martedì 5 agosto 2008

Astratto e concreto.

Ovvero, spiritualismo e materialismo.

Mi pare di poter notare una profonda interazione tra lo spirito e la materia. Cosa sia la materia, è di tutta evidenza e non credo mi verrà contestato. Più soggettiva è l'idea che abbiamo sullo spirito. C'è addirittura chi ne nega l'esistenza, riducendo tutto il mondo ad una combinazione casuale di materia. Ci riesce difficile immaginare che sistemi così complessi come quelli che vediamo, composti di tantissime parti di cui magari molte indispensabili, possano essere frutto del caso. Pensiamo al corpo umano, ad esempio, che non potrebbe vivere senza sistemi complessi come sono il cervello, i polmoni, il cuore, il fegato, il pancreas, e via dicendo; sistemi tutti indispensabili alla vita. Viceversa se il caso avesse inventato un corpo mancante di uno di questi sistemi, esso non avrebbe potuto vivere.
Pensate alla complessità di una cellula...
Talvolta mi sono trovato a pensare come spesso l'evoluzione progredisca grazie a conoscenze che non sono patrimonio del singolo.
Per i materialisti esse sono effetto del caso. L'umanità ha fatto passi enormi in avanti grazie all'invenzione del motore, della staffa, della lampadina, del computer, e via dicendo... tutte frutto del caso ?
Anche quando il caso ha dato una mano, la scoperta sarebbe stata colta se fosse stata vista da una persona impreparata ?
Se fosse caduta una mela sulla mia, o sulla vostra testa, avrei o avreste elaborato la teoria della gravitazione ?
Se avessi, o aveste visto un po' di muffa o delle lastre impressionate in un cassetto, avrei o avremmo fatto qualcosa ?
Certo, il caso esiste, e dà una mano, ma non è e non può essere la spiegazione di tutto.
Un pesce “si accorge” che gli farebbe comodo volare, e si costruisce le ali ?
Quale pesce ha le conoscenze per autoindursi queste modifiche ?
Oh, fosse così facile, anch'io volerei... l'ho tante, tante volte sognato !
Volavo a stile rana, come nuotassi, in sogno, naturalmente.
Ma questo mio desiderio non si è mai tramutato in realtà.
In effetti, io non ho le conoscenze per indurre il mio corpo a farmi crescere un bel paio di ali.
E se le avessi, siamo sicuri che mi crescerebbero adatte e funzionali ?
E' stato forse il singolo camaleonte a decidere di dotarsi del mimetismo, o il singolo pipistrello a dotarsi degli ultrasuoni ?
Siamo stati forse noi tanto intelligenti da dotarci di sangue caldo, e i serpenti tanto scemi da tenersi quello freddo ?
L'evoluzione non si spiega col solo caso, ed è, secondo me, frutto di intelligenza, ma spesso non dell'intelligenza del singolo. Dietro certi passi avanti si intravede (secondo me) l'opera di un'intelligenza superiore a quella del singolo.
Vediamo una città. Vista da un punto panoramico essa ci appare frenetica, con gente che va (apparentemente a caso) in ogni direzione.
Bene, forse qualcuno andrà pure a caso, ma quasi tutti hanno una meta più o meno precisa. “Vado a far acquisti” non è, per esempio, una motivazione del tutto casuale.
Dunque, il caos apparente di una città, è invece il frutto di tante, tante precise motivazioni.
La lingua ci dà una delle prove più strabilianti dell'interazione tra spirito e materia, e di come il mondo sia molto più astratto di come lo vogliono pensare i materialisti.
Tutti noi comprendiamo cosa significhi una frase come:
“Scrivevo all'ombra di un albero”.
Chiaro ?
Ma vorrei chiedere ai materialisti, quelli che cianciano di un mondo concreto, visto che hanno capito certamente questa frase:
che albero era ?
un pino, un abete, un baobab... o altro ?
Di che marca, di che colore era la penna (se era una penna) con cui “scrivevo” ?
Su cosa scrivevo? ...un pezzo di carta, un block-notes, un quaderno...?
Insomma, noi abbiamo capito, ma se ognuno di noi visualizzasse la scena, ognuno di noi ne formerebbe una diversa.
Cioè, ognuno di noi si è formata una “sua” idea di cosa intendevo dire.
Ma questa “soggettività” non è di vero ostacolo alla comprensione.
Perché ?
Perché parole come “albero”, “penna”, “persona”, “tavolo”, “quadro”... tutte apparentemente concrete, ed usate spesso per indicare cose o persone reali e concrete, realmente esistenti, sono invece un frutto astratto della nostra intelligenza.
Noi siamo in grado di “categorizzare” il mondo, e cioè di creare parole che individuino cose o persone appartenenti ad un certo insieme, la cui indeterminazione “sostanziale” non è di “sostanziale” ostacolo alla comprensione.
Spesso ci basta il concetto di “penna”, per capirci, senza dover specificarne la marca, il colore, e via dicendo.
Bene, un simile sistema è astratto di tutta evidenza. Mi dispiace per i materialisti, così attaccati alla loro concretezza, ma costretti a vivere in un mondo in cui l'astrazione convive ed interagisce pienamente con gli aspetti concreti e materiali della realtà.
Se dovessimo dar credito alle loro idee balorde, non potremmo dire “3” o “7”... 3, 7...che cosa ?
Il materialismo si dimostra di livello assai basso, incapace di cogliere e descrivere aspetti importanti della realtà.
La matematica non sarebbe andata avanti se non fosse stata capace di astrazione, ma anche non sarebbe possibile parlare se non fossimo capaci di astrazione, perché non potrebbero esistere parole come “albero” o “penna”, e neanche parole più specifiche come “penna bic di colore nero”... si, ma con quanto inchiostro ?...e così via.
Se riusciamo a parlare lo dobbiamo alla nostra capacità di astrazione, e di catalogare gli oggetti, concreti o astratti, del mondo reale, e anche di quello immaginario.
Anche un materialista capirebbe se gli raccontassi di aver sognato tre draghi, uno rosso, uno bianco e uno verde !
Dunque i materialisti sognano di vivere in un mondo concreto che non esiste (da solo), e usano invece (spesso bene) gli strumenti che l'astrazione gli mette a disposizione, senza nemmeno rendersi conto della profonda contraddizione tra le loro idee e il mondo in cui vivono, e il loro stesso comportamento.

Secondo me.

1 commento:

ambra ha detto...

Carissimo Guido, che grande regalo ci hai fatto !
Le tue parole non basta leggerle una volta, bisogna rileggerle e pensarle e concretizzarle e renderle di nuovo astratte.
Io trovo questi tuoi pensieri come una bellissima preghiera che, certamente, la nostra INTELLIGENZA apprezzerà.
Grazie amico mio carissimo, grazie.