giovedì 5 novembre 2009

LE PARABOLE DI SHELBURN


La parabola del lupo pentito e dell'agnellino di Cosenza.

In quel tempo viveva un lupo feroce, autore di molti delitti, pentito però...di aver detto poche bugie, per cui voleva rimediare.
Qualcuno gli suggerì:
- Vedi lupo, quell'agnellino che pascola nei campi verdi, sotto i cieli azzurri ? Tu te lo devi pappare. Vai e mordi. -
E il lupo andò, ma non potendo aggredirlo senza esser visto, dovette dimostrare di averne ragione, e così disse all'agnellino
- Tu mi sporchi l'acqua -
- Ma come potrei se sei tu a stare a monte ? .
...e infatti, superior stabat lupus....e l'acqua scorre da monte a valle...
ma il lupo non demorse (come si dice), e replicò
- Nell'anno - e qui disse l'anno - tu ti facesti dare una borsa con cinquantamila dinàri euro ! -
- In quell'anno i dinàri erano ancora in lire, e non in euro -
- Tu hai incontrato il brigante - e qui ne disse il nome - negli anni 80...anzi nel 94 ! -
- Ma quel brigante nel 93 era in galera -
- Allora l'hai incontrato nel 92. -
- Anche nel 92 era in galera -
- Allora hai incontrato suo figlio -
- Anche lui era in galera, e non avrei potuto incontrarlo -
La folla dei contadini armati di falce, e dei falegnami armati di martello si fece minacciosa contro l'agnellino, urlando
- Sei stato accusato, dimettiti ! -
Un uomo dagli occhi di bragia, e dall'eloquio in perenne disaccordo coi congiuntivi, giunse ad unirsi a loro, gridando
- Dimettiti, fatti processare ! Se io mi avrebbe stato accusato, mi saressi dimesso, dico io. Tu dici che sei innocente ? E che c'azzecca ? Dimettiti ! -
Peccato che la stessa persona avesse appena usufruito dell'immunità parlamentare per non farsi processare, ma, si sa, il codice di Maga Magò dice giustamente che le dimissioni si pretendono da chi si e da chi no.

Parola di Shelburn.


La parabola del lupo e dell'agnello,

Il lupo voleva mangiarsi l'agnello.Ma il cane pastore cercò di impedirglielo.Così le anime buone dissero che il cane era cattivo assai, e vollero che si facesse pace.Pace tra il lupo e il cane pastore.Allontanato il cane pastore, il lupo si pappò l'agnello in quattro e quatt'otto, nel silenzio assordante delle (colpevoli) anime buone.Ancora adesso la raccontano che fu il cane ad aggredire il povero pacifico lupo.Anche se dell'agnello non c'è rimasto nemmeno più il ricordo.parola di Shelburn.

La parabola degli orsi scomparsi.

In quel tempo la gente piangeva dirottamente. Ruscelli di lacrime scorrevano dalle gote rubiconde di tenere fanciulle.Un viandante si fermò a guardare e chiese stupito- Perché piange tutta questa gente ? -- Stanno scomparendo gli orsi -- E come mai ? -- Fa sempre più caldo, non c'è più neve, e gli orsi scompaiono, per sempre, uah, uah, uah ! -- Su non faccia così. E poi, tutta quella neve che vedo ? -- Come può vedere neve se tutti gli scienziati dicono che non ce n'è ? -Il viandante ne raccolse un po' da terra- ...e questa cos'è ? -- Sarà panna montata, che vuole che le dica ? -- Ma è fredda... -- Certamente, la panna montata calda è una vera schifezza -- Non le posso dare torto. Ma questi orsi, quanti erano prima ? -- Erano ben cinquemila -- Ed adesso, quanti sono ? -- Si stima che siano tra i venti e i trenta mila. -- Ma allora sono aumentati. Perché piange la gente ? -- Vede, prima gli orsi che stavano scomparendo erano solo cinque mila. Era un problema. Volendo quantificarlo, era un problema per cinque mila animali.Ora gli orsi che stanno scomparendo sono molti di più, e quindi il problema è più grosso, perché più animali sono in pericolo. -E vedendo il viandante perplesso, aggiunse- Più animali in pericolo, più grosso è il problema. Come fa a non capire ? -- Già - mormorò il viandante grattandosi la zucca - ...come faccio a non capire ? -Parola di Shelburn.

La parabola della montagna

In quel tempo, uno straniero venne nella Terra dell'Arte, e vide una grande montagna.- Come si arriva là in cima ? - chiese ad una persona del luogo.- Ci sono due vie.L'una è irta di ostacoli. A chi vi si avventura viene messo un grosso carico in spalla, e mentre passa nei villaggi la gente lo insulta, e gli fa perdere tempo in ogni modo.Così la maggior parte desiste senza arrivare in cima, chi per paura, chi perché non sopporta i continui insulti o i continui ostacoli pretestuosi, chi perché si stanca o trova altro da fare. -- E l'altra via ? -- Oh, quella... è la teleferica,ma è destinata solo a quelli de sinistra. -E chi vuol capire capisca.parola di Shelburn.

Parabola delle capre e dei cavoli.

In quel tempo, un giovine furbone aveva novanta cavoli.- Ce ne voglion almeno cento, almeno cento ! - gli gridava il padrone.Almeno cento ? Qual'è il problema ?Aggiunse dieci capre, maschi e femmine, e contò:- Bene, adesso abbiamo cento capre e cavoli. -Giusto, ma dopo un certo tempo le capre si mangiarono dei cavoli, e nacquero tante belle caprette.E dopo qualche tempo, il furbone tornò a contare.E indovinate quante capre trovò e quanti cavoli ?Non è difficile immaginarlo.Basta volerlo capire... e chi vuol capire, capisca.Parola di Shelburn.

La Parabola del Buon Napoletano

Allora il Maestro disse: «Un uccellino cadde dal suo nido e rimase per terra mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto.Così pure un Brontolone, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un Napoletano passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, lo cibò di formiche morte e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede ad un amico e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno".Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo del povero uccellino?Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia».Allora il Maestro gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».
(Dal Vangelo apocrifo di San Pcosta)

Parabola del lupo e del can pastore.

In quel tempo un lupo feroce azzannava le pecore dei poveri pastori, seminando terrore e morte.Giunto nella Valle dei Rossi Tramonti, si lanciò contro le pecore di un pastore che viveva colà, ma il suo cane reagì con energia, mettendo in fuga il lupo.Il pastore fece alte lodi al suo fedele cane, e quella sera gli dette molta più carne, come premio.Ma il giorno dopo si presentò di nuovo il lupo feroce, in presenza dell'autorità, affermando che il cane pastore doveva essere abbattuto perché assai pericoloso, e come prova mostrò i segni dei morsi che aveva ricevuto.Come andò a finire è scritto nel gran libro di quella valle, ma io mi asterrò dal raccontarvelo, per stimolarvi a pensare.Parola di Shelburn.

La parabola del Diogene moderno.

In quel tempo un uomo con una lanterna elettronica in mano fu visto percorrere le strade del web in pieno giorno, osservando ogni bucum, ogni pertugium, ogni forum, e allontanarsi ogni volta con aria delusa se non disgustata.Un giornalista del Legno Storto lo fermò, e gli chiese- Cosa cerca dunque Lei, buon uomo, con questa lanterna elettronica in mano ? -Diogene levò uno sguardo allucinato verso di lui, che pareva di pietro, ed esclamò con foga:- Cerco l'uomo intellettuale di destra, e non lo trovo -Il giornalista gli chiese ancora- Posso far qualcosa per aiutarLa ? - Ma il filosofo, brandendo un bastone, lo minacciò:- Si tolga da lì davanti, che non vedo il Sole24ore, e nemmeno la Gazzetta del Mezzogiorno... -Parola di Shelburn

La parabola di colori

In quel tempo c'era un bel mercato, affollato di gente che comprava di ogni cosa.
Ma vennero da fuori i messi del tiranno e dissero che nessuno poteva vindere o acquistare delle stoffe di color azzurro, perché erano lo simbolo del principe azzurro, e delle sue stucchevoli favole.
Così fu fatto, e di stoffe azzurre nessuno ne comprò più.

Ma poi tornarono ancora i messi dicendo che non si poteva né vindere né acquistare delle stoffe verdi, perché ricordavano i colori di Robin Hood, e dei suoi amici ladri.
E così fu fatto, e nessuno più ne comprò.

E poi tornarono li messi a proibire di comprare o vindere delle stoffe gialle, che offendevano il Sole, e di quelle bianche che offendevano la Luna, e nessuno più ne comprò di siffatti colori.

E poi tornarono ancora per proibire le stoffe di color rosa, e quelle marroni, e quelle di qualsiasi altro colore che non fosse il grigio.

E così tutto il mondo divenne grigio, e scomparve la vitalità e il sorriso perfino nei visi dei fanciulli.

E chi vuol capire capisca, tanto gli altri son talmente pieni di alterigia che non lo capiranno mai.

Parola di Shelburn.

La parabola dei sapori.

In quel tempo vennero i messi del tiranno e dissero che chi avesse mangiato del sale sarebbe stato imprigionato, perché il sale trattiene i liquidi e fa ingrassare, cosa che fa male alla salute e dispiace al tiranno.

Poi tornarono i messi del tiranno e dissero che chi avesse mangiato dello zucchero o qualcosa di dolce sarebbe stato imprigionato, perché lo zucchero fa ingrassare, cosa che fa male alla salute e dispiace al tiranno.

E tornarono ancora a proibire l'acre e il piccante, e, saputo del nuovo sapore, del brodo di carne, proibì anche di quello, ed ogni commensale avrebbe mangiato solo pane azimo e acqua, per dar onore al tiranno.

Nonostante tanto amore per loro, però, le genti, ingrate, si lamentavano di quel mangiare senza sapori. Ma egli, il tiranno, li rimproverò di voler offendere, mangiando del salato, chi non poteva mangiarne, e mangiando del dolce, chi di quello non ne poteva far uso, e così via.

Nella sua grande saggezza il tiranno si ritirò nelle sue stanze, lasciando che il popolo mormorasse.

Parola di Shelburn

La parabola della trattoria.

In quel tempo un viandante stava consumando la sua cena in una trattoria, ed aveva già alzato la forchetta per infilzare un boccone di costoletta, che aveva appena tagliato, quando il proprietario della trattoria gli tolse il piatto da sotto la forchetta.
- Che insolenza è mai questa ? - sbottò il viandante, con la forchetta ancora per aria.
- Mi dispiace, signore, ma quel signore laggiù è islamico e si offenderebbe se voi mangiaste della carne di maiale, che, sapete, secondo la sua fede è impura assai. -
- Mica gliela fo mangiare a lui, che capirei... che ha da offendersi di quel che mangio io ? -
- Lei può mangiare di carne di maiale a casa sua, ma questo è un luogo pubblico, e non si possono offendere le idee altrui -
- Quelle altrui, no, ma quelle mie, si ? -
- Signore, non v'inquietate per carità, che vi porterò una bella bistecca alla fiorentina, che quella non è di porco. -
Il viandante, che era un tipo accomodante, e per dimostrarlo s'era accomodato sullo sgabello che fungeva da seggiola, acconsentì al cambio, per amor di quiete, ma aggiunse
- Portatemi però un rosso di quello buono, che colla fiorentina è la morte sua ! -
- Abbiamo del Brunello di Montalcino di ottima annata -
- Questo mi aggrada, portatelo dunque. -
E dopo una breve attesa si presentò con una splendida bottiglia
- Sentite che meraviglia, che fragranza esce fuori da quest'orgoglio della mia cantina ! -
- Devo convenire che sia un bel bere. Orsù, versatene - esclamò, alzando il bicchiere
- Non vorrete berne a digiuno ? -
- No, per carità, aspetterò la fiorentina -
L'uomo si allontano, ma mentre il viandante era immerso nei suoi pensieri, tornò, versò il brunello dal bicchiere nuovamente nella bottiglia e fece per allontanarsi
- Ma che diavolo...? -
- Non s'inquieti, per carità, ma dovreste sapere che anche il vino è impuro ed offende un devoto Musulmano -
Il viandante fece per aprir bocca, ma quello s'era già allontanato colla bottiglia.
E tornò poco dopo con una brocca d'acqua fresca.
- Credetemi non c'è nulla di meglio di un sorso di sorgente pura e cristallina -
- Sarà - si rassegnò il viandante, poco convinto.
Ma finalmente il suo viso si illuminò, alla vista di una succulenta e traboccante bistecca.
- Urca, se magna ! - esclamò finalmente giulivo.
Ma aveva appena tagliato un bel pezzo di carne fumante, e l'aveva infilzato colla forchetta, alzandolo all'altezza della bocca vogliosa, quando qualcuno gli tolse la forchetta di mano, buttò il pezzo tagliato nel piatto, e portò via la bistecca.
- Per le mille e mille dune del Sahara, che significa tutto ciò ? -
- Purtroppo - sussurrò imbarazzato il proprietario della trattoria - è entrato quel signore indiano, e, sapete, per la loro religione è offensivo assai mangiar di carne di vacche... ma posso servirvi una spigola che vi farà venir l'aquolina in bocca ! -
- Vada per la spigola - acconsentì il viandante, pur di mangiare
- Eh no ! - s'intromise un altro viandante che era giunto proprio in quel momento - come vegetariano non posso permettere che si faccia uso di carni di animali. Troverete uova, latte, verdure appetitose, e frutta abbondanti per sfamarvi -
- Frutta, verdura, uova e latte ? Ma... e va bene, ma presto, che il mio stomaco reclama con prepotenza ! -
- Un momento ! - l'interruppe un altro viaggiatore entrato in quell'istante - Io sono vegan, e non permetterò che si mangi di uova, o di latte, che son alimenti che provengono da allevamenti...oh, voi non sapete quali orrori, quali lager siano questi allevamenti per quelle povere bestiole, che dovrebbero vivere invece libere e selvagge. -
- E allora vada per frutta e verdura -
- ...ma che non sia colta sull'albero ! Potete mangiare solo di quella che spontaneamente cade dall'albero, e null'altro -
Il viandante però a questo punto perse la pazienza, e quel che accadde dopo è disdicevole assai a raccontarsi.

Parola di Shelburn.

La parabola della bella vacanza.

In quel tempo si discuteva in famiglia su dove andare in vacanza.
Il padre propose di risalire il fiume Istro fino alle due città di Buda e Pest, e magari anche oltre, fino a quel borgo dove si posson mangiare di cotolette più fini di quelle che si impanano a Mediolanum.
Il figlio minore, amante dei fiordi vichinghi, suggerì invece la costa Brava.
Dipietrus saltò su, tutto rosso, esclamando, con occhi di bragia
- Ma dico, dico io, se hai detto che ti piacciono i fiordi...che c'azzecca la Costa Brava ?
Se hai detto fiordi, io anderessi in Danimarca ! -
- I fiordi sono in Norvegia - precisò il solito perfettino
- E se io mi troverebbe in Danimarca, non staressi tanto lontano dalla Norvegia, dico io -
sbottò Dipietrus ancor più rosso, e con gli occhi ancor più spalancati.
A questo punto la figlia bionda esternò con foga la sua preferenza per una vacanza in Germania, tra le tribù dei Cimbri e quelle dei Teutoni, pacifiche ed allegre. Salsiccine e Birra in quantità.
Ma la madre tagliò corto.
- Troppe opzioni, per non far torto a nessuno, faremo torto a tutti. Sceglieremo l'opzione "neutra". Si resta a casa. -
E così fu detto, e così fu fatto.
Amen.

Parola di Shelburn.

La parabola della facciata.

In quel tempo i condomini di un palazzo videro che la facciata era assolutamente sporca e indecente, e la gente che passava di lì criticava aspramente i proprietari di quel palazzo, tacciandoli per taccagni e spilorci. Taccagni di lunedi, e spilorci di venerdi. Per il resto della settimana dicevan di peggio.

Allora essi si riunirono in assemblea e decisero saggiamente di dar mano ai lavori e ridipingere la facciata.

Ma non si mettevano d'accordo sul colore. 14 dei 16 condomini la volevano azzurra, che è il colore del cielo, del mare, del Napoli Football Club, che già allora esisteva, e della nazionale italiana.

Uno la voleva invece rossa, con una bella falce e martello dipinta nell'angolo in alto a sinistra, di un bel colore giallo, affermando che così sarebbe stata artisticamente graziosa.

L'ultimo dei condomini invece non voleva che si mettesse mano ai lavori, e pretendeva che non ci fosse nessun colore, perché un palazzo deve essere neutro, e qualsiasi colore avrebbe offeso le minoranze.

Dato che gli altri pretendevano che in Democrazia prevalesse il parere della maggioranza, si rivolse allora ad una corte straniera.
I giudici di là gli dettero ragione, e così fu stabilito, che il palazzo non dovesse avere colore alcuno.

- Ma nessun colore è anch'esso un colore - esclamò un tale sig. Settepassi - perché ogni cosa ha comunque un colore, e anche se non ne metti alcuno, anche l'assenza è di fatto un simbolo essa stessa... è un ben preciso colore, un inequivocabile pronunciamento politico. -

Ma Settepassi non venne ascoltato, e il palazzo, non curato, incominciò a puzzare.

Parola di Shelburn.

La parabola del Sotuttoio

In quel tempo c'era un navigatore, di nome Sotuttoio e di cognome Voinonsapeteniente, che di porto in porto, di sito in sito, si trovò a galleggiare su un legno storto assai.
Arrivato colà, senza dir né buongiorno, né buonasera, senza salutar nessuno, ché è cosa di vil mortali, esclamò annoiato:
- Visto che mi viene chiesto di parlarne, come se fosse una cosa importante, scrivo cosa penso riguardo alla sentenza della corte europea , riguardante il crocifisso nelle scuole -
...e che volete, eravamo tutti ansiosi di conoscere la sua autorevole opinione, e nessuno di noi avrebbe dormito, se non avesse parlato, come oracolo parlasse.
Così, incapaci di proferir parola, ascoltammo tanta sapienza e tanta saggezza onorare le nostre umili orecchie.
Ed egli benignamente ci onorò, eh sì, ma che non si ripeta, ché non siam degni di cotanto onore !
- Le tradizioni non sono immortali - oh, qual grazia nell'enunciare codesta verità suprema !
- ...non c’e’ piu’ il Faraone - eh no, questo non doveva dircelo, a noi che ancora l'aspettavamo per cena !
- le tradizioni finiscono, e le radici si rompono, per quanto importanti siano state. -
...lo dicevo io di tirar pian piano le carote, che sennò si rompono. Ma ora che l'ha detto pure Sotuttoio starete più attenti.
- ...il cristianesimo e’ stato una importante radice dell’europa, e ha fatto parte della tradizione culturale europea. Oggi non più.
Ripeto: oggi non più. E sarebbe ora che qualcuno avesse il coraggio di dirlo.- e meno male che un coraggioso c'è stato.
e pensa un po', se non l'avesse ripetuto, qual danno ne avrebbero avuto le giovani menti assetate di sapere !
E mentre cotanto oratore parlava, l'umile gente ignorante si addormentava, ma fu svegliata dalla sua voce tonante che urlava
- Potrei mostrarvi la vostra profonda ignoranza, facendovi delle domande trabocchetto banali banali, come per esempio “gli angeli hanno la fede?” oppure che so io “Satana satana puo’ essere considerato un buon cristiano?” per - ehm, qui usò un termine crudo, che mi preme risparmiarvi...dunque diciamo che disse:
- mangiarvi come tanti salamini appesi alla trave. E questo per una seconda proprieta’ che il “cristiano” di oggi ha: non conoscere la propria religione. -
Quale religione conoscono i cristiani, forse quella buddhista, o quella indù ? Molti sono indotti a pensare che il saggio vate pensasse alla religione shintoista.
Tra un sonnellino e u n dormiveglia arrivavano gli strali
- ...voi tutti dovreste passare la vita a chiedervi “come si comporterebbe Cristo in questa situazione? -
e poi
- Lo fate? Vi comportate , ogni giorno, come si comporterebbe Lui? No, non lo fate. Nessuno di voi lo fa.-
e poi ancora
- Cosi’, ripeto, ho cattive notizie per voi: non solo e’ morto il cristianesimo, con tutte le sue “tradizioni”, ma c’e’ di peggio. Il cattolicesimo è morto, ed è morto per colpa dei cattolici. -

La gente cominciava a pensare, ma guarda che brutte notizie che dà il telegiornale, e nessuno si rendeva conto del dramma.
E mentre la povera gente, incapace di recepire tanto verbo, sonnecchiava e qualcuno, ahimè, ronfava sonoramente, la voce continuava a gridare
- Ma la cosa peggiore, è che non sapete nemmeno il perché. Io ho smesso di essere cristiano, e quando dico che ho smesso dico che so che cosa ho lasciato. -
Ma a quel punto non era rimasto nessuno sveglio.
Sotuttoio continuò ad arringare la folla dormiente con voce tonante e occhi di bragia, ma quei miseri omini da poco continuarono a ronfare e a rigirarsi nel sonno, sicché al vate immenso ed adirato non restò che andarsene, sbattendo la porta.
Si udì un grido, e, da dietro la porta un'imprecazione stizzita
- Porca miseria, ogni volta mi chiudo la coda nella porta ! -

Parola di Shelburn.

1 commento:

duepassi ha detto...

La Parabola del Buon Napoletano non è mia, ma di PCosta, che me la dedicò quando raccontai un fatto veramente accadutomi, chiedendo aiuto su come sfamare quel povero animaletto.
Devo a lui l'idea delle parabole, e colgo occasione per ringraziarlo.