martedì 15 marzo 2011

Franklin Delano Roosevelt ci ha regalato il terrore nucleare

Scritto da Aldo Reggiani
martedì 15 marzo 2011

Quando compriamo un barattolo di vernice, sappiamo che esiste anche un solvente apposito che la dissolve e sul barattolo vi è anche scritto cosa bisogna fare se, ad esempio, i nostri occhi venissero a contatto con essa. Quando si costruisce un casamento, sappiamo come, all’occorrenza, distruggerlo.
Tutto in questo Universo segue il ciclo di creazione, sopravvivenza e distruzione. Per “noi indiani”, Brahma, Vishnu e Shiva.

Naturalmente vi sono cose che vorremmo sopravvivessero per sempre e quindi la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, provvede via via a sostituire statue e pezzi della grande cattedrale, distrutti o menomati dalle forze degli elementi.

Così come, in pochi mesi, dopo la fine della seconda guerra mondiale, i milanesi, poco adusi piangersi addosso, ricostruirono dov’era e com’era la Scala, semidistrutta da bombe incendiarie.

Frannklin Delano Roosevelt, per i suoi amici “Frank Lo Zoppo”, evidentemente non conosceva tale legge e quindi, quando staccò un assegno di qualche centinaio dollari perché i fisici atomici del Progetto Manhattan costruissero una superbomba prima che la realizzasse Hitler, si scordò di staccare un altro assegno da dare ad altri fisici atomici perché creassero un rimedio a tale bomba.

Due sono gli effetti di una bomba atomica: l’enorme e distruttivo spostamento d’aria e le radiazioni.

Quest’ultime sono motivo di terrore per gli esseri umani che ne venissero colpiti.

L’uso della fissione nucleare a scopi pacifici ed energetici, comporta il pericolo, in caso di guasti alle centrali elettronucleari, di contaminazione radioattiva. Come accadde per la centrale atomica comunista di Chernobyl, sprovvista, a differenza di quelle capitaliste, di adeguate protezioni.

(Ma si sa che i regimi comunisti hanno sempre amato il Popolo).

E quindi si nutre un sacro terrore per le suddette radiazioni, capaci di tremendi effetti, malattie e di modificazioni genetiche. Come si vide dopo Hiroshima.

Questo insano stato delle cose lo dobbiamo dunque al fatto che nessuno, fin dagli inizi, a cominciare da Frank Lo Zoppo, per non dire del suo contemporaneo Stalin, per gli amici Josif the Ripper, per via dell'amichevole trattamento a Trotsky, ai prigionieri della Lubianka e ai suoi ospiti nei Gulag, ha pensato a come neutralizzare efficacemente le radiazioni atomiche.

Che come tutte le cose che appartengono all’Universo fisico sono provviste di una qualche “corporeità” e quindi sono passibili di esser distrutte e/o neutralizzate.

Se pensiamo di dover continuare ad utilizzare la potenza della fissione nucleare per poter fruire di grandi quantità di energia elettrica, sarà il caso, ad esempio, che Usa, Ue, Giappone e magari Russia, si consorziassero per finanziare ricercatori che fornissero efficaci rimedi ai nefasti effetti delle radiazioni atomiche.

E’ noto che gli inglesi, piuttosto stizziti dall’ esser bombardati da Hitler alla sacra ora del The, utilizzarono studi sul sistema di orientamento dei pipistrelli e inventarono il Radar.

La ragione, infatti, del grande fiorir di invenzioni in tempo di guerra, sta nel fatto che il livello di necessità delle persone che si trovano costantemente in pericolo, aguzza loro l’ingegno e fa trovare soluzioni che in tempo di pace nessuno si premurerebbe di conseguire.

Spesso invece grandi scoperte sono dovute al caso, a cui un tipo geniale applica un punto di vista tutt’affatto nuovo, come quando in certi laboratori ci si lamentava di certe muffe che uccidevano le colture di batteri da esperimento.

Un tipo strano di nome Fleming vide la cosa sotto un altro punto di vista e le muffe divennero Penicillina.

Ma la casualità può anche esser totale.

La mia amica Princi, anni fa stava prendendo il sole su uno scoglio sotto la sua villa di Torre Scissura, in quel di Gaeta. Emerse un sub che urlava dal dolore perché era stato preso in piena faccia da una medusa.

La Princi, non avendo altro, gli spalmò il viso con la sua "Crema Solare Antoine", molto grassa e protettiva.

Il giorno dopo il sub tornò a ringraziarla, chiedendole il nome della crema miracolosa che in pochi minuti gli aveva tolto il dolore e perfettamente neutralizzato il veleno della medusa. Sulla guancia non era più visibile neanche un leggero arrossamento.

Prendiamo ad esempio, quel velenoso “percolato” che fuoriesce dai “giacimenti” di monnezza napoletana, come documentato da molti piangenti servizi televisivi.

Nelle mie zingarate informatiche, lessi che anni addietro i biologi francesi avevano modificato geneticamente dei microorganismi programmandoli acciocché si nutrissero di pericolosi veleni e defecassero materiali inerti: in quel caso un materiale vetroso di colore verde.

Sarebbe il caso che i nostrani laboratori genetici creassero microorganismi “golosi” di tal percolato, che magari defecassero crema pasticcera.

I fisici, che se la tirano molto, invece di accapigliarsi come comari in simposi e conclavi scientifici, sarà il caso che alzino il loro “livello di necessità” (ah, la vecchia e cara Ananke) e si mettano in testa il fine di come neutralizzare le radiazioni atomiche: magari c’è una qualche prerogativa, chessò, dello Stronzio (ma che cavolo di nome gli avete dato) non ancora studiata, oppure, si possono studiare le virtù di certi ultrasuoni.

Tempo addietro, infatti, lessi distrattamente che è stato scoperto come certi ultrasuoni siano capaci di diminuire e di neutralizzare le radiazioni emanate dalle scorie radioattive, restringendone considerevolmente anche la durata nel tempo.

Insomma, il principio da oggi in poi condividere sempre e comunque, è che chi presenta sulla scena del mondo (e del mercato) una qualsiasi nuova creazione, debba fornire anche un rimedio ad essa, che la possa neutralizzare e/o distruggere.

Nel caso del nucleare, ad esempio, personaggini isterici come Ahmadinejad non avrebbero più molto da minacciare.

Ricordandoci sempre che “Volere è Potere”.

N'est pas?

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