mercoledì 2 settembre 2009

L'anniversario che non piace a Putin (click)

1 Settembre 2009

L’altro settembre nero, il peggiore dopo l’11/9, fu quello del 2004 in Ossezia del Nord. La mattina del 4, alle 9.30 in punto, i ragazzi si preparavano a iniziare le lezioni del nuovo anno scolastico nella cittadina di Beslan. C’erano un migliaio di persone quando i terroristi islamici e i separatisti ceceni si abbatterono come uno sciame di cavallette sulla scuola. Scesero dai camion armati di kalashnikov e di cinture esplosive, presero in ostaggio i ragazzi, gli insegnanti e i loro genitori, e la loro malvagità ebbe il sopravvento per tre lunghissimi giorni. Chiusi nella scuola assediata dall’FSB e dall’esercito russo, gli studenti furono costretti a bere urina per dissetarsi, mentre le donne e le giovani ragazze venivano denudate e stuprate per insegnargli cosa vuol dire essere sottomesse. I maschi adulti erano già stati eliminati tutti in una volta, una dozzina almeno, per dare l’esempio.

Quando le forze di sicurezza russe intervennero il risultato fu una strage: 331 ostaggi morti, 186 di loro bambini. 700 feriti, decine di orfani e mutilati. Per i pochi sopravvissuti e per le famiglie delle vittime fu un trama inaudito, che alcuni cercarono inutilmente di rimuovere mentre altri, anch'essi testimoni, vollero elaborare per fare chiarezza su ciò che era avvenuto. L’allora presidente Putin e le autorità del Cremlino non hanno mai offerto spiegazioni ufficiali credibili e sono stati spesso smentiti. Gli ufficiali dell’FSB hanno dichiarato di aver fatto partire l’attacco dopo che era già iniziata la mattanza degli ostaggi, ma le fonti emerse successivamente indicano che furono i proprio i militari russi a innescare la battaglia: lanciando granate e usando armi termobariche contro l’edificio, facendo crollare il tetto della scuola sulle teste di vittime e carnefici, sparando addirittura con i carri armati contro gli islamisti asserragliati all’interno (31 dei 32 assalitori morti, 10 soldati russi delle forze speciali rimasti uccisi).

Vi abbiamo riproposto alcune sioccanti immagini dei momenti che seguono l’attacco: scene raccapriccianti, in cui il dolore e la pietà scompaiono e a dominare è la tragedia. In questa indescrivibile confusione, nel totale fallimento delle operazioni di soccorso, c'è anche posto per i trattori dell’esercito russo che nei giorni successivi avrebbero seppellito rapidamente i resti di future e sgradite scoperte. “Siamo assolutamente convinti che il governo voglia dimenticare Beslan”, ha detto a RFE/RL la signora Kesayeva, che in quei tre giorni perse due nipoti. Tutto resta immobile e sotto controllo nella Russia dello zar Putin. Nel 2006 la commissione d’inchiesta della Duma ha attribuito l'intera responsabilità dell'eccidio alle autorità ossete. L'anno dopo, da un sondaggio emerse che solo l’8 per cento dei russi credeva che il governo avesse detto la verità.

Di verità su Beslan ne sono state dette tante a cominciare da un dato inconfutabile: i terroristi idealmente guidati dal ceceno Mashkadov avevano intenzione di fondare un emirato islamico nel Nord del Caucaso. La Russia si trovava quindi ad affrontare la sua fetta di guerra al terrorismo ma la reazione di Mosca fu esagerata e condotta nel più totale disprezzo della vita umana. L’attacco avrebbe potuto essere prevenuto visto che la "Novaya Gazeta" ha pubblicato documenti che mostrano come il ministero degli interni russo fosse a conoscenza del piano terrorista. Circolavano voci sul gruppo legato ad Al Qaeda che si stava addestrando nella vicina Inguscezia. Eppure i nazisti di Bin Laden raggiunsero indisturbati il loro obiettivo a bordo dei camion. E fin qui il paragone con l’11 Settembre potrebbe anche reggere, anche gli Usa furono colti di sorpresa nonostante le agenzie di intelligence e di spionaggio sapessero chi era il nemico, sottovalutandolo.

La differenza è che mentre Atta e i suoi decisero semplicemente di conficcarsi con un aereo in un grattacielo, i terroristi di Beslan forse si illudevano di poter trattare con Putin. Avevano preso centinaia di ostaggi ma ne rilasciarono 26 per mantenere aperto un canale di dialogo con l’esterno. Cercarono di negoziare attraverso un “papiello” consegnato a uno dei mediatori che riuscì a entrare nella scuola. Ma l’FBS russo fece saltare le comunicazioni, minacciò di arrestare il presidente ossetino, impedì a Basayev di recarsi sul posto per ottenere quello che voleva: una Cecenia indipendente che sarebbe comunque rimasta nell’area del rublo e probabilmente all'interno della CSI (una specie di emirato islamico non ostile allo zar). In cambio, i russi lanciarono un attacco che sarebbe un insulto definire “chirurgico”. Dopo il crollo del tetto della scuola e il divampare dell’incendio trascorsero due ore prima che arrivasse l’ordine ufficiale di domare le fiamme. Intanto dentro si moriva bruciati vivi.

Nei giorni scorsi il presidente Putin ha scritto una bella lettera riparatoria ai giornali polacchi sulle lontane vicende della Seconda Guerra mondiale. Dovrebbe ricordarsi anche di eventi a lui molto più vicini come Beslan. Se non lo fa vuol dire che si tratta di storie ancora troppo scomode per la presunta democrazia russa.

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