Istanbul.
(Ovviamente la via dei Variaghi inizia più giù di Murmansk, presso il lago Ladoga, come descritta nella saga "Поездка веселых викингов" di Shelburn Kenderman).
Benvenuto !

domenica 8 giugno 2008

Vorto de la tago venerdì 6 giugno 2008

ONDO = onda

Vorto de la tago sabato 7 giugno 2008

AŬTENTIKA = autentico

Vorto de la tago domenica 8 giugno 2008

NATURO‏ = Natura

Aborti, legalizzazione delle unioni omo, abolizione delle parole papà e mamma


«Nel 1962, nell’anno in cui usciva la sua più celebre opera, A Clockwork Orange, da cui Stanley Kubrick ha tratto il film Arancia meccanica, Anthony Burgess si dedicò a un altro romanzo fanta-sociale, The Wanting Seed, pubblicato in Italia dall’editore De Carlo nel 1972 col titolo Il seme inquieto. Burgess immagina il mondo del XXI secolo prendendo come presupposto la vittoria dell’etica anticristiana moderna. Egli basa il romanzo precisamente sulla volontà del nuovo Potere mondiale – sorta di socialismo in stile orwelliano – di superare l’antica “età agostiniana” (quella della grazia e del “pessimismo” sulle facoltà umane) e di favorire l’avvento di un’“età pelagiana” (cioè libera dal senso del peccato e della caduta originale). Il mondo, tuttavia, lungi dall’essere libero e progredito, vede la volontà del cittadino totalmente asservita a quella del Potere. Nella Londra in cui troneggia un palazzo del governo di milleseicento metri d’altezza, con sopra la statua di Pelagio, sono gli omosessuali i controllori di una società libertina e totalitaria: essi sono la sintesi di Pelagio e Agostino, e instaurano una sorta di età agostinianamente omosessuale. Vicino a quel palazzo si erge l’edificio del ministero dell’Infertilità, preposto all’impedimento a generare per vie naturali. Nelle scuole tutti gli studenti leggono divertiti “Le avventure di Orcozio”, buffo demiurgo che spande vita indesiderata su tutta la terra. La sovrappopolazione è il suo ramo. Ma non riesce mai a vincere perché il signor Omo lo mette sempre in ginocchio. Il primo ministro di questa Inghilterra si consiglia col proprio amichetto Abdul Wahab. Sui muri della Londra multietnica appaiono manifesti del ministero dell’Infertilità con la scritta “Homo est sapiens”, o altri evangelicamente annuncianti “Ama il tuo prossimo”, con tanto di coppie gay abbracciate. Per ogni figlio prematuramente morto il ministero dell’Agricoltura si congratula per la quantità di pentossido di fosforo che andrà a nutrire la terra e quello dell’Infertilità offre una lauta mancia. Le grandi sciagure che il Potere reprime duramente coincidono con quelle della vita di ogni giorno, il normale lavoro con le sue responsabilità, la passione per la carne, intesa come cibo, o per quella intesa come amore o anche adulterio, la famiglia, le donne “multipare” e tutto quanto sia basato su ciò che è libero, fosse pure la semplice aspirazione alla fecondità o alle passioni che, incontrollate, provocano anche le guerre. La donna funziona come una macchina che per motivi di sussistenza debba sfornare al massimo un solo figlio (veda poi lei con chi e come). Alla vecchia Inghilterra dei liberali e dei conservatori è succeduta quella del Potere dell’infecondità omosessuale. L’uomo è sotto il controllo di un Potere che è l’unico depositario della conoscenza del Bene per l’umanità e che perciò impone per decreto la perfezione auspicata. È la nuova morale: “Una comunità non addensata e sicura. Una casa pulita piena di gente felice”».

Questo era l’editoriale di un numero di Tempi dell’anno 2000. Oggi, anno Domini 2008, vale la pena di notare che nel fantascientifico XXI secolo preconizzato da Burgess c’è forse più realtà che fantascienza. Infatti, da quando Il seme inquieto fu pubblicato in Inghilterra sono passati più di un miliardo di aborti legali, il riconoscimento giuridico delle unioni gay in quasi tutta Europa, l’abolizione del nome del padre e della madre in Spagna, una Cina in cui già da molti anni vige una rigorosa pianificazione eugenetica delle nascite (abortire le bambine, non superare la media di un figlio maschio per donna). Settimana scorsa, poi, con le nuove leggi del parlamento inglese che autorizzano ogni genere di sperimentazione sugli embrioni umani e concedono alle lesbiche la facoltà di avere bambini in provetta e senza padre, il governo socialista di Gordon Brown si è candidato a guidare il XXI secolo nel Mondo Nuovo del family gay e dei bambini embriocelofanati nei freezer e acquistabili ai banconi dei supermercati.
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http://www.totustuus.biz/showthread.php?p=11755

Lasciare il potere intellettuale al gramscismo?


Sandro Bondi dichiara a Tempi di non avere alcuna intenzione di far guerra alla egemonia culturale della sinistra.
Chiede Amicone, direttore di Tempi: Lei ha già ha speso parole generose per Nanni Moretti e Umberto Eco, per esempio. Oltre all’ecumenismo proverà a promuovere voci, personalità, espressioni culturali radicalmente diverse rispetto all’egemonia di matrice gramsciana che imperversano in questo paese praticamente dall’immediato secondo dopoguerra?
Il Ministro risponde: sarebbe assurdo pensare di proporre una nuova egemonia di segno diverso ma sempre finalizzata al potere
Ci risiamo.
Ogni volta che il Centro torna al Governo, è preso da raptus di buonismo e libertarismo. Dimenticando che la battaglia più importante, premessa di ogni altra, è quella culturale. A questa battaglia le sinistre dedicano da sempre le migliori energie.
Un esempio?
Nel 1974 viene introdotto in Italia il divorzio. Sbaglierebbe chi pensasse che la maggioranza degli italiani si sia lasciata convincere dai tre anni di campagna referendaria che lo precedettero. Il voto sul divorzio (o sull’aborto, sulla droga e così via) fu il risultato di un’opera di corruzione della mentalità e dei costumi intrapresa almeno dal secondo dopo guerra.
Fu Gramsci ad insegnare che, per ottenere la direzione della vita di un paese occidentale, era indispensabile conquistare l’egemonia culturale. Luigi Amicone, direttore di Tempi, queste cose le sa ed intelligentemente chiede all’On. Bondi, neo-Ministro per i Beni e le Attività culturali: "Lei ha già ha speso parole generose per Nanni Moretti e Umberto Eco, per esempio. Oltre all’ecumenismo proverà a promuovere voci, personalità, espressioni culturali radicalmente diverse rispetto all’egemonia di matrice gramsciana che imperversano in questo paese praticamente dall’immediato secondo dopoguerra?". La risposta del Ministro è permeata dalle ingenuità del libero mercato: "Piuttosto credo sia giusto riconoscere le grandi intellettualità, come nel caso di Eco, ma vorrei anche che nessuno si scandalizzasse quando vengono chiamati ai livelli più alti intellettuali di centrodestra". Bondi vede "grande intellettualità" dove, invece, c’è solo un raccontar balle utile alla cultura progressista.
Ma la risposta di Bondi rivela un virus più grave: il considerare la concorrenza – tra intellettuali di destra e "intellettuali" di sinistra – come una panacea per tutti i mali.
Il buon Amicone, non si arrende e, forse non capacitandosi di tanta insipienza, insiste sollevando: "la questione della storia e della storia della cultura insegnata attraverso i libri di testo". Allucinante la risposta del neo-Ministro: "Credo che la questione sia di competenza del ministro dell’Istruzione".
Peccato che il Ministero incaricato del "Sostegno Editoria Libraria" sia proprio quello di Bondi. Se non si sostengono le case editrici che pubblicano testi veritieri, quali saranno i libri che verranno adottati nelle scuole?
Amicone - lo immagino sgomento - insiste: "Non sarebbe ora di chiudere il rubinetto dei finanziamenti pubblici a questo cinema che di italiano ha solo i vizi e ben poche virtù culturali?". Aggiungo io: e il teatro, la musica, lo spettacolo? Bondi nemmeno capisce la domanda: "Se non ci fosse un sostegno pubblico, non esisterebbe più da tempo cinema di qualità italiano".
On. Bondi, pensi almeno alla sua poltrona: quanti voti crede le porterà la libera concorrenza ? un popolo nutrito da sesso libero, droga, sballi vari, per quale ragione dovrebbe preferirla al Partito Democratico?
Le parole del neo ministro rivelano tuttavia una malattia ancora più grave. Si tratta del male – letale per l’Occidente – del relativismo.
Ogni papà sa che non tutto deve essere lasciato alla libertà di scelta dei piccoli. Un Governo che vuole davvero il bene di un popolo non può ignorare come e da quale cultura si sia affermato il peggiore totalitarismo della storia. Chissà perché, invece, per il Centro-Destra, la libera diffusione di testi come "Il piccolo manuale della guerriglia urbana" (autoprol.org) o il "Manuale dell’azione diretta" (bologna.social-forum.org) è considerata "concorrenza", come se i black block o i neo terroristi dei Centri Sociali spuntassero per magia.
La maggiore novità del nuovo Parlamento sta nel fatto che la destra non è più rappresentata, benché alcuni suoi esponenti siano stati eletti qua e la’. Così, come tutti i Governi centristi, anche quello attuale si sta occupando di economia, si sicurezza, di efficienza. Alla cultura ci mettono uno qualsiasi.
Ma dire che "La Chiesa è una ricchezza per lo Stato" e poi agire come se verità ed errore avessero gli stessi diritti o producessero gli stessi effetti è roba da Prodi.
FattiSentire.net

sabato 7 giugno 2008

ROMA, IL CORTEO PER IL GAY PRIDE 7/6/2008



La degenerazione disperata

(foto inviate da Tewiller)

mercoledì 4 giugno 2008

DI TEXWILLER



UN SEGNO D'AMORE

(a mia moglie )



Il segno d’amore

di cui abbisogno

per sopire paure

lo colgo nel tuo sguardo….



E talvolta mi basta.

IN MEMORIA DI PIAZZA TIEN AN MEN


QUESTE LE PAROLE DI TEXWILLER :
4 Giugno 1989.
Una piazza:
Tienammen, o Tianammen, oppure ancora Tian an men...
Studenti, tanti studenti, ragazzi come te, come voi. Tanta voglia di libertà, tanta voglia di vivere...
Un governo.
Una repressione.
3000 studenti muoiono.
Nessuno li ricorda quasi più...
Uno di loro però è diventato un simbolo, un simbolo indelebile per le generazioni a venire, un Eroe...
Solo, contro i carri armati, la borsa in mano.
Si fermeranno?
Si, non passano.
Aspetta, ci sta provando.
No, di qui non si passa.
Ha vinto...
No, abbiamo vinto.
Onore ai ragazzi di Tienammen !!

Pechino, 3 giu. (Adnkronos/Dpa) - Appello alla Cina per il rilascio di decine di detenuti che scontano condanne legate alle proteste di Piazza Tienanmen nel 19mo anniversario del massacro del 4 giugno 1989. "Decine di persone ancora sono rinchiuse nelle prigioni cinesi solo per aver contestato il governo", ha osservato Sam Zarifi, direttore di 'Amnesty International' per la zona Asia-Pacifico."Il governo cinese non e' in alcun modo giustificato a continuare a tenere rinchiuse quelle persone

martedì 3 giugno 2008

Vorto de la tago 3 giu 2008

PRETEKSTO = pretesto

lunedì 2 giugno 2008

Vorto de la tago


Una parola al giorno.

Ringraziamo il sito
http://it.lernu.net/
per la gentilezza e il sostegno

e iniziamo subito con la parola di oggi:

ILUZIO
1. Eraro de sensoj, pro kiu ni aperceptas perceptaĵojn, identigante ilin aliaj, ol ili estas: Ĉu mi aŭdis ŝian voĉon aŭ ĉu tio estis nur iluzio?Li estas sperta iluziisto (amuzisto, kiu lerte trompas la rigardantojn per falsaj ŝajnoj kaj rapide faritaj ĵonglaĵoj).Kruela realo min tute seniluziigis.Post malfeliĉe finiĝintaj am-rilatoj li spertis seniluziiĝon pri virinoj.
2. Eraro de la menso, pro kiu ni rigardas revojn kiel efektivaĵojn: Li estas viktimo de revoj kaj iluzioj.Prefere oni havu iluziajn esperojn ol revu pri nenio.Ne iluziu vin per tro granda espero.Ŝi konstante iluziiĝas.
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...omissis...
------------------------------
La squadra di lernu!
teamo@lernu.net

domenica 1 giugno 2008

“Sessantotto. Diario politicamente scorretto” di Paolo DEOTTO, Fede & cultura, Verona 2008


Il Sessantotto è entrato ormai talmente nella mitica, che se ne parla come di un evento storico, di una svolta epocale, di un “movimento” che ha comunque portato l’Italia a svegliarsi, a cambiare, a uscire dal suo torpore. Ma siamo sicuri che tanta retorica non nasconda altro, soprattutto per chi ottenne carriere politiche e tanti altri vantaggi? Una rilettura storica precisa e documentata ci parla di un Sessantotto che fu anche esplosione di violenza, distruzione di valori, senza averne altri validi da proporre, scuola di prevaricazione e di odio. Questo libro è la cronaca di un uomo che in quegli anni era studente del quinto anno di liceo, e poi matricola in universit&agra! ve;, che vide e visse quegli avvenimenti e che ora li ricorda, nella loro crudezza e nella loro sostanza. È brutto parlare di violenza, di sopraffazione, di svilimento della figura femminile, di gioventù smarrita, usata e tradita. Ma queste sono le cose che l’Autore ha visto, vissuto e che ora racconta, per una riflessione meno retorica e più realistica su quegli anni.

Paolo Deotto (1949), laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, da diversi anni si occupa di studi storici, in particolare sul Novecento, come libero ricercatore. E’ stato tra i fondatori della prima Rivista storica on line, “Storia in Network”, e attualmente collabora col sito StoriaLibera. Pubblica anche sul sito dell’Istituto Storico per l’Insorgenza e l’Identità Nazionale e sulle riviste Nova Historica e Radici Cristiane.

Beccato in pieno ladro di patate arroste.

da:
Teleshelburn

Ci è stato segnalato un episodio di biasimevole cronaca, che riportiamo non senza alzare l'indice accusatorio, e magari anche il medio e l'anulare, contro il protagonista di tale efferatezza.
Tale padre di figlia, e marito di moglie, non contento del lauto pasto che era riuscito a procurarsi, nonostante le sue pretese di essere a dieta, è stato colto vergognosamente in flagrante, con le mani nel sacco, anzi, nella pentola.

Inutili le sue pretese di impegno nello smaltimento dei rifiuti.... ma quale "rifiuti", chi gli avrebbe detto che quelle patate arroste sarebbero state buttate via ?
...anzi,
messe da parte con amorosa cura e intenzioni serie di approcci culinari... quasi con affetto, direi.
Eh no, tale disdicevole, ma che dico ? obbrobrioso comportamento pappatorio va punito severamente:
d'ora in poi le medicine se le prenderà lui, da solo. Nessuno gliele passerà
Così impara.

ESISTONO ANCORA TRIBU' PRIMITIVE

Quando incontrai gli uomini rossi di ALESSANDRO SALLUSTI
Ho visto gli uomini rossi, ultimi primitivi barricati nel cuore della foresta amazzonica. Ho vissuto quattro settimane con una tribù simile a quella individuata nei giorni scorsi e i cui componenti sono stati immortalati mentre impauriti sparavano frecce per difendersi da un elicottero che li sorvolava a bassa quota. È accaduto anni fa. Un reportage per il settimanale "Il Sabato". Ho visto le fotografie pubblicate ieri da tutti i quotidiani del mondo. Nulla è cambiato. L'Amazzonia dunque. Un sogno ma anche un incubo. Le antiche mappe degli esploratori riportavano, nella zona compresa tra il Rio Negro e il Rio Orinoco, un immenso lago salato il reportage Ho visto gli uomini rossi Quel mondo resiste ancora Ho incontrato gli Yanomami, indios del nord del Brasile. Vivono nell'età della pietra, in grandi capanne comuni. Non sanno contare e tengono nascosto il loro nome chiamato Parime, sulle cui rive doveva sorgere una città tutta d'oro: la dimora di El Dorado. Donne guerriere, le Amazzoni, impedivano a chiunque di avvicinarsi. La leggenda ha resistito per secoli alla sete di certezze dell'uomo bianco e ancora oggi, nonostante i satelliti l'abbiano sfatata, un alone di mistero aleggia sulla foresta delle Amazzoni. La luna, la freccia, la goccia di sangue

Serpenti lunghi anche dieci metri, piccoli insetti dal morso mortale, felini feroci e acque putride, una vegetazione così fitta da essere impenetrabile, uomini primitivi e guerrieri: con queste armi la foresta si è difesa metro su metro dall'avanzata del progresso. Ma ha perso tutte le battaglie. Tranne una, perché un manipolo di uomini sta inconsciamente ancora difendendo la leggenda del lago dorato. Ed è lì che mi sono diretto per incontrare ciò che rimane del popolo degli Yanomami, gli unici indios che vivono ancora all'età della pietra. Era luglio. Lì era inverno: trenta gradi di temperatura, la pioggia che cade in continuazione ma che ti sembra di non sentirla tanto è l'umi dità naturale dell'aria. Sei bagnato sempre, comunque. Un'ora di volo su un piccolo aereo decollato da Manaus e un rocambolesco atterraggio su uno spiazzo nel cuore della foresta. Due capanne, un missionario e nulla più. Lui si chiama padre Guglielmo D'Amioli, bresciano. Era lì da otto anni. Lui li conosce gli uomini primitivi che vivono a due giorni di marcia. Non ha cercato di evangelizzarli, di contaminarli. Li ha avvicinati con prudenza e rispetto. Ha imparato i loro usi, è riuscito nel tempo a capire qualche cosa della loro lingua arcaica. L'approccio e il primo incontro

Ed era l'unico biglietto da visita per avvicinare questa gente che non conosce la scrittura, che si tramanda le conoscenze per via orale, che avrebbe inventato l'arco, che pensa alla Terra come a una immensa foresta piatta, che si crede generata da una goccia di sangue della Luna colpita da una freccia, che non ha la percezione del tempo, del passato, del futuro, delle ore, degli anni, delle quantità e delle distanze. Non conoscono neppure i numeri e l'unica differenza è tra uno e più di uno. Il primo uomo rosso che mi trovai di fronte mi scrutò per quasi mezz'ora senza proferire una sillaba. Io paralizzato, lui che mi girava intorno. È alto circa un metro e sessanta, carnagione olivastra, un fisico asciutto ma uno stomaco dilatato dalla verminosi. Ricordo una testa grossa, il naso schiacciato, le labbra gonfie, due occhi neri come i capelli tagliati a caschetto, gli zigomi marcati dipinti di rosso come pure le braccia e parte del petto. È completamente nudo. Il suo nome è un segreto, un espediente per evitare che gli spiriti maligni conoscendolo possano evocarne la morte. Lui è il capo. Il capo non viene eletto né eredita la carica: si impone naturalmente per le sue capacità di individuare i posti migliori per la caccia. Il giorno che più nessuno lo segue decade. La tribù, una trentina di persone in tutto, vive tutta sotto lo stesso tetto. La capanna ricorda un tendone da circo. Perfettamente rotonda, ha un diametro di una trentina di metri ed è alta circa dieci. L'intelaiatura è in tronchi di legno e il rivestimento, a perfetta tenuta d'acqua, è fatto con grosse foglie intrecciate e rinforzate con bambù. Per costruirla ci mettono circa tre settimane. Alla capanna si accede da due pertugi stretti e bassi uno opposto all'altro. All'interno è buio, il fondo è diserbato e ricoperto da una terra rosso mattone. Al centro c'è un grande braciere per la cottura del cibo comune e un tronco cavo pieno di un liquido ricavato dalle banane fa da abbeveratoio. Tutto attorno, lungo la circonferenza, sono sistemate le famiglie con un braciere più piccolo e le amache intrecciate con fili di cotone. Un posto a parte è per lo sciapuri, il sacerdote, l'unica persona in grado di entrare in contatto con gli spiriti buoni e malvagi della foresta e a convincerli, sotto l'effetto di potenti droghe, a cambiare il corso delle cose. Lo vedo: è un uomo scheletrico, si dondola dentro la sua amaca con sguardo assente. L'unica legge è la sopravvivenza

E poi i bambini che vengono avviati al matrimonio già ai quattro anni. È quello il momento in cui le famiglie delle piccole scelgono il futuro sposo. Il prescelto abbandona i genitori e diventa parte della nuova famiglia, per la quale lavorerà e caccerà fino al matrimonio. Una volta sposato l'uomo è libero di scegliere altre donne, anche se fondamentalmente si tratta di una comunità monogama. Molti neonati vengono uccisi al momento della nascita. È la legge della sopravvivenza nella foresta dove l'uomo in alcuni periodi non è in grado di cacciare a sufficienza per una famiglia numerosa e la donna, che partorisce un figlio dietro l'altro, non è in grado di allattare più di tre piccoli alla volta. Ho assistito al rito dell'uc cisione: il neonato viene strozzato con il cordone ombelicale e il suo corpo gettato là dove la macchia è più fitta. Per loro questi sono figli mai nati ai quali viene negato anche il funerale che è uno dei riti più importanti: il corpo del defunto viene avvolto in posizione fetale dentro un tappeto di fogli, il feretro viene portato in processione dentro la foresta e appeso tra due alberi. Lì vi rimarrà per un mese perdendo tutti i liquidi, poi le ossa vengono bruciate su un falò che libera lo spirito dal corpo. Se in vita l'uomo fu libero il suo spirito volerà sopra la foresta, altrimenti vagherà disperato nella macchia. Tutta la vita della tribù ruota attorno al rito della caccia. Con le primi luci gli uomini lasciano la capanna e vanno alla ricerca di cibo. L'arte della caccia e del ritorno

Si muovono in gruppo armati di frecce, cerbottane e lance. I più robusti portano sulle spalle degli zaini di corteccia stracolmi di timbo, un'erba avvelenata che servirà per la pesca. Mi sono inoltrato anche io nella macchia, con quindici uomini rossi. Si avanza in fila indiana lungo un sentiero appena segnato. Loro scalzi e nudi procedono in silenzio apparentemente disattenti ai mille rumori della foresta. Basta che uno di loro si fermi che tutto il gruppo lo imita dando vita a un presepe di immobili statuine. In realtà le loro orecchie raccolgono e decifrano ogni più piccolo fruscio. Non parlano, si trasmettono messaggi con gli occhi e con il movimento delle mani. Quando accade è possibile che qualcuno abbia percepito il sibilo dello jararaca, un serpente cobra velenosissimo che miete decine di vittime, oppure che abbia fiutato la presenza di un'onsa, simile alla tigre e altrettanto pericolosa. Può capitare che in queste occasioni uno di loro armi lentamente l'arco e che l'aria venga squarciata dal fischio pungente della freccia che si stacca e vola verso la preda. Ricordo una volta un urlo prolungato e poi il tonfo di un corpo: era una piccola scimmia rimasta isolata dal branco, primo bottino della giornata. Nelle battute di caccia si cammina per ore tra frecce che volano e in quelle di pesca negli stagni che vengono chiusi con fascine, riempiti dell'erba velenosa che toglie ossigeno all'acqua fino a far saltare fuori i pesci che vengono infilzati con le lance. Poi il ritorno, a volte anche dopo giorni, ripercorrendo millimetricamente il tragitto dell'andata. Un innato senso dell'orientamento e una ferrea memoria visiva permettono agli uomini rossi di non perdersi mai, di riconoscere ogni tronco e ogni cespuglio della foresta. A dieci anni un bambino è in grado di camminare per due giorni in zone sconosciute compiendo un cerchio perfetto e risbucando esattamente nello stesso punto da cui era partito. Questo ho visto, alcuni anni fa. La scoperta documentata dalle fotografie pubblicate ieri mi fa sentire contento. Quel mondo tanto antico e misterioso ancora resiste.

.ANCORA 40 TRIBÙ INTATTE

La tribù degli Yanomani nel nord del Brasile, al confine con il Venezuela. A lato la famosa immagine degli indios di una tribù appena scoperta che lanciano frecce verso l'elicottero che li ha individuati. Si calcola siano circa 40, in Brasile, i gruppi indigeni che ancora non hanno stabilito contatti con il mondo esterno.