mercoledì 25 marzo 2009

«LE REILIQUIE DI PIETRO E ALTRI 39 SANTI» (click)


San Benedetto
Trovati anche resti di Benedetto. Il curatore del British Museum: «Aprirlo ci ha emozionati»
L'altare portatile e il tesoro nascosto
«Le reliquie di Pietro e altri 39 santi»
Il piccolo tabernacolo è stato esposto per anni senza che se ne conoscesse il contenuto. Ora la svolta

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Fabio Cavalera

LONDRA — «Sì. Lì dentro ci sono minuscole ossa di San Benedetto. E pure frammenti di San Pietro. Come anche i capelli di San Cristoforo ». Dice James Robinson uno dei due curatori della sezione medioevale del British Museum. Il tesoro è nella sala 40 della sezione dedicata alle reliquie religiose. L'hanno scoperto per caso. E forse, lo stesso British Museum, non si rende ancora conto di che cosa ha in casa e di che cosa sta per mostrare al pubblico da oggi, data di inaugurazione della collezione appena sottoposta ai raggi X dai ricercatori.
In una teca di vetro blindata, vicino a una croce in argento e pietre preziose, è appoggiato un «altare portatile» del 1200 che ha una storia misteriosa e rischia di passare via quasi inosservato. La targhetta che lo presenta parla genericamente di «relics», resti, appartenenti a 40 santi. Nulla si spiega di San Benedetto e neppure di San Pietro e di San Cristoforo. Particolari che sembrano non interessare. L'altare è arrivato a Londra nel 1902, acquistato da una collezione privata, e per parecchi anni è rimasto un oggetto di straordinaria bellezza privo però di richiamo spirituale, quasi anonimo nonostante le iscrizioni in oro e le lavorazioni in avorio, una testimonianza-simbolo delle liturgie che si celebravano o si improvvisavano dove non esistevano spazi consacrati alla messa ma non una rarità alla quale dedicare più di una manciata di secondi.


Poi il British Museum ha deciso di ristrutturare e ridare lustro a questa sua ala quasi di secondaria importanza e passaggio, schiacciata dalla maestosità dell'archeologia egizia, greca, romana e dai capolavori unici che ad esse sono associati. E così, un po' per caso, un po' per rivalutare un patrimonio che sonnecchiava e che non stuzzicava particolari fantasie il piccolo «altare portatile», 35 centimetri di altezza per 25 di larghezza, ha rivelato il suo segreto. Se lo portava dentro da otto secoli. «Beh, devo ammettere che ci siamo emozionati quando l'abbiamo aperto». James Robinson ha fatto di tutto perché la sua sezione rinascesse a nuova vita ma di certo non sapeva che lì, sotto una pietra quadrata incastonata sul fronte, c'erano reperti che per la cristianità hanno un valore inestimabile. «Quaranta pezzi di tessuto molto pregiato e ognuno avvolge le ossa di altrettanti santi. Alcuni hanno una targhetta altri ne sono privi. Li abbiamo esaminati con cura e appartengono, questi tessuti, a varie epoche, dal quinto fino all'undicesimo e dodicesimo secolo. Non vi è dubbio alcuno sulla loro autenticità. Così come sul contenuto».


Davanti, i rilievi in avorio della crocefissione e della Vergine col Figlio. Sul fondo, l'incisione del nome di Teodorico III identificato come l'abate del convento di Hildesheim in Germania fra il 1181 e il 1204 e che custodì l'altare. Nel retro, in successione, i nomi dei santi le cui reliquie sono conservate nella cavità.
È un mistero come questo oggetto sacro sia riuscito a sopravvivere nei secoli. Quel che è sicuro è che all'inizio del Novecento il British Museum, attraverso suoi emissari, entrò in contatto con un collezionista privato, il quale nulla conosceva di ciò che nel «sottofondo» veniva custodito. L'istituzione londinese lo comperò per una cifra modesta, registrata nei libri della contabilità ma «riservata », e lo mise in esposizione, dopo i dovuti approfondimenti, senza immaginare ciò che aveva in pancia.


Negli anni Ottanta il piccolo «altare portatile» fu finalmente aperto ma inspiegabilmente il risultato dell'operazione restò confinato nella routine delle ricerche museali. Solo ora il curatore della sezione medioevale dedicata alle reliquie religiose ha preteso, alla vigilia del lifting per la sua galleria, un'altra ispezione del reperto. E il segreto si è svelato. Troppo tardi, però, per apparire sia sull'etichetta esposta nella sala 40 sia sul catalogo sui «capolavori dell'arte medioevale» che dedica una pagina con foto all'altare ma non fa menzione di San Benedetto, San Pietro e San Cristoforo. Un tesoro che resta pur sempre «nascosto ».

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