venerdì 25 aprile 2008

Come scrivere un nome italiano in giapponese.


Il giapponese non ha un alfabeto, come l'italiano, ma ha sviluppato due "sillabari", cioè qualcosa di equivalente al nostro alfabeto, che non tratta singoli suoni (vocali e consonanti), ma sillabe.
Questi sillabari sono chiamati "hiragana" (usato per sillabe in parole giapponesi o sino-giapponesi) e "katakana" (usato per parole di origine straniera).
Perciò le sillabe "katakana" sono quelle giuste per scrivere un nome.

Oltre ad hiragana e katakana, i giapponesi usano i kanji, cioè dei simboli presi dal cinese.
"kan" significa "Cina",
"ji" significa "simbolo"
così "kanji" significa "simboli cinesi".
In cinese sono chiamati "hanzi", dove "han" corrisponde al giapponese "kan", e "zi" corrisponde al giapponese "ji".

Ma cinese e giapponese sono lingue molto diverse.
Il cinese usa i toni, che sono 4 (il primo alto, il secondo crescente, il terzo che prima scende e poi sale, il quarto che scende) e c'è anche la sillaba priva di tono.
I toni sopperiscono in parte allo scarso numero di sillabe della lingua cinese.
Il giapponese non ha i toni.
Per questo motivo, quando i giapponesi hanno copiato le parole cinesi, hanno perso i toni, che differenziavano, appunto, molte sillabe in cinese, che, portate in giapponese, sono diventate omofoni, cioè parole che si pronunciano alla stessa maniera, ma hanno diverso significato, coem in italiano i "conti" (nobili) e i "conti" (2+2 e così via), il "seme" delle piante e il "seme" delle carte (da cui non nascono, ahimé, altre carte), e via dicendo.
A causa dei tanti omofoni, trovo più facile leggere la scrittura coi kanji (quando li conosco), rispetto a quella che fa uso di hiragana o katakana.
Penso ai kanji come a dei rebus.
In fondo è un po' come le icone, i segnali stradali, le figure usate al posto delle scritte:
spesso sono più immediate della scritta, a patto di conoscerle. Altrimenti ti complicano la comprensione.

Quando si transillerano i suoni in giapponese, bisogna tenerne a mente la struttura sillabica.
Infatti una parola giapponese non finisce mai in consonante (ecceto "n"), né contiene due consonanti vicine (con la solita eccezione della "n").
Inoltre alcuni suoni non esistono in giapponese.

Alcuni esempi:

"glass" diventa "gurasu"
g = gu
la = ra
ss = su

"Table" = "teburu"
ta = te
b = bu
le = ru

fork = fooku (intendo dire che "o"è lunga)
for = foo
k = ku

Potete notare che la transillerazione è guidata dal suono, e non dal modo in cui è scritta la parola.

knife = naifu
kni = nai
fe = fu

tobacco = tabako
to = ta
ba = ba
cco = ko

shower = shawaa (finale lunga "a")
sho = sha
wer = waa

single = shinguru
("si" diventa di solito "shi")
si = shi
n = n
g = gu
le = ru

spoon = supuun ("uu" = lunga "u")
s = su
poo = puu
n = n

record = rekoodo ("oo" = lunga "o"... d'ora in poi ometterò tali indicazioni)
re = re
cor = koo
d = do

disco = disuko
di = di
s = su
co = ko

speech = supiichi
s = su
pee = pii
ch = chi

bus = basu
bu = ba
s = su

alcol = arukooru
a = a
l = ru
co = koo
l = ru

hotel = hoteru
ho = ho
te = te
l = ru

soft drink = sofuto dorinku
so = so
f = fu
t = to
d = do
ri = ri
n = n
k = ku

Gli esempi che ho usato sono tutti reali parole giapponese (provenienti dall'inglese).

1 commento:

Crystal ha detto...

Come fai a memorizzare tutte queste cose?