domenica 28 giugno 2009

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Afpak, Frattini: catalizzato consenso regionale oltre sicurezza
Trieste, 27 giu (Velino) - “Siamo tutti impegnati a trasformare l’Afghanistan dal problema che molti considerano essere, in un vero trampolino di lancio per ridargli quel ruolo nella cultura e nelle tradizioni che ha sempre avuto nella regione. Questo è il messaggio che noi e i nostri partner vorremmo che passasse”. Sono le parole usate dal ministro degli Esteri Franco Frattini nel corso della conferenza stampa conclusiva della tre giorni dei capi delle diplomazie del G8 a Trieste. La dichiarazione finale è stata tutta incentrata sul tema della stabilizzazione di Afghanistan e Pakistan (Afpak). Nel suo discorso Frattini ha lasciato sullo sfondo il tema della sicurezza, mettendo a fuoco invece le questioni sulle quali si sono concentrati gli otto grandi e i Paesi invitati a Trieste per discutere di Afpak secondo un approccio regionale. “L’Afghanistan - ha spiegato il ministro - merita il nostro sostegno, va incoraggiato per moltiplicare gli sforzi che sta facendo e che si stanno registrando. Il successo del Pakistan porterà al successo in Afghanistan e viceversa. Sono due Paesi con storie diverse che richiedono soluzioni diverse, ma che devono collaborare in una prospettiva regionale, che è interesse non solo loro, ma anche noi - ha puntualizzato - non vicini diretti, siamo interessati a che queste nazioni consolidino la strada verso la stabilizzazione, il rafforzamento delle istituzioni, la crescita economica e sociale. Serve poi dare coerenza agli sforzi che molti stanno intraprendendo, ma che spesso non sono coordinati tra loro. Oggi abbiamo avuto tutti seduti allo stesso tavolo: organizzazioni internazionali, finanziarie, Stati membri, Stati vicini e la dichiarazione finale rispecchia davvero l’azione coordinata di tutti quelli che hanno qualcosa da dire sulla regione”.

“Abbiamo catalizzato il consenso - aggiunge Frattini - su alcune grandi linee guida:

ELEZIONI - Che vi siamo in Afghanistan elezioni presidenziali credibili e che si prosegua con il voto politico nella primavera del 2010. Ci siamo impegnati a fare in modo che le elezioni si svolgano in sicurezza e legittimate dal popolo afgano. Vi è un accordo pieno - ha spiegato il ministro - per sostenere l’Afghanistan nel processo elettorale. Abbiamo un duplice impegno: l’invio di Osservatori Ue per le presidenziali e l’impegno come Osce per inviare una ulteriore missione parallela di monitoraggio e di supporto. Come vedete Ue, Osce e G8 faranno la loro parte. L’Italia, dal canto suo invierà un battaglione (fino a 500 uomini) per il periodo elettorale. Altri Stati faranno la stessa cosa”. “Abbiamo ribadito al collega Spanta - presente a Trieste ha aggiunto Frattini - che vogliamo vedere una campagna basata sui programmi dei rispettivi candidati. E lui ci ha annunciato che il presidente Hamid Karzai ha programmato una serie di visite nelle principali province dell’Afghanistan per presentare le sue proposte. Ci sembra questo un intendimento che va nella direzione giusta”. Quanto all’appello di Karzai affinché i talebani vadano a votare, ha evidenziato: “Vi è la convinzione, sottolineata anche dai paesi del Golfo e della Lega araba, che quando consideriamo la galassia dei talebani noi dobbiamo essere capaci di avviare un lavoro di distinzione tra i gruppi tribali, che sono prigionieri del terrorismo e di Al Qaeda, e quelli che possono essere ricondotti alla legalità costituzionale in una ottica di riconciliazione. Questa è la dimensione dell’invito di Karzai, che condividiamo”. (segue)

FRONTIERE - “Tra gli altri aspetti evidenziati - ha spiegato il capo della diplomazia italiana - c’è la gestione delle frontiere comuni, che richiedono risposte comuni. Dalle frontiere passano i beni e i servizi ma anche i criminali e i terroristi. Servono centri regionali coordinati di controllo in cui personale afgano e pachistano lavorino insieme, con le stesse procedure di valutazione, gli stessi criteri di ispezioni e principi doganali. Perché se circolano le informazioni e i dati di intelligence i criminali possono essere individuati”. “Va ricordato inoltre - ha precisato il ministro - che il 90 per cento degli oppiacei sono prodotti in Afghanistan e il 40 per cento prende la strada dell’Ovest, passando dall’Iran e poi verso l’Europa. L’Ufficio Unodc del professor Costa ci ha spiegato come tutti i Paesi siano interessati alla questione. Si pensi solo che il sei per cento della popolazione iraniana è tossicodipendente: ecco una buona ragione perché l’Iran collabori con noi. Abbiamo apprezzato l’idea che si sviluppi a Teheran un centro dell’agenzia Unodc per coordinare gli sforzi regionali proprio sul traffico della droga”. “L’Italia - ha sostenuto Frattini - ha la corresponsabilità sulla provincia di Herat, che ha 600 km di frontiera con l’Iran ed è evidente che i nostri militari sottolineano la necessità di una cooperazione con Teheran. Cooperazione che esiste sul terreno ma non è né strutturata né organizzata, ma è basata sui buoni rapporti. Noi avremmo chiesto di più: una collaborazione politica, strutturata e organizzata, fermo restando quello che resta adesso a livello operativo”.

Quanto alla mancata partecipazione dell’Iran alla conferenza di Trieste, il capo della Farnesina ha dichiarato: “È stata una occasione perduta per l’Iran che ha evidentemente un chiaro interesse a partecipare alla stabilizzazione di questa regione. La droga, le infrastrutture, sono tutti temi di interesse comune. Molti dei partecipanti regionali hanno detto che esistono già rapporti bilaterali e trilaterali tra l’Iran e l’Afpak, ma credo che Teheran dovrà impegnarsi non più solo a questo livello, ma con tutta la comunità internazionale per concorrere in modo costruttivo sui temi della droga e dello sviluppo agricolo. Spetta agli iraniani trasformare questo interesse in una partecipazione”.

ECONOMIA - “Se non c’è sviluppo economico non c’è rilancio sociale - ha sottolineato il capo della diplomazia italiana -. Va quindi aiutato lo scambio tra Afghanistan e Pakistan ma anche tra il Pakistan e l’Europa. Il nostro continente dovrebbe avere più coraggio per arrivare presto a un accordo di libero scambio con Islamabad. L’agricoltura è il capitolo economico sul quale ci siamo più soffermati e abbiamo pensato con la Fao a un ‘piano Marshall verde’ che si possa basare sul piano nazionale afghano, appena varato, e che goda di incentivi per riattivare le colture importanti e redditizie scomparse a favore dell’oppio. La produzione vinicola e agricola sono la chiave del successo per i due Paesi”.

RIFUGIATI – Sul tema dei rifugiati Frattini ha riferito: “L’Afpak si trova davanti a una grande sfida. Richiamare cioè quelle migliaia, se non milioni, di pachistani che hanno lasciato il Paese creando una serie di condizioni attrattive per farli rientrare. Puntando cioè sull’agricoltura e il ritorno dell’elettricità, che, alcuni sorrideranno, è tornata, per esempio, a Kabul per tutto l’inverno solo l’anno scorso. Ricostruire queste condizioni minime è la chiave per far rientrare gli emigrati. Poi c’è anche la problematica degli oltre due milioni di sfollati interni, della quale ci dovremo occupare”.

LA SOCIETÀ CIVILE - “Centrale - aggiunge il ministro - è l’educazione e noi crediamo che l’educazione capillare e precoce debba essere destinata ai bambini e alle bambine, così come alle donne che sono tra le categorie più deboli. Il sistema educativo dovrebbe essere sostenuto dalle radio e da internet affinché passi un messaggio di inclusione. Vorremmo inoltre che i programmi di inclusione sociale per le donne fossero moltiplicati. Ne abbiamo parlato anche con la Lega araba e porteremo le nostre conclusioni operative al G8 dei leader dell’Aquila. Sia Pakistan che Afghanistan chiedono più contribuiti per i settori di cui abbiamo parlato, ma quella di ieri e di oggi non era una conferenza di donatori. Noi ci ritroveremo il 24 settembre a New York, a margine dei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, per fare il punto su cosa è accaduto da oggi a settembre nei dossier trattati ieri (Iran e non proliferazione) e oggi (Afpak)”.

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