venerdì 1 febbraio 2008

Ma che storie son queste...? 5

16-11-2001, 18:01
shelburn

La battaglia di Malevento (Benevento)
(275 aC.)
Sembra che Nino Taranto avesse chiesto aiuto a Pirro contro la Roma, che rischiava di vincere il campionato, anche perché la gioventù (in latino: juventus) non era più quella di una volta (dicono sempre così…).
Chi era questo Pirro, re dell’Epiro?
Un re che mise in grande affanno la Roma di quel tempo, vincendo il primo tempo, ma con molti giocatori acciaccati, tanto che anche ora si dice “Vittoria di Pirro” quando si vince, ma poi si sta peggio di chi ha perso.
Ma per capire meglio questo mister (o addirittura, mistero), torniamo qualche anno addietro.
Morto, in un modo o nell’altro, Alessandro Magno, i suoi generali, che si volevano tutti un gran bene tra di loro, si misero a giocare alla guerra uno contro l’altro, per spartirsi tanto impero.
Nomi di prim’ordine come Antigono Monoftalmo, Seleuco, Antipatro, Cassandro…gente che aveva grandi mezzi (si parla addirittura di tutti gli autobus del Vomero..) e grande potere.
Per anni la lotta tra di loro fu mastodontica, ciclopica, come se si scontrassero dei dinosauri, con battaglie in cui centinaia di migliaia di uomini degli eserciti più forti, si scontravano con ferocia e determinazione, facendo scorrere fiumi di sangue.
In pochi anni fu dilapidata una potenza immensa.
Due di questi generali, Tolomeo e Demetrio, decisero di far pace tra di loro. E il giovane Demetrio, detto Poliorcete (L’assediatore di città, per la sua abilità di conquistare qualsiasi città assediasse), pensa pensa, cosa dà in pegno di pace al buon Tolomeo?
Gli dà il nostro Pirro…come se fosse un oggettino da portare al banco dei pegni… Ecco chi era quel Pirro che fece tremare Roma!
Lo stesso che nel 280 troviamo in Italia, attirato dai bassi costi delle pensioni del Sud. Il depliant che gli aveva inviato Nino Taranto parlava di mare e sole a prezzi stracciati.. e lui si lasciò incantare, anche perché non voleva perdere le prime puntate della telenovela “incantesimo” che iniziava proprio in quei giorni.
Dopo l’Italia, si fece tentare dalle spiagge incantevoli della Sicilia, i suoi dolci gustosissimi, la pasta con le melanzane, e quella di mandorle…come resistere?
Ma presto si accorse che anche i Cartaginesi erano interessati a tutto quel ben di Dio, e, trovato “’o tuosto” (= il duro), ed anche perché invocato a gran voce dai fans di Nino Taranto, in difficoltà con i tifosi romani, molto ben “esercitati”, ritornò in Italia.
Correva l’anno 275aC (a quei tempi, chi andava piano restava indietro con l’età) ed erano consoli Manlio Curio Dentato (sponsor della pasta del capitano) e Lucio Cornelio Lentulo (Lentulo perché si muovevola lentamentule, Cornelio perché.. lasciamo perdere…).
Lentulo guerreggiava in Lucania, M. Curio, invece, aveva preso l'offensiva nel Sannio (e per questo era molto arrabbiato) e si era accampato presso Malevento. Pirro voleva piombare su Curio, prima che i due consoli si potessero congiungere, e mandò poche forze per tenere a bada Lentulo o, almeno, ritardarne l’avanzata. Perciò voleva ad ogni costo dare battaglia subito, mentre M. Curio Dentato, che era il più esperto dei generali romani, si teneva prudentemente nel suo accampamento fortificato aspettando l'arrivo del collega. Pare che, dal sicuro dell’accampamento, si affacciasse e gli facesse le smorfie e le boccacce, ma questa notizia shelburniana non trova conferma nei libri seri. Pirro, per costringerlo a battaglia, pensò di occupare di notte, di sorpresa, alcune alture che dominavano il campo romano, da dove avrebbe goduto l’aria fresca delle colline e poi avrebbe potuto tentare l'assalto. Ma la marcia notturna in un paese boscoso e poco conosciuto fu molto disordinata, e il mattino sorprese i soldati di Pirro stanchi e ed assonnati quando arrivarono in vista del campo romano. Curio Dentato, che era un furbastro, approfittò della stanchezza e del disordine dei Greci per fare una sortita che ebbe un felice inizio.. infatti i Romani apparvero all’improvviso gridando “..settete!”
Mentre i Greci ridevano per la gran gioia, i Romani si frocoliarono (= presero) alcuni elefanti. Riavutisi dalla sorpresa, gli Epiroti riordinarono le loro schiere, e, formata la falange, costrinsero i Romani a rifugiarsi nell'accampamento. Curio, incuriante del pericolo, reagì con valore, e fatte salire sul vallo le sue riserve, riuscì a resistere all’assalto dei Greci. Pirro, allora, dovette retrocedere, perché i suoi soldati erano esausti per la marcia notturna e non era prudente assaltare un accampamento fortificato e ben difeso. Non essendogli riuscita la sorpresa, e poiché l'altro console ormai era vicino , Pirro, non avendo forze sufficienti per resistere ad entrambi, si ritirò, esclamando “Ma che malora! Non è giusto, però!”.

Curio disse a Cornelio: “Ma a te dà tanto fastidio questo vento?”
“No, a me no”
Confortato dal sereno parere dell’amico, e volendo dare un segno augurale al nome della città, invece di Malevento, la chiamò Benevento.

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