domenica 1 giugno 2008

“Sessantotto. Diario politicamente scorretto” di Paolo DEOTTO, Fede & cultura, Verona 2008


Il Sessantotto è entrato ormai talmente nella mitica, che se ne parla come di un evento storico, di una svolta epocale, di un “movimento” che ha comunque portato l’Italia a svegliarsi, a cambiare, a uscire dal suo torpore. Ma siamo sicuri che tanta retorica non nasconda altro, soprattutto per chi ottenne carriere politiche e tanti altri vantaggi? Una rilettura storica precisa e documentata ci parla di un Sessantotto che fu anche esplosione di violenza, distruzione di valori, senza averne altri validi da proporre, scuola di prevaricazione e di odio. Questo libro è la cronaca di un uomo che in quegli anni era studente del quinto anno di liceo, e poi matricola in universit&agra! ve;, che vide e visse quegli avvenimenti e che ora li ricorda, nella loro crudezza e nella loro sostanza. È brutto parlare di violenza, di sopraffazione, di svilimento della figura femminile, di gioventù smarrita, usata e tradita. Ma queste sono le cose che l’Autore ha visto, vissuto e che ora racconta, per una riflessione meno retorica e più realistica su quegli anni.

Paolo Deotto (1949), laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, da diversi anni si occupa di studi storici, in particolare sul Novecento, come libero ricercatore. E’ stato tra i fondatori della prima Rivista storica on line, “Storia in Network”, e attualmente collabora col sito StoriaLibera. Pubblica anche sul sito dell’Istituto Storico per l’Insorgenza e l’Identità Nazionale e sulle riviste Nova Historica e Radici Cristiane.

2 commenti:

duepassi ha detto...

Anch'io ricordo violenza e prevaricazione, la cui coda ancora ritrovo nella pretesa attuale (cioè, "ancora" attuale, purtroppo)di far parlare solo le persone loro gradite (comne i brigatisti, o sedicenti "ex-"brigatisti), e impedire di parlare a chi non la pensa come loro (vedi papa).
Una violenza che è sempre stata tollerata, permessa, coccolata.
E sarebbe iora di finirla con questa ipocrisia.

Secondo me.

Io, ed altri con me, colpevoli solo di voler studiare, fummo cacciati dalle nostre aule da stranieri armati di catene. E nessuno si è mai curato di questo.
Tanto per fare un esempio.
Dall'accento direi che fossero greci.

Crystal ha detto...

Ricordiamo tutti quegli anni. E adesso i sessantottini sono in cattedra, sono i medici, gli avvocati, gli ingegneri del 18 politico (anche se ho letto che pretendevano addirittura il 27 politico)che non sanno scrivere in italiano corretto, che non sanno curare, che non sanno progettare.
Era quello che si prevedeva sarebbe successo.