martedì 28 luglio 2009

"Bisogna resistere all’asservimento al grande governo centrale – ha detto Sarah Palin nel suo discorso di addio al Pioneer Park di Fairbanks – Siate vigili prima di accettare le elargizioni del governo”. Forse gli americani dimenticheranno Sarah ma lei gli ha ricordato le origini degli Usa.

Usa.27 Luglio 2009

Le hanno buttato addosso un altro po’ di fango nel momento più difficile, quando ha deciso di mollare la carica di governatrice dell’Alaska. Nessun onore delle armi, tanto più che Sarah Palin non l’ha mai cercato. Hanno detto che è stata una “meteora” della politica americana, che adesso dovrà mettere ordine nella sua vita privata - a cominciare da Levi Johnston, il giovane marito scavezzacollo di sua figlia Bristol, sedotta e abbandonata con un figlio.

C’era poca gente al Pioneer Park di Fairbanks, dove la Palin ha organizzato la sua cerimonia d’addio: un picnic “folcloristico” come l’ha definito il Washington Post – che non si capisce se sia un complimento oppure no (probabilmente no). Sempre un sondaggio del Post ha ricordato che la scorsa settimana “circa il 40 per cento del pubblico aveva un’impressione favorevole della Palin, mentre per il 57 per cento era sfavorevole. Solo il 37 per cento ritiene che la Palin sia in grado di comprendere le questioni politiche più complesse”.

Nessuno sa cosa farà Sarah da qui al 2012, quando i repubblicani decideranno il nome del candidato destinato a sfidare Obama. Ma se è per questo non si sa nemmeno cosà farà nei prossimi mesi. E non è detto che sia un punto di debolezza. In realtà qualche appuntamento ce l’ha già: l’8 agosto parlerà alla Ronald Reagan Presidential Library della California, per esempio; si è offerta di aiutare i candidati repubblicani nelle elezioni di questo e del prossimo anno; ha un contratto per un libro di memorie e in molti la ritengono perfetta per ritagliarsi uno spazio televisivo o radiofonico.

E' anche probabile che il 37 per cento di americani che la ritengono capace di affrontare le questioni più spinose di una presidenza non siano tutti dei perfetti idioti. Perché nel suo ultimo discorso la Palin è stata molto chiara su come si risolvono i problemi che affliggono la democrazia degli Usa. Con la libertà, primo. Con meno tasse, secondo. E certo non con un Obama onnipresente che pretende di essere nelle tasche dei contribuenti e nelle teste dei cittadini. Sarah ha esortato gli abitanti dell’Alaska a “resistere all’asservimento al grande governo centrale – si stava chiaramente riferendo al piano di ‘stimolo’ per l’economia – Siate vigili prima di accettare le elargizioni del governo”.

La Palin ha ridato vigore alla campagna elettorale di McCain ma con le sue intemperanze è stata una delle palle al piede di McCain. E’ amata e odiata dai repubblicani. Potrebbe rivelarsi una meteora o diventare la prima donna presidente degli Usa. Ma con il suo “discorso del picnic” ha ricordato che anche l’origine della rivoluzione americana è paradossale.

Quando i Padri Fondatori scrissero la Costituzione misero dei limiti precisi all’interventismo del governo nella vita privata degli individui. Per semplificare, si può dire che misero prima gli individui e poi il governo: “All government was limited government; all public authority must keep within the bounds of the constitution and of declared rights”, ha scritto Robert Palmer nell’ormai classico The Age of Democratic Revolution.

Nessuna “Ragion di Stato”, quindi, sarà mai in grado di incantare lo spirito del popolo americano, tantomeno un governo che pretende di decidere in che modo ti devi curare o che tipo di acqua devi bere. Siamo negli Stati Uniti d’America non nel socialismo reale. E Sarah Palin, la "provinciale" e folcloristica Palin, questo lo sa. Non gli serve la trigonometria per spiegarlo.

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