venerdì 21 marzo 2008

A tutela della vita

Il diritto alla rianimazione per i prematuri
di Vito Di Lernia - 21 marzo 2008
«L'assistenza ai prematuri deve essere identica a quella prestata a qualsiasi persona, bambino o adulto che si trova in pericolo di vita, senza limiti fissati dall'età gestazionale.»
Le relazioni del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato Nazionale di Bioetica si esprimono a favore della tutela della vita e vanno nella direzione opposta a quella tracciata dal ministro Livia Turco.
E' un intervento chiaro, a difesa della vita, la raccomandazione che il Consiglio Superiore di Sanità ha emanato all'unanimità in risposta alle questioni sulla rianimazione dei prematuri poste dal ministro della Salute. Il documento ha sancito il dovere del medico di provare a rianimare sempre il neonato prematuro analogamente a quanto si farebbe per qualsiasi persona.
E' una risoluzione storica, che riconosce il principio fondamentale secondo cui nessun limite temporale e nessun vincolo può essere posto al diritto alla vita nascente del prematuro e che nega il ricorso a rigidi schematismi in funzione delle settimane di gestazione. Il medico deve decidere caso per caso e soprattutto mettere in atto sempre la rianimazione, proprio per consentire un'appropriata valutazione delle capacità vitali del neonato e verificare quindi successivamente la necessità o l'inefficacia dell'intervento.
Dalla relazione sono state eliminate le parti più discutibili del precedente parere, in particolare il vincolo alla volontà dei genitori e la valutazione della possibile disabilità futura.
Dalla parte della vita, quindi, senza però ricorrere a cure inutili e soprattutto nessuno spazio all'accanimento terapeutico. La raccomandazione del Consiglio Superiore di Sanità si inserisce lungo il percorso tracciato pochi giorni prima dal documento intitolato «I grandi prematuri: note bioetiche», approvato a maggioranza dagli esperti del Comitato Nazionale di Bioetica.
Il principio della necessità di rianimare il prematuro trova il suo fondamento nell'art. 3 della Costituzione e si basa sue due nodi cruciali. Il primo è il momento della rianimazione: non può esistere nessun riferimento all'epoca della gestazione per stabilire quando diventi opportuno o obbligatorio l'obbligo della rianimazione, per cui l'unico riferimento è la vitalità del neonato. Il secondo è il peso della volontà dei genitori nella decisione dell'attuazione dell'intervento rianimatorio: non c'è alcun vincolo, quindi; in caso di disarmonia tra parenti e medici, saranno questi ultimi a decidere se e come intervenire senza condizionamento della scelta.
I genitori dovranno essere informati ed ascoltati e ad essi andrà fornito il massimo supporto psicologico; insieme a loro andrà cercata una soluzione condivisa, ma in caso di conflitto tra richieste dei genitori e valutazioni dei medici, a prevalere sarà la tutela della vita e della salute del neonato. Il limite all'intervento rimane l'accanimento terapeutico, ovvero quello sproporzionato ed inutile, e la terapia sperimentale, per la quale è sempre necessario il consenso dei genitori. La rinuncia alle cure insomma sarà determinata dalla consapevolezza da parte del medico dell'inutilità delle stesse o dall'azzeramento delle possibilità di sopravvivenza, e non dall'ipotesi di una futura disabilità.

E' un brutto colpo per una larga parte dei maggiorenti del Partito Democratico, che in tempi di campagna elettorale si sono ben guardati dal commentare le raccomandazioni dei due organismi, che vanno nella direzione opposta a quella indicata dal ministro della Salute Livia Turco, la quale solo poche settimane prima aveva definito una crudeltà la rianimazione di un prematuro senza il consenso dei genitori.
I documenti elaborati dal Consiglio Superiore di Sanità e dal Comitato Nazionale di Bioetica, affermando che i bambini pretermine nati vivi vanno tutti rianimati indistintamente dall'età gestazionale, a prescindere dalla volontà dei genitori, ribaltano la famosa «Carta di Firenze». Questo documento fu elaborato nel 2006 da un gruppo di medici e bioeticisti che, avvalendosi di uno studio inglese pubblicato nel 2000 su dati del 1995, suggeriva ai medici di non rianimare mai i neonati di 22 e 23 settimane e solamente nel caso di segni obiettivi di ripresa quelli di 24 settimane, agendo comunque «in armonia» con i genitori.

Sono state ribaltate anche le conclusioni del gruppo di esperti istituito dal ministro Livia Turco per redigere raccomandazioni «rivolte agli operatori sanitari coinvolti nell'assistenza alla gravidanza, al parto e al neonato estremamente pretermine», che subordinavano ancora una volta la rianimazione all'età gestazionale.
I sensibili progressi diagnostico-terapeutici della medicina perinatale hanno determinato un incremento dei nati prematuri negli ultimi anni del 20%. Nonostante l'età gestazionale sia considerata il parametro più indicativo della maturazione del feto, questa può dipendere da altri fattori, per cui il comportamento medico, nell'incertezza della situazione, richiede di individualizzare le condizioni cliniche del neonato prematuro evitando il ricorso ad un limite rigido al di sotto del quale non sia indicata la rianimazione. Risulta infatti dimostrato che la sopravvivenza e la mortalità cambiano con gli atteggiamenti iniziali del medico: oggi sappiamo che un atteggiamento «attivo» è in grado di ottenere un aumento dei nati vivi ed un numero minore di disabilità.
Vito Di Lernia
http://www.ragionpolitica.it/testo.9178.html

2 commenti:

ambra ha detto...

Ci vogliamo rendere conto che con diversi nomi e modi, in effeti, stiamo tornando ai tempi del Monte Taigeto e della Rupe Tarpea ?
Con l'aborto terapeutico, quando si applica per non far nascere bambini con malformazioni, non ci ispiriamo ai pricipi più vieti del Nazzismo ?
Inutile abbellire certe pratiche con paroloni scientifici e ragionamenti psicologici e filosofici, sempre di omicidio si parla. E il prefisso "Eu" non cambia i fatti, sempre di morte procurata, quindi ancora di omicidio, si tratta.
Uno Stato che regolamenti e legalizzi la morte è sempre uno Stato assassino.

Crystal ha detto...

L'aborto è diventato sovente un metodo contraccettivo, paragonato dalla Bonino all'intervento di prostrata per l'uomo.