martedì 27 maggio 2008

“Il libro rosso dei martiri cinesi” a cura di Gerolamo Fazzini, ed. San Paolo.


Riassumo una recensione da Tuttocina.it.
Sono eccezionali documenti, dalla metà degli anni Quaranta, sino al 1983. Memorie di persone che hanno provato sulla loro pelle la violenza di un potere accecato dall’ideologia, potere che - vinto il nemico armato - decise di sterminare i “nemici senza fucile” (così Mao dipinse intellettuali, credenti, oppositori).
Il valore storiografico è grande. Solo recentemente si ha avuto accesso alle testimonianze autobiografiche sui laogai, i campi di lavoro forzato cinesi. Ma siamo lontani dal conoscerne i dettagli, come è avvenuto per i gulag sovietici grazie a Solgenizin. Il Libro rosso dei martiri cinesi colma, in parte, un vuoto che ha precise origini politico-culturali e che spiega come mai un libro del genere veda la luce solo adesso.
Il Libro rosso dei martiri cinesi è anche un atto di denuncia del maoismo e dei suoi crimini.
Mao, responsabile di crimini pari o addirittura superiori a quelli di Stalin e di Hitler (ottanta milioni di morti nel periodo del “Grande balzo in avanti”, 1958-61).

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