venerdì 13 giugno 2008

Un libro del prof Gouguenheim ridimensiona il debito culturale verso l’Islam


L’Ecole Normale Supérieure di Lione è scenario, in queste ultime settimane, di un vivace dibattito culturale dovuto alla recente pubblicazione di uno studio del prof Sylvain Gouguenheim – autorevole medievista della suddetta università – dal titolo Aristote au Mont Saint-Michel. Les racines grecques de l’Europe chrétienne (Seuil, Parigi 2008).
Scopo del libro è stato dimostrare – attraverso un certosino lavoro storiografico – come il ruolo avuto dall’Islam nella traduzione e diffusione, durante il medioevo, del pensiero aristotelico sia da ridimensionare.
Secondo lo studioso francese, infatti, le opere di Aristotele erano già conosciute in Europa fin dal XII secolo, grazie ai rapporti mai interrotti con Bisanzio ed alla traduzione dal greco della Fisica, della Metafisica e del De anima ad opera di Giovanni da Venezia, vescovo che visse a Costantinopoli e poi monaco a Mont Saint-Michel.Le autorità accademiche di Lione hanno incaricato un comitato di studiosi di analizzare la tesi del Gouguenheim, chiedendo inoltre all’autore di esporre le sue ragioni durante un’audizione dalla quale il consiglio deciderà se trarre adeguate misure.
Non è dato sapere se l’ostilità mostrata nei confronti del professore d’oltralpe trovi origine nel successo ottenuto dal testo, suo malgrado, in rami dell’Estrema Destra francese oppure se la sua impostazione abbia piuttosto urtato gli animi politicamente corretti della gauche.
ualunque sarà l’esito della controversia accademica un fatto è certo: S. Tommaso d’Aquino – massimo interprete cristiano dell’aristotelismo – nonostante citasse spesso Avicenna ed Averrroè, si fece ritradurre dal greco tutto Aristotele dal suo confratello Guglielmo di Moerberke, diffidando delle traduzioni trasmesse dal mondo arabo.

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