Ambra non sia invidiosa ... ecco qualcosa per lei (per la saggezza, non per l'età, certo!) Al nonn di Valentina Medici Al gh' arà tri ann, col putenn d' or, gambi svelti e allegri c'me 'n valzer e j occ chi ridon ch' lè 'na blessa. Al corra col can in t' al cortil e 'l sbraija par la contentessa. Al la guèrda 'l nonn sedù in simma 'na banche'na, man posé 'n s'al baston e curva la schen'na. S' diriss ch' n't 'la ment ed col picenn gh' è soltant i sò billen. Ma quand al nonn al s' leva traballant par fer du pass avant e indrè al corra, 'l gh'da la man e 'l gh' dis - Tranquill nonn, son chì con Tè – Traduzione Il Nonno avrà tre anni quel bambino d'oro gambe svelte e allegre come un valzer e gli occhi ridono ch'è 'na bellezza. Corre col cane nel cortile e urla per la contentezza. Lo guarda il nonno seduto s'una panchina le mani sul bastone, la schiena china. Si direbbe che nella mente del piccino ci siano solo i suoi giocattoli. Ma quando il nonno si alza traballante per far due passi avanti e indrè lui corre, gli da la mano e dice - tranquillo nonno, sono quì con te - Post modificato da: Franco Maloberti, alle: 29/03/2008 00:44 | |
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sabato 29 marzo 2008
venerdì 28 marzo 2008
mercoledì 26 marzo 2008
RICORDI DI GIOVENTU' E DI VECCHIA SCUOLA
Sant’Ambrogio
Giuseppe Giusti
Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que’ pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti–tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant’Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.
M’era compagno il figlio giovinetto
d’un di que’ capi un po’ pericolosi,
di quel tal Sandro, autor d’un romanzetto
ove si tratta di promessi sposi…
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l’ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt’altre faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.
Entro, e ti trovo un pieno di soldati,
di que’ soldati settentrionali,
come sarebbe Boemi e Croati,
messi qui nella vigna a far da pali:
difatto, se ne stavano impalati,
come sogliono in faccia a’ Generali,
co’ baffi di capecchio e con que’ musi,
davanti a Dio diritti come fusi.
Mi tenni indietro; ché piovuto in mezzo
di quella maramaglia, io non lo nego
d’aver provato un senso di ribrezzo,
che lei non prova in grazia dell’impiego.
Sentiva un’afa, un alito di lezzo:
scusi, Eccellenza, mi parean di sego
in quella bella casa del Signore
fin le candele dell’altar maggiore.
Ma in quella che s’appresta il sacerdote
a consacrar la mistica vivanda,
di sùbita dolcezza mi percuote
su, di verso l’altare, un suon di banda.
Dalle trombe di guerra uscìan le note
come di voce che si raccomanda,
d’una gente che gema in duri stenti
e de’ perduti beni si rammenti.
Era un coro del Verdi; il coro a Dio
là de’ Lombardi miseri assetati;
quello: O Signore, dal tetto natio,
che tanti petti ha scossi e inebriati.
Qui cominciai a non esser più io
e, come se que’ cosi doventati
fossero gente della nostra gente,
entrai nel branco involontariamente.
Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,
poi nostro, e poi suonato come va;
e coll’arte di mezzo, e col cervello
dato all’arte, l’ubbie si buttan là.
Ma cessato che fu, dentro, bel bello
io ritornava a star come la sa:
quand’eccoti, per farmi un altro tiro,
da quelle bocche che parean di ghiro
un cantico tedesco lento lento
per l’âer sacro a Dio mosse le penne.
Era preghiera, e mi parea lamento,
d’un suono grave flebile solenne,
tal che sempre nell’anima lo sento:
e mi stupisco che in quelle cotenne,
in que’ fantocci esotici di legno,
potesse l’armonia fino a quel segno.
Sentìa nell’inno la dolcezza amara
de’ canti uditi da fanciullo; il core
che da voce domestica gl’impara,
ce li ripete i giorni del dolore:
un pensier mesto della madre cara,
un desiderio di pace e di amore,
uno sgomento di lontano esilio,
che mi faceva andare in visibilio.
E quando tacque, mi lasciò pensoso
di pensieri più forti e più soavi.
«Costor», dicea tra me, «Re pauroso
degl’italici moti e degli slavi,
strappa a’ lor tetti, e qua senza riposo
schiavi gli spinge per tenerci schiavi;
gli spinge di Croazia e di Boemme,
come mandre a svernar nelle maremme.
A dura vita, a dura disciplina,
muti, derisi, solitari stanno,
strumenti ciechi d’occhiuta rapina,
che lor non tocca e che forse non sanno:
e quest’odio, che mai non avvicina
il popolo lombardo all’alemanno,
giova a chi regna dividendo, e teme
popoli avversi affratellati insieme.
Povera gente! lontana da’ suoi,
in un paese qui che le vuol male,
chi sa che in fondo all’anima po’ poi
non mandi a quel paese il principale!
Gioco che l’hanno in tasca come noi».
Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,
colla su’ brava mazza di nocciolo,
duro e piantato lì come un piolo.
Sconvolgente
Ti serve un rene ?
18 settembre 2007
Shivdhar Dubey, mostra nella foto l’addome di Sua figlia di 4 anni Sonia, il cui rene sinistro è stato arbitrariamente rimosso e probabilmente venduto da un dottore con un intervento che incredibilmente si è svolto l’anno scorso all’interno di un ospedale governativo ad Amritsar.
Il signor Dubey sta inutilmente domandando giustizia per quanto accaduto alla Sua bambina.
Fonte
Qualcuno afferma che siano “leggende metropolitane”….
Qualcuno dice: “Impossibile”…
Chissà questa bambina di 4 anni cosa direbbe, sentendo, che “Lei è una leggenda metropolitana”…
Gli stati ricchi acquistano da quelli poveri, tutto, ma proprio tutto, e non pensiamo avvenga solo in India… Organi freschi, signore e signori, se poi sono di bambini, ancora meglio…
Leggiamo il perchè…
http://www.troviamoibambini.it/index.php/vendesi-rene-bambini-scomparsi-leggende-metropolitane/
18 settembre 2007
Shivdhar Dubey, mostra nella foto l’addome di Sua figlia di 4 anni Sonia, il cui rene sinistro è stato arbitrariamente rimosso e probabilmente venduto da un dottore con un intervento che incredibilmente si è svolto l’anno scorso all’interno di un ospedale governativo ad Amritsar.
Il signor Dubey sta inutilmente domandando giustizia per quanto accaduto alla Sua bambina.
Fonte
Qualcuno afferma che siano “leggende metropolitane”….
Qualcuno dice: “Impossibile”…
Chissà questa bambina di 4 anni cosa direbbe, sentendo, che “Lei è una leggenda metropolitana”…
Gli stati ricchi acquistano da quelli poveri, tutto, ma proprio tutto, e non pensiamo avvenga solo in India… Organi freschi, signore e signori, se poi sono di bambini, ancora meglio…
Leggiamo il perchè…
http://www.troviamoibambini.it/index.php/vendesi-rene-bambini-scomparsi-leggende-metropolitane/
domenica 23 marzo 2008
Lettera di Magdi Cristiano Allam al Direttore de Il Corriere della Sera Paolo Mieli
Caro Direttore,
ciò che ti sto per riferire concerne una mia scelta di fede religiosa e di vita personale che non vuole in alcun modo coinvolgere il Corriere della Sera di cui mi onoro di far parte dal 2003 con la qualifica di vice-direttore ad personam.
Ti scrivo pertanto da protagonista della vicenda come privato cittadino.
Ieri sera mi sono convertito alla religione cristiana cattolica, rinunciando alla mia precedente fede islamica. Ha così finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano e maturo di una lunga gestazione vissuta nella sofferenza e nella gioia, tra la profonda e intima riflessione e la consapevole e manifesta esternazione.
Sono particolarmente grato a Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi ha impartito i sacramenti dell'iniziazione cristiana, Battesimo, Cresima ed Eucarestia, nella Basilica di San Pietro nel corso della solenne celebrazione della Veglia Pasquale. E ho assunto il nome cristiano più semplice ed esplicito: «Cristiano».
Da ieri dunque mi chiamo «Magdi Cristiano Allam».Per me è il giorno più bello della vita. Acquisire il dono della fede cristiana nella ricorrenza della Risurrezione di Cristo per mano del Santo Padre è, per un credente, un privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile.
A quasi 56 anni, nel mio piccolo, è un fatto storico, eccezionale e indimenticabile, che segna una svolta radicale e definitiva rispetto al passato. Il miracolo della Risurrezione di Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una predicazione dove l'odio e l'intolleranza nei confronti del «diverso», condannato acriticamente quale «nemico», primeggiano sull'amore e il rispetto del «prossimo» che è sempre e comunque «persona»; così come la mia mente si è affrancata dall'oscurantismo di un'ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione, la morte violenta che induce all'omicidio e al suicidio, la cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire all'autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà.
Nella mia prima Pasqua da cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e unico Dio, che è il Dio della Fede e Ragione.
Il punto d'approdo La mia conversione al cattolicesimo è il punto d'approdo di una graduale e profonda meditazione interiore a cui non avrei potuto sottrarmi, visto che da cinque anni sono costretto a una vita blindata, con la vigilanza fissa a casa e la scorta dei carabinieri a ogni mio spostamento, a causa delle minacce e delle condanne a morte inflittemi dagli estremisti e dai terroristi islamici, sia quelli residenti in Italia sia quelli attivi all'estero.
Ho dovuto interrogarmi sull'atteggiamento di coloro che hanno pubblicamente emesso delle fatwe, dei responsi giuridici islamici, denunciandomi, io che ero musulmano, come «nemico dell'islam», «ipocrita perché è un cristiano copto che finge di essere musulmano per danneggiare l'islam», «bugiardo e diffamatore dell'islam », legittimando in tal modo la mia condanna a morte. Mi sono chiesto come fosse possibile che chi, come me, si è battuto convintamente e strenuamente per un «islam moderato », assumendosi la responsabilità di esporsi in prima persona nella denuncia dell'estremismo e del terrorismo islamico, sia finito poi per essere condannato a morte nel nome dell'islam e sulla base di una legittimazione coranica.
Ho così dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale.
Parallelamente la Provvidenza mi ha fatto incontrare delle persone cattoliche praticanti di buona volontà che, in virtù della loro testimonianza e della loro amicizia, sono diventate man mano un punto di riferimento sul piano della certezza della verità e della solidità dei valori.
A cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione con in testa don Juliàn Carròn; a religiosi semplici quali don Gabriele Mangiarotti, suor Maria Gloria Riva, don Carlo Maurizi e padre Yohannis Lahzi Gaid; alla riscoperta dei salesiani grazie a don Angelo Tengattini e don Maurizio Verlezza culminata in una rinnovata amicizia con il Rettore maggiore Don Pascual Chavez Villanueva; fino all'abbraccio di alti prelati di grande umanità quali il cardinale Tarcisio Bertone, monsignor Luigi Negri, Giancarlo Vecerrica, Gino Romanazzi e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana.
Ma indubbiamente l'incontro più straordinario e significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI, che ho ammirato e difeso da musulmano per la sua maestria nel porre il legame indissolubile tra fede e ragione come fondamento dell'autentica religione e della civiltà umana, e a cui aderisco pienamente da cristiano per ispirarmi di nuova luce nel compimento della missione che Dio mi ha riservato.
La scelta e le minacce Caro Direttore, mi hai chiesto se io non tema per la mia vita, nella consapevolezza che la conversione al cristianesimo mi procurerà certamente un'ennesima, e ben più grave, condanna a morte per apostasia.
Hai perfettamente ragione. So a cosa vado incontro ma affronterò la mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo sarò ancor di più dopo il gesto storico e coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato di impartirmi di persona i sacramenti d'iniziazione al cristianesimo.
Sua Santità ha lanciato un messaggio esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani, astenendosi dal fare proselitismo nei Paesi a maggioranza islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei Paesi cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare i convertiti di fronte alla loro condanna a morte per apostasia e la paura delle rappresaglie nei confronti dei cristiani residenti nei Paesi islamici.
Ebbene oggi Benedetto XVI, con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore nell'affermare la verità di Gesù anche con i musulmani.Basta con la violenza Dal canto mio dico che è ora di porre fine all'arbitrio e alla violenza dei musulmani che non rispettano la libertà di scelta religiosa.
In Italia ci sono migliaia di convertiti all'islam che vivono serenamente la loro nuova fede. Ma ci sono anche migliaia di musulmani convertiti al cristianesimo che sono costretti a celare la loro nuova fede per paura di essere assassinati dagli estremisti islamici che si annidano tra noi. Per uno di quei «casi» che evocano la mano discreta del Signore, il mio primo articolo scritto sul Corriere il 3 settembre 2003 si intitolava «Le nuove catacombe degli islamici convertiti». Era un'inchiesta su alcuni neo-cristiani che in Italia denunciavano la loro profonda solitudine spirituale ed umana, di fronte alla latitanza delle istituzioni dello Stato che non tutelano la loro sicurezza e al silenzio della stessa Chiesa.
Ebbene mi auguro che dal gesto storico del Papa e dalla mia testimonianza traggano il convincimento che è arrivato il momento di uscire dalle tenebre dalle catacombe e di affermare pubblicamente la loro volontà di essere pienamente se stessi.
Se non saremo in grado qui in Italia, nella culla del cattolicesimo, a casa nostra, di garantire a tutti la piena libertà religiosa, come potremmo mai essere credibili quando denunciamo la violazione di tale libertà altrove nel mondo? Prego Dio affinché questa Pasqua speciale doni la risurrezione dello spirito a tutti i fedeli in Cristo che sono stati finora soggiogati dalla paura.
venerdì 21 marzo 2008
A tutela della vita
Il diritto alla rianimazione per i prematuri
di Vito Di Lernia - 21 marzo 2008
«L'assistenza ai prematuri deve essere identica a quella prestata a qualsiasi persona, bambino o adulto che si trova in pericolo di vita, senza limiti fissati dall'età gestazionale.»
di Vito Di Lernia - 21 marzo 2008
«L'assistenza ai prematuri deve essere identica a quella prestata a qualsiasi persona, bambino o adulto che si trova in pericolo di vita, senza limiti fissati dall'età gestazionale.»
Le relazioni del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato Nazionale di Bioetica si esprimono a favore della tutela della vita e vanno nella direzione opposta a quella tracciata dal ministro Livia Turco.
E' un intervento chiaro, a difesa della vita, la raccomandazione che il Consiglio Superiore di Sanità ha emanato all'unanimità in risposta alle questioni sulla rianimazione dei prematuri poste dal ministro della Salute. Il documento ha sancito il dovere del medico di provare a rianimare sempre il neonato prematuro analogamente a quanto si farebbe per qualsiasi persona.
E' una risoluzione storica, che riconosce il principio fondamentale secondo cui nessun limite temporale e nessun vincolo può essere posto al diritto alla vita nascente del prematuro e che nega il ricorso a rigidi schematismi in funzione delle settimane di gestazione. Il medico deve decidere caso per caso e soprattutto mettere in atto sempre la rianimazione, proprio per consentire un'appropriata valutazione delle capacità vitali del neonato e verificare quindi successivamente la necessità o l'inefficacia dell'intervento.
Dalla relazione sono state eliminate le parti più discutibili del precedente parere, in particolare il vincolo alla volontà dei genitori e la valutazione della possibile disabilità futura.
Dalla parte della vita, quindi, senza però ricorrere a cure inutili e soprattutto nessuno spazio all'accanimento terapeutico. La raccomandazione del Consiglio Superiore di Sanità si inserisce lungo il percorso tracciato pochi giorni prima dal documento intitolato «I grandi prematuri: note bioetiche», approvato a maggioranza dagli esperti del Comitato Nazionale di Bioetica.
Dalla parte della vita, quindi, senza però ricorrere a cure inutili e soprattutto nessuno spazio all'accanimento terapeutico. La raccomandazione del Consiglio Superiore di Sanità si inserisce lungo il percorso tracciato pochi giorni prima dal documento intitolato «I grandi prematuri: note bioetiche», approvato a maggioranza dagli esperti del Comitato Nazionale di Bioetica.
Il principio della necessità di rianimare il prematuro trova il suo fondamento nell'art. 3 della Costituzione e si basa sue due nodi cruciali. Il primo è il momento della rianimazione: non può esistere nessun riferimento all'epoca della gestazione per stabilire quando diventi opportuno o obbligatorio l'obbligo della rianimazione, per cui l'unico riferimento è la vitalità del neonato. Il secondo è il peso della volontà dei genitori nella decisione dell'attuazione dell'intervento rianimatorio: non c'è alcun vincolo, quindi; in caso di disarmonia tra parenti e medici, saranno questi ultimi a decidere se e come intervenire senza condizionamento della scelta.
I genitori dovranno essere informati ed ascoltati e ad essi andrà fornito il massimo supporto psicologico; insieme a loro andrà cercata una soluzione condivisa, ma in caso di conflitto tra richieste dei genitori e valutazioni dei medici, a prevalere sarà la tutela della vita e della salute del neonato. Il limite all'intervento rimane l'accanimento terapeutico, ovvero quello sproporzionato ed inutile, e la terapia sperimentale, per la quale è sempre necessario il consenso dei genitori. La rinuncia alle cure insomma sarà determinata dalla consapevolezza da parte del medico dell'inutilità delle stesse o dall'azzeramento delle possibilità di sopravvivenza, e non dall'ipotesi di una futura disabilità.
E' un brutto colpo per una larga parte dei maggiorenti del Partito Democratico, che in tempi di campagna elettorale si sono ben guardati dal commentare le raccomandazioni dei due organismi, che vanno nella direzione opposta a quella indicata dal ministro della Salute Livia Turco, la quale solo poche settimane prima aveva definito una crudeltà la rianimazione di un prematuro senza il consenso dei genitori.
I documenti elaborati dal Consiglio Superiore di Sanità e dal Comitato Nazionale di Bioetica, affermando che i bambini pretermine nati vivi vanno tutti rianimati indistintamente dall'età gestazionale, a prescindere dalla volontà dei genitori, ribaltano la famosa «Carta di Firenze». Questo documento fu elaborato nel 2006 da un gruppo di medici e bioeticisti che, avvalendosi di uno studio inglese pubblicato nel 2000 su dati del 1995, suggeriva ai medici di non rianimare mai i neonati di 22 e 23 settimane e solamente nel caso di segni obiettivi di ripresa quelli di 24 settimane, agendo comunque «in armonia» con i genitori.
Sono state ribaltate anche le conclusioni del gruppo di esperti istituito dal ministro Livia Turco per redigere raccomandazioni «rivolte agli operatori sanitari coinvolti nell'assistenza alla gravidanza, al parto e al neonato estremamente pretermine», che subordinavano ancora una volta la rianimazione all'età gestazionale.
I sensibili progressi diagnostico-terapeutici della medicina perinatale hanno determinato un incremento dei nati prematuri negli ultimi anni del 20%. Nonostante l'età gestazionale sia considerata il parametro più indicativo della maturazione del feto, questa può dipendere da altri fattori, per cui il comportamento medico, nell'incertezza della situazione, richiede di individualizzare le condizioni cliniche del neonato prematuro evitando il ricorso ad un limite rigido al di sotto del quale non sia indicata la rianimazione. Risulta infatti dimostrato che la sopravvivenza e la mortalità cambiano con gli atteggiamenti iniziali del medico: oggi sappiamo che un atteggiamento «attivo» è in grado di ottenere un aumento dei nati vivi ed un numero minore di disabilità.
Vito Di Lernia
http://www.ragionpolitica.it/testo.9178.html
Vito Di Lernia
http://www.ragionpolitica.it/testo.9178.html
giovedì 20 marzo 2008
DUEPASSI DA' NOTIZIE SULL'ESPERANTO
PROGRAMMA
SEMINARIO
“2008 Anno Internazionale delle Lingue: un’ulteriore opportunità per l’Esperanto”
Napoli, 18/ 19/ 20 Aprile 2008
Sede: Gruppo Esperantista Napoletano “Harmonio kaj Progreso – E. Mingo”
Via S. Brigida, 64 – Salone UNUCI 4° Piano - 80132 NAPOLI
e-mail: esperanto.napoli@libero.it - tel. 081/5794210 – 081/5796006
VENERDI’ 18 Aprile:
Arrivo dei partecipanti e sistemazione alberghiera – segreteria aperta dalle ore 15,30
in sede per informazioni e documentazione.
ore 16,30 - 18,00 - Corsi di Esperanto: di base con (insegnante da stabilire),
progrediti: Konversacioj pri la esperanta literaturo con Nicolino Rossi
ore 18,30 - 19,30 - Incontri e conoscenze (interkona vespero)
ore 20,00 - Cena libera
SABATO 19 Aprile:
Ore 8,45 – 10,00 Corsi di Esperanto di base con (insegnante da stabilire)
progrediti: Konversacioj pri la esperanta literaturo con Nicolino Rossi
Ore 10,00: Inaugurazione del Seminario con
Dott.ssa Maria Rosaria Esposito, Presidente Gruppo Esp. Napoletano;
Ing. Ranieri Clerici, Vice-Presidente UEA e membro Comitato Esecutivo FEI;
Prof. Fortunato Danise, Presidente UNESCO-CLUB di Napoli e membro Consiglio
Direttivo FEDERAZIONE ITALIANA UNESCO-CLUBS;
Dott.ssa Cristina Franzino Cagnazzi, Presidente UTESPED di Napoli.
Ore 10,45-11,45 “2008 Anno Internazionale delle Lingue: prospettive dell’esperanto”
relatore Ing. Ranieri CLERICI.
Ore 11,45/12,30 Dibattito.
Ore 13,00 Pausa pranzo (pranzo libero)
Ore 14,45 -16,00 Corsi di Esperanto: di base e progrediti, come sopra.
Ore 16,00 -17,00 “Democrazia linguistica: un problema politico”
relatore Dott. Aldo GRASSINI, Vice-presidente della FEI;
Ore 17,00 -18,00 “Le lingue in Africa: situazioni particolari”
relatore Prof. Nino VESSELLA, docente di inglese ed esperto di lingue africane;
Ore 18,00-18,45 Dibattito.
Ore 21,00 Serata di intrattenimento in Sede con il Folklore e la musica napoletani.
DOMENICA 20 Aprile:
Ore 8,45-10,00 Corsi di Esperanto: di base, con ( insegnante da stabilire);
per progrediti: Konversacioj pri la esperanta literaturo con Nicolino Rossi.
Ore 10,00/11,00 “Il ruolo dello scrittore e/o Editore nella diffusione e protezione della madrelingua” -
relatore Prof. Amerigo IANNACONE, scrittore;
Ore 11,00-12,00 “La nuova primavera dell’ Esperanto” – relatore Ing. Guido BOTTERI, esperto informatico,
poliglotta.
Ore 12,00-12,45 Dibattito - Relazioni di chiusura del Seminario.
Ore 13,00 Pausa pranzo (pranzo libero)
Ore 15,00 Pomeriggio turistico.
N.B.: a) Eventuali modifiche al programma, se necessarie per cause di forza maggiore,
saranno comunicate tempestivamente agli iscritti.
b) Il Seminario si svolgerà in italiano, se presenzieranno esperantisti stranieri si
provvederà a traduzioni consecutive.
Affrettatevi ad iscrivervi al Seminario, ci aiuterete ad organizzarlo meglio!
Vogliate diffondere ampiamente questo programma,
in rete e presso i Vostri Gruppi esperantisti!
Grazie!
mercoledì 19 marzo 2008
Un altro "Serpico"?
18/3/2008 (7:24) - IL CASO
Arrestò Riina, in cella per i mobili
"Arciere" fece parte del nucleo che arrestò Riina nel '92
+ Tradito dall'intermediario: "Eravamo in due"
MULTIMEDIA
AUDIOManette all'uomo che catturò Riina
"Arciere" accusato di aver mentito sul furto di Stupinigi: «Voleva una medaglia»
MASSIMO NUMA
TORINORiccardo Ravera, 46 anni, era «Arciere», maresciallo capo dei carabinieri che fece parte del nucleo guidato dal capitano «Ultimo». Arrestò - nel ‘93 a Palermo - Toto Riina. Da ieri mattina è agli arresti domiciliari, in un paese della cintura torinese. Con lui è finito in cella il sovrintendente capo della Polizia stradale di Saluzzo, Giuseppe Cavuoti, 45 anni. Ravera è accusato di concorso in estorsione e di avere redatto false relazioni di servizio. Cavuoti ha lo stesso capo di imputazione, più l’associazione per delinquere, assieme a un gruppo di nomadi sinti, residenti da decenni a Villafranca (Torino).
Arrestò Riina, in cella per i mobili
"Arciere" fece parte del nucleo che arrestò Riina nel '92
+ Tradito dall'intermediario: "Eravamo in due"
MULTIMEDIA
AUDIOManette all'uomo che catturò Riina
"Arciere" accusato di aver mentito sul furto di Stupinigi: «Voleva una medaglia»
MASSIMO NUMA
TORINORiccardo Ravera, 46 anni, era «Arciere», maresciallo capo dei carabinieri che fece parte del nucleo guidato dal capitano «Ultimo». Arrestò - nel ‘93 a Palermo - Toto Riina. Da ieri mattina è agli arresti domiciliari, in un paese della cintura torinese. Con lui è finito in cella il sovrintendente capo della Polizia stradale di Saluzzo, Giuseppe Cavuoti, 45 anni. Ravera è accusato di concorso in estorsione e di avere redatto false relazioni di servizio. Cavuoti ha lo stesso capo di imputazione, più l’associazione per delinquere, assieme a un gruppo di nomadi sinti, residenti da decenni a Villafranca (Torino).
La storia è quella del furto da 20 milioni - i preziosi mobili che erano custoditi nella palazzina di caccia dei Savoia, a Stupinigi - avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 2004 e riconsegnati, in circostanze misteriose, il 25 novembre 2005, in un prato di Villastellone. Intatti e ricoperti di brina. C’erano quelli rubati, l’allarme aveva segnalato la presenza dei ladri per 700 volte, il custode, spazientitò, alla fine lo disattivò. E c’erano otto pezzi in più, valore 100 mila euro. Un cadeau dei ladri.
Attraverso un intermediario, cioè la fonte segreta di Cavuoti e Ravera, avevano chiesto e ottenuto 240 mila euro dalla proprietà, la Fondazione Mauriziana e l’assicurazione Axa Art. Il gip Silvia Bersano Begey, nelle 73 pagine dell’ordinanza della custodia cautelare, ricostruisce l’intera vicenda, utilizzando soprattutto intercettazioni ambientali e telefoniche, disposte dai pm Enrico Arnaldi di Bayme e Andrea Padalino.
I guai di Arciere e del collega-amico poliziotto, iniziano proprio da qui. E’ Cavuoti, poco dopo il furto, a individuare l’informatore che avrebbe potuto far ritrovare il tesoro. Ma, secondo i pm, l’intermediario, Adriano Decolombi, non era altro che il capo della gang. Quei mobili, così conosciuti e unici, nel circuito legale non li avrebbe comprati nessuno. Così i nomadi avevano deciso di chiederne il riscatto. Dopo una serie di tentativi andati a vuoto con altre istituzioni, si sarebbero rivolti a «Beppe», cioè Cavuoti, che coinvolse il maresciallo Ravera, membro del nucleo Tpc, Tutela patrimonio culturale. Sempre secondo i pm, nè il poliziotto, nè i carabinieri avrebbero informato l’autorità giudiziaria che Decolombi, in realtà, era il ladro e che proprio a lui, e alla sua famiglia, sarebbe stato consegnato il riscatto.
Il moventeIl gip, nel riepilogo, si concentra sul possibile movente di questa operazione condotta sul filo del rasoio, e premiata alla fine con encomi solenni e pure la medaglia di bronzo del Quirinale, consegnata ad Arciere da Ciampi. Medaglia che ora Arciere, profondamente segnato dalla vicenda, ha deciso di restituire.
Scrive il gip: «...Nella manovra estorsiva che ha permesso ai Sinti il conseguimento di un ingiusto profitto, dietro minacce di provocare un rilevante danno... Ravera, sfruttando collegamenti criminali altrui ma ponendo in essere un contributo nel disegno complessivo con modalità connotate da maggior gravità rispetto alla condotta del Cavuoti, e ciò perché la particolarità del suo ruolo istituzionale lo ha reso un anello essenziale, garantiva sin dall’inizio ai ladri che avrebbero ottenuto la taglia...
Va però rilevato che manca quel rapporto organico con un settore della criminalità che costituisce invece il fulcro del problema cautelare nella posizione Cavuoti». Poi: «...Per Ravera ci si trova di fronte a un’unica spericolata manovra compiuta una volta saggiato il terreno dal quale poteva scaturire un’operazione che avrebbe potuto fruttare un riconoscimento rilevante in termini di immagine e di carriera». Idem, più o meno, il movente del collega della Stradale.
Insomma, nè Arciere, nè Cavuoti avrebbero preso soldi dalla gang.L’avvocato di fiducia di «Arciere», Loredana Gemelli, è pronta a dare battaglia. Il legale contesta «l’opportunità, dopo anni di indagini, di procedere oggi all’arresto. Non ci sono ragioni di un’azione così violenta, che tende a rovinare la vita stessa, umana e professionale, di Ravera. Da mesi chiediamo di essere interrogati, abbiamo svolto un’attività investigativa parallela e dimostreremo che Decolombi, per Arciere, era solo e unicamente l’intermediario. E non uno dei ladri».
Laconico il procuratore della Repubblica torinese, Marcello Maddalena: «In questa fase, delicata, in attesa degli interrogatori, non posso dire nulla. Si terranno presto, secondo le norme, entro 10 giorni».Solidarietà da Arciere anche dal suo ex comandante, il capitano «Ultimo»: «Io, come sempre, sono con Arciere che è un grande combattente e, come sempre, con Arciere continueremo a lottare per la giustizia contro l’ingiustizia».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200803articoli/31120girata.asp
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200803articoli/31120girata.asp
lunedì 17 marzo 2008
domenica 16 marzo 2008
RICEVO DA UN'AMICA.
Mons. Antonio Galli, SCOPERTI IN VATICANO I SEGRETI DE LA SALETTE. L'apparizione, le polemiche, le profezie apocalittiche, pp. 176 - Euro 16,50 - ISBN 978-88-7198-525-1 |
venerdì 14 marzo 2008
Tre libri da comprare...
Andrea Angeli, funzionario dell'ONU, osservatore di guerra, maceratese, amico carissimo!
In questo periodo, inviato a Kabul.
questa la mia recensione (non ancora pubblicata!!!)
Tre morti improvvise al Parlamento Europeo, l’annuncio di un imminente attacco terroristico al cuore dell’Europa, un amante ritrovato, la speranza di poter giungere alla verità, spingono la protagonista a muoversi velocemente in un mondo senza confini, da Bruxelles e da Berlino al Cairo, da Riyad alla Mecca, non senza passare attraverso un dolce e ristoratore momento di relax sulle colline toscane.
Ariel, elegante e bellissima giornalista italiana, nella sua smisurata professionalità, vuole far luce su avvenimenti incomprensibili, ma, soprattutto, deve ritrovare la sua anima, perduta, tanti anni prima, nel deserto iraniano Dasht-i-Lut e, per riappropriasi del suo cuore, affronta il magico deserto saudita Rub’al-khali. Solo le stelle saranno testimoni di questo sublime attimo d’amore.
Mariella Alberini presenta per la terza e, forse, ultima volta la sua eroina in un thriller che non concede pause. La scrittura è veloce, sicura, ricca di particolari storici e contemporanei allo stesso tempo. Il racconto affascina e seduce.
L’inevitabile confronto con l’attualità è, a dir poco, inquietante. I personaggi, tutti, sono reali, descritti con dovizia di particolari, ma senza essere pedanti.
L’immensa cultura della narratrice, evidente e tangibile, rende questo libro estremamente interessante.
BUONA LETTURA!!!
Fino a quando abuseranno della nostra pazienza?
Un’inchiesta sulla pedofilia è rimasta ferma per quasi un anno a Milano perchè mancavano i computer. La notizia, confermata da fonti sindacali, emerge da una lettera in cui si chiedono uomini e materiale per la Polizia Postale. L’indagine è stata sbloccata solo quando la Procura di Milano ha affittato alcuni pc per gli investigatori telematici. (Fonte Agr)
Proprio così, lo Stato ha preferito TENERE ferma un indagine un anno…E intanto in un anno quanti altri bambini sono stati violentati ?
Proprio così, lo Stato ha preferito TENERE ferma un indagine un anno…E intanto in un anno quanti altri bambini sono stati violentati ?
Solo togliendo 10,00 euro ad ogni politico:
Circa 600 Deputati per 10,00 euro cad = 6000Circa
300 Senatoti per 10,00 euro cad = 3000
Totale 9000 euro
E mancano i Ministri e gli Eurodeputati.
Sono 430 mila e ci costano 3 miliardi l’anno.
Totale 9000 euro
E mancano i Ministri e gli Eurodeputati.
Sono 430 mila e ci costano 3 miliardi l’anno.
Politici puri con oltre 15 mila euro lordi di indennità e 4.190 Euro di rimborso spese per la cura del collegio elettorale si aggirano per lo Stivale avvalendosi di “pass” speciali in autostrada sui treni, via mare e per i cieli ricevendo rimborsi annui non solo sulle spese di trasporto e soggiorno ma anche sulle spese telefoniche (stimati circa a 3.100 Euro). Tra il rimborso dei taxi (fino a 4.000 Euro), viaggi extrafrontalieri (3.100 Euro) e “laute” pensioni vitalizie, l’emorragia di denaro pubblico del 2005 per i soli Deputati è costata alla collettività 40.000.000 di euro.
Adesso (come sempre) vi vediamo in TV (più delle veline) belli e sorridenti, per convincerci che questa volta, le cose che promettete le farete davvero…
Come siamo stanchi di mantenervi sulla pelle dei nostri bambini…
Fateci un favore “illustrissimi” fatevi un giro presso gli uffici della polizia postale e guardatevi solo un video di queste mostruosità, poi pensate che grazie alla vostra inefficienza, in un anno molti bambini (mentre voi ve la ridevate, fra un aumento di stipendio e l’altro) venivano stuprati sino all’agonia, sino alla morte…
Adesso (come sempre) vi vediamo in TV (più delle veline) belli e sorridenti, per convincerci che questa volta, le cose che promettete le farete davvero…
Come siamo stanchi di mantenervi sulla pelle dei nostri bambini…
Fateci un favore “illustrissimi” fatevi un giro presso gli uffici della polizia postale e guardatevi solo un video di queste mostruosità, poi pensate che grazie alla vostra inefficienza, in un anno molti bambini (mentre voi ve la ridevate, fra un aumento di stipendio e l’altro) venivano stuprati sino all’agonia, sino alla morte…
A voi dei NOSTRI bambini:
NON VE NE PUO’ FREGARE DI MENO !
mercoledì 12 marzo 2008
lunedì 10 marzo 2008
DI MARCO GIULIO DE TURRIS(da altro blog)
lunedì 10 marzo 2008
L'UOMO E' PESANTEMENTE DISCRIMINATO
Si parla di discriminazione femminile, ma la realtà è che l'uomo, in Italia ed in Europa, ad essere pesantemente discriminato sul piano giuridico. Ciò è una violazione palese del principio dell'uguaglianza giuridica ed una forma costrittiva con cui s'intende realizzare l'ideologia giacobina, negatrice dell'esistenza di differenze innate fra uomo e donna, che sono diversi e complementari, così come sono differenti ma complementari il padre e la madre nelle loro funzioni genitoriali e di crescita della prole.
· Azioni affermative L'introduzione della discriminazione sessuale chiamata "azione affermativa" va a precludere al giovane di sesso maschile alcune possibilita' di formazione professionale e di accesso al lavoro.
· Diritto alla paternità Una donna ha biologicamente la possibilità di avere un bambino anche senza doversi legare stabilmente ad un uomo. Il divieto all'adozione per i single vieta invece all'uomo una pari facoltà.Inoltre il padre non ha possibilità di salvare il proprio bambino qualora la madre decida di abortire.
· Affidamento figli Nel 95% dei casi i tribunali dello Stato in caso di separazione affidano i figli alla madre riducendo la paternita' alla sola voce economica "mantenimento"
· Diritto al rifiuto della paternità Una donna dopo il concepimento conserva il diritto di rifiutare la maternità, tramite l'aborto oppure non riconoscendo il figlio alla nascita. Un uomo non può impedire al figlio non desiderato di nascere, ma non può decidere nemmeno liberamente di rifiutare il riconoscimento, che gli puo' essere imposto.
· Trattamento pensionistico Un uomo è costretto a pagare i contributi per 5 anni in più per godere di 12 anni di pensione in meno rispetto ad una donna.
· Situazioni di emergenza Lo stato si attiene scrupolosamente al principio "Prima le donne" in ogni situazione di emergenza, come dimostrano il trattamento preferenziale riservato alle donne nell'accoglienza dei profughi, incurante del fatto che in tutte le situazioni di guerra o di crisi sono gli uomini a rischiare di piu'.
· Allocazione fondi I fondi allocati dallo stato per programmi aventi connotazioni di "genere" sono sempre destinati alle donne. A tutti i livelli, nazionale e locale, vengono predisposti programmi di supporto che escludono gli uomini. Nessun programma che si connoti come maschile viene mai presentato o finanziato.
· Permessi carcerari Molte donne possono evitare il carcere perché hanno da assistere bambini piccoli. La possibilita' per i detenuti maschi di ottenere gli arresti domiciliari per stare vicini ai loro bambini viene, salvo rarissime eccezioni, negata.
· Pene detentive I giudici tendono a condannare le donne, a parità di reato, a pene detentive minori di quelle degli uomini
· Violenza carnale La legge italiana sulla violenza carnale spezza l’equilibrio che deve essere fra accusa e difesa (indispensabile, per cercare d’evitare da una parte che un colpevole sia assolto, dall’altra che un innocente sia condannato) e rende quest’ultima fortemente svantaggiata rispetto alla prima, con la norma assurda per cui è sostanzialmente possibile far condannare un uomo per stupro in base alla semplice denuncia d’una donna, senza prove. Infatti, con violazione d’un fondamentale principio giuridico, secondo la legge italiana è l’accusato a dover dimostrare la sua innocenza, ciò che non accade per nessuna altra imputazione.
· Quote elettorali Il meccanismo delle quote elettorali e' stato bocciato dalla Corte Costituzionale come illecita forma di discriminazione sessuale, ma la sentenza è stata aggirata con una modifica d’un articolo secondario della costituzione. Alcuni uomini non trovano il posto in lista, anche se meritevoli, semplicemente in virtù del proprio sesso. Il principio d’uguaglianza della costituzione italiana è inequivocabile: non afferma che si debba essere uguali, bensì che si deve ricevere un trattamento uguale dalla legge nell’affermare le proprie capacità e meriti. La norma delle quote elettorali è quindi palesemente discriminatoria poiché fa sì che la legge non sia uguale per tutti. Inoltre crea un precedente gravissimo che può essere esteso alle categorie ed agli ambiti più differenti, finendo col produrre una società corporativa.Specificita' biologiche Mentre le specificita' biologiche della donna, come la maternità, sono riconosciute e tutelate con apposite normative volte a creare un sistema a misura di donna, nessuna tutela è presente per le specificità biologiche dell'uomo, come la minore aspettativa di vita (pensioni od esenzioni dovrebbero scattare per l'uomo adeguatamente prima).
domenica 9 marzo 2008
Ancora sulle donne
8 marzo. Una melodia come omaggio
Siamo fatte così, apprezziamo le sorprese, anche quelle di un vecchio artista di strada.
Questa mattina nel cortile del palazzo dove lavoro, un uomo suonava con la tromba vecchie melodie.Ci ha strappato un sorriso con la sua insolita iniziativa.Noi donne siamo fatte così, apprezziamo le sorprese, anche quelle di un vecchio artista di strada.Quando l’ho raggiunto per ringraziarlo e versare un obolo mi ha raccontato che nel cortile accanto, un uomo era uscito e lo aveva cacciato - sciò, sciò - “non ride più nessuno, hanno tutti il muso, ma domani è la festa delle donne e io faccio solo un omaggio”,mi ha detto.Bravo, quest'anno niente mimose, niente auguri di circostanza, ma una bella melodia che porta con sè ricordi di un tempo passato, dove le donne erano "signorinella pallida". Sono stufa della parità che somiglia alla solitudine, ad una delega in bianco, mi piacerebbe una parità che riconosca e rispetti le differenze, una parità che riconosca il merito e lo gratifichi come se fosse "maschile", una parità che non sia "una quota" come per le foche nelle riserve, ma il riconoscimento di un ruolo. Le donne sono preziose, sia che lavorino fuori casa, sia che lavorino tra le mura domestiche, e la parità sarà "vera" solo quando questa sarà una scelta libera e non dettata dalle necessità. Quando i tempi del lavoro non chiederanno alle donne di rinunciare alla famiglia per non essere da meno dei colleghi uomini.Quando il corpo delle donne non sarà né in vendita, né nascosto da drappi imposti.Altro che manifestazioni per ribadire il diritto ad abortire, la libertà che vogliamo è quella di essere noi stesse, di non dover sempre dimostrare di essere come i maschi, perché siamo donne, diverse da loro grazie a Dio e qui sta la nostra forza e la nostra fragilità,.Siamo stufe di chi regala mimose per mettersi la coscienza in pace, ma poi in certe circostanze, quando servirebbe il suo sostegno, dice: "fai come vuoi" e in quelle parole c'è tutta la solitudine e la delega che non assomiglia neppure lontanamente alla libertà.Vorremmo che il mondo del lavoro si strutturasse in modo da essere più umano anche con chi vuole essere libera di non rinunciare a fare figli per poi ritrovarsi con una carriera e un figlio che non arriva, perché il ciclo biologico non conosce lifting e quando il tempo scade tutto diventa difficile e doloroso.Buon otto marzo.
Non l’ho scritta io, ma la condivido totalmente.
Siamo fatte così, apprezziamo le sorprese, anche quelle di un vecchio artista di strada.
Questa mattina nel cortile del palazzo dove lavoro, un uomo suonava con la tromba vecchie melodie.Ci ha strappato un sorriso con la sua insolita iniziativa.Noi donne siamo fatte così, apprezziamo le sorprese, anche quelle di un vecchio artista di strada.Quando l’ho raggiunto per ringraziarlo e versare un obolo mi ha raccontato che nel cortile accanto, un uomo era uscito e lo aveva cacciato - sciò, sciò - “non ride più nessuno, hanno tutti il muso, ma domani è la festa delle donne e io faccio solo un omaggio”,mi ha detto.Bravo, quest'anno niente mimose, niente auguri di circostanza, ma una bella melodia che porta con sè ricordi di un tempo passato, dove le donne erano "signorinella pallida". Sono stufa della parità che somiglia alla solitudine, ad una delega in bianco, mi piacerebbe una parità che riconosca e rispetti le differenze, una parità che riconosca il merito e lo gratifichi come se fosse "maschile", una parità che non sia "una quota" come per le foche nelle riserve, ma il riconoscimento di un ruolo. Le donne sono preziose, sia che lavorino fuori casa, sia che lavorino tra le mura domestiche, e la parità sarà "vera" solo quando questa sarà una scelta libera e non dettata dalle necessità. Quando i tempi del lavoro non chiederanno alle donne di rinunciare alla famiglia per non essere da meno dei colleghi uomini.Quando il corpo delle donne non sarà né in vendita, né nascosto da drappi imposti.Altro che manifestazioni per ribadire il diritto ad abortire, la libertà che vogliamo è quella di essere noi stesse, di non dover sempre dimostrare di essere come i maschi, perché siamo donne, diverse da loro grazie a Dio e qui sta la nostra forza e la nostra fragilità,.Siamo stufe di chi regala mimose per mettersi la coscienza in pace, ma poi in certe circostanze, quando servirebbe il suo sostegno, dice: "fai come vuoi" e in quelle parole c'è tutta la solitudine e la delega che non assomiglia neppure lontanamente alla libertà.Vorremmo che il mondo del lavoro si strutturasse in modo da essere più umano anche con chi vuole essere libera di non rinunciare a fare figli per poi ritrovarsi con una carriera e un figlio che non arriva, perché il ciclo biologico non conosce lifting e quando il tempo scade tutto diventa difficile e doloroso.Buon otto marzo.
Non l’ho scritta io, ma la condivido totalmente.
L'uomo è un vegetale !
Straordinaria notizia, questa, che ci viene direttamente dal centro di ricerca di Nevertown, diretto dall'illustre scienziato Wal King, premio Si-bel per la ricerca fantascientifica, e per le frittelle di fiori di zucca, che come le mangia lui, nessuno lo può far meglio o più in fretta.
Ci siamo dunque recati al laboratorio dell'eminente scienziato, per un'intervista divulgativa di questa incredibile scoperta.
Nell'attesa di essere ricevuti dal genio, impegnato in chissà quali ricerche...
- Sto cercando i miei occhiali, dannazione ! - ci giunge da dietro la porta.... beh, anche quella è una ricerca, no ? .... ma dicevamo, che durante quest'attesa, ne approfittiamo per rivolgere qualche domanda a quel mattacchione dell'autore.
Dunque, passi per Nevertown, che fa tanto Peter Pan, e mi sembra in tema con l'animalismo estremo, così diffuso tra i bambini che credono alle favole e ai cartoni di Walt Disney, ma come mai quel nome, Wal King ?
Risparmio energetico ? Scappata una T finale al nome Walt ?
- No, no, semplicemente era un modo per richiamare il nick duepassi. Quando uno fa due passi, sta camminando, in inglese "he's walking", e quella T in mezzo non ci azzeccava -
Capisco, ma proseguiamo perché il presunto genio ha finalmente aperto.
- Entrate, prego, entrate -
Ci scusi se andiamo subito al sodo, ma i nostri lettori sono tutti impegnati, c'hanno da fà, e non gli possiamo far perdere troppo tempo. Ci spieghi com'è venuta fuori questa fondamentale scoperta, tappa miliare della conoscenza e della scienza.
Immaginiamo anni di studi, prove e riprove al microscopio elettronico, test sul DNA, analisi del sangue, temperatura, glicemia, colesterolo, trigliceridi, analisi dei numeri in ritardo...
- Si calmi, si calmi, niente di tutto questo. E soprattutto niente lotto -
Niente di tutto questo ?
- No -
Ma allora come può provare questa scoperta ? Dove sono i report di laboratorio, i grafici, le elaborazioni a computer...
- Semplice, banale ragionamento -
Semplice... banale...ragionamento ?
Ci sediamo incerti, temendo una ennesima bufala.
- Vede, tutti concordiamo col dire che l'uomo è un animale, no ? -
Si, lo sanno tutti.
- E perché è un animale ? -
Perché fa le stesse cose che fanno gli altri animali.
- Gli altri animali scrivono poesie ? -
No, no.... va bene, ci sono delle cose che fa l'uomo e che non fanno gli altri animali, ma l'uomo fa tutte le cose che fanno gli altri animali.
- A parte che l'uomo non ha il radar dei pipistrelli, per esempio, né la vista dell'aquila, né il fiuto del cane... possiamo dire che ha un certo numero di funzioni più o meno in comune ? -
Si.
- Dunque questa comunanza di funzioni in comune lo rende un animale ? -
Si, credo di si.
- E l'uomo non ha nulla in comune con le piante ? -
Perché cosa avrebbe in comune ?
- Vive, pensa, soffre.... e vari studi hanno dimostrato che anche le piante sono vive, pensano, soffrono, gioiscono, hanno paura... -
Ma noi facciamo molte più cose delle piante.
- Già, ma facciamo anche tante cose più degli animali, ma se siamo animali, allora siamo anche piante ! -
Ohibò, l'affermazione è bizzarra, ma non saprei ribattere al riguardo.
- Lo vede ? Siamo dei vegetali -
Ma se questo è il tipo di ragionamento, allora potremmo dire che siamo addirittura dei minerali !
Lo scienziato mi fulminò col suo sguardo acuto ed irritato
- Minerale sarà lei ! -
Uscimmo velocemente e turbati dalla stanza.
Nel cielo un airone volteggiava sereno, incurante di sapere se fosse anche lui un minerale o un vegetale.
Ci siamo dunque recati al laboratorio dell'eminente scienziato, per un'intervista divulgativa di questa incredibile scoperta.
Nell'attesa di essere ricevuti dal genio, impegnato in chissà quali ricerche...
- Sto cercando i miei occhiali, dannazione ! - ci giunge da dietro la porta.... beh, anche quella è una ricerca, no ? .... ma dicevamo, che durante quest'attesa, ne approfittiamo per rivolgere qualche domanda a quel mattacchione dell'autore.
Dunque, passi per Nevertown, che fa tanto Peter Pan, e mi sembra in tema con l'animalismo estremo, così diffuso tra i bambini che credono alle favole e ai cartoni di Walt Disney, ma come mai quel nome, Wal King ?
Risparmio energetico ? Scappata una T finale al nome Walt ?
- No, no, semplicemente era un modo per richiamare il nick duepassi. Quando uno fa due passi, sta camminando, in inglese "he's walking", e quella T in mezzo non ci azzeccava -
Capisco, ma proseguiamo perché il presunto genio ha finalmente aperto.
- Entrate, prego, entrate -
Ci scusi se andiamo subito al sodo, ma i nostri lettori sono tutti impegnati, c'hanno da fà, e non gli possiamo far perdere troppo tempo. Ci spieghi com'è venuta fuori questa fondamentale scoperta, tappa miliare della conoscenza e della scienza.
Immaginiamo anni di studi, prove e riprove al microscopio elettronico, test sul DNA, analisi del sangue, temperatura, glicemia, colesterolo, trigliceridi, analisi dei numeri in ritardo...
- Si calmi, si calmi, niente di tutto questo. E soprattutto niente lotto -
Niente di tutto questo ?
- No -
Ma allora come può provare questa scoperta ? Dove sono i report di laboratorio, i grafici, le elaborazioni a computer...
- Semplice, banale ragionamento -
Semplice... banale...ragionamento ?
Ci sediamo incerti, temendo una ennesima bufala.
- Vede, tutti concordiamo col dire che l'uomo è un animale, no ? -
Si, lo sanno tutti.
- E perché è un animale ? -
Perché fa le stesse cose che fanno gli altri animali.
- Gli altri animali scrivono poesie ? -
No, no.... va bene, ci sono delle cose che fa l'uomo e che non fanno gli altri animali, ma l'uomo fa tutte le cose che fanno gli altri animali.
- A parte che l'uomo non ha il radar dei pipistrelli, per esempio, né la vista dell'aquila, né il fiuto del cane... possiamo dire che ha un certo numero di funzioni più o meno in comune ? -
Si.
- Dunque questa comunanza di funzioni in comune lo rende un animale ? -
Si, credo di si.
- E l'uomo non ha nulla in comune con le piante ? -
Perché cosa avrebbe in comune ?
- Vive, pensa, soffre.... e vari studi hanno dimostrato che anche le piante sono vive, pensano, soffrono, gioiscono, hanno paura... -
Ma noi facciamo molte più cose delle piante.
- Già, ma facciamo anche tante cose più degli animali, ma se siamo animali, allora siamo anche piante ! -
Ohibò, l'affermazione è bizzarra, ma non saprei ribattere al riguardo.
- Lo vede ? Siamo dei vegetali -
Ma se questo è il tipo di ragionamento, allora potremmo dire che siamo addirittura dei minerali !
Lo scienziato mi fulminò col suo sguardo acuto ed irritato
- Minerale sarà lei ! -
Uscimmo velocemente e turbati dalla stanza.
Nel cielo un airone volteggiava sereno, incurante di sapere se fosse anche lui un minerale o un vegetale.
sabato 8 marzo 2008
La favola dell'8 marzo
La festa dell'8 marzo, che in Italia si tramanda di anno in anno con l'immutabilità delle leggende, narra della lotta di classe, dello sfruttamento capitalista, del diritto al lavoro e, immancabilmente, dell'iniquità della società americana. Si tratta però di una mitologia indotta, un misto di fatti veri e meno veri ricostruiti con fantasia dal movimento sindacale, in piena Guerra Fredda, per dare corpo all'ideologia marxista e incanalare le donne il più possibile verso rivendicazioni di stampo comunista. La storia vera infatti è molto più articolata della sola iniziativa che si vuole lanciata da Clara Zetkin a Copenhagen nel 1910. L'incendio della Triangle Shirtwaist Factory di New York fu tragedia vera e immane, ma non fu riconducibile né a scioperi né a serrate, fece vittime anche fra gli uomini e oltretutto avvenne nel 1911, un anno dopo il supposto "proclama". Nella minuziosa ricostruzione storica offerta dal libro "8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna" di Tilde Capomazza e Marisa Ombra (ed. Utopia, Roma, 1991), si scopre che la data dell'8 marzo fu stabilita a Mosca nel 1921, durante la "Seconda conferenza delle donne comuniste". Svoltasi all'interno della III Internazionale comunista, la conferenza decise di stabilire quella data come "Giornata internazionale dell'operaia" in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo. La "Festa della donna" fu istituita quindi nel quadro ideologico e politico che vedeva i paesi comunisti di tutto il mondo uniti per la rivoluzione del proletariato, sotto la guida dell'Unione Sovietica. Perché allora questo fatto non viene tramandato ogni 8 marzo? Per capirlo bisogna andare alle radici del femminismo, che non nasce dalle lotte del proletariato ma dalle donne del ceto medio, che già dalla metà dell'800 avevano cominciato a mobilitarsi per il diritto di voto. Quando poi, al volgere del XX secolo, venne fondato il Partito Socialista internazionale, le sue donne si divisero fra quelle disposte ad allearsi con le femministe "borghesi", e quelle che invece ritenevano che, come scrisse nel 1910 «L'Avanti!», "il proletariato femminile non può schierarsi col femminismo delle donne borghesi [...] per ottenere quelle riforme civili e giuridiche che le tolgano alla tutela e alla dipendenza dall'uomo. Questa emancipazione di sesso non scuote e può piuttosto rafforzare i cardini della presente società economica: proprietà privata e sfruttamento di classe". In poche parole le donne di sinistra accusavano le borghesi di "non attaccare a fondo l'istituto familiare, luogo privilegiato di oppressione della donna". Questa divisione può spiegare la ricostruzione dell'8 marzo come iniziativa di protesta per il terribile incendio di New York, il cui taglio anti-americano risultava tanto più efficace quanto più ne rimaneva nascosta la radice sovietica. Questa versione fu riportata infatti per la prima volta in Italia dal settimanale «La lotta», edito dalla sezione bolognese del Partito Comunista Italiano. Era il 1952, e quell'anno l'Unione Donne Italiane, settore femminile della Cgil, distribuì alle sue iscritte una valanga di librettini minuscoli, 4 cm x 6, da attaccare agli abiti insieme a una mimosa. Nel libretto c'era un resoconto dell'incendio di New York. Due anni dopo, il settimanale della Cgil, «Il lavoro», perfezionò il racconto con un fotomontaggio che ritrae un signore arcigno in bombetta dal nome inventato che si fa largo fra masse di donne tenute indietro dalla polizia. Così la data dell'8 marzo si è diffusa a tappe alterne, soprattutto in Europa. In alcuni paesi è salita alla ribalta solo da pochi anni. Negli Stati Uniti, dove le manifestazioni delle donne hanno sempre incluso le più svariate associazioni femminili, le donne socialiste tenevano già una "Festa della donna" nel 1908, che però non è mai diventato un appuntamento diffuso. È da pochissimo che si tenta di far acquistare visibilità in USA all'"International Women's Day". Nonostante infatti la crescente pubblicistica degli studi femminili, presenti in tutti gli atenei, il livello di attenzione del pubblico per l'8 marzo continua ad essere quasi del tutto inesistente.
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